Flavialarocca, la moda tra modularità, sostenibilità e stile
«Tra i personaggi emergenti della moda Made in Italy, che da La Sapienza è arrivata a top brand come Prada. È la storia di flavialarocca, fashion designer romana sulla bocca di tutti»
Una moda attenta al Made In Italy e all’ambiente. Sono queste le caratteristiche che contraddistinguono questa giovane stilista romana, creatrice del brand che porta il suo nome (e il suo cognome). Vi parliamo di flavialarocca, la fashion designer romana che dalla Capitale è partita alla conquista del mondo della Moda. Laureata in Scienze della Moda e del Costume presso La Sapienza di Roma, Flavia vive a Milano dal 2007 e nel suo curriculum ci sono importanti esperienze negli negli uffici stampa di top brand quali Blumarine, Valentino, Vivienne Westwood e Prada.
Quando è nata la tua passione per la moda?
Fin da piccola ho avuto modo in famiglia di vedere come veniva costruito un abito: cartamodello, imbastitura, prova e capo finale. Conoscere questo lato della moda, quello della costruzione e del lavoro manuale, mi ha subito mostrato la vera faccia di questo mestiere. Così a 18 anni ho scelto di studiare la moda: le dinamiche, il marketing, la comunicazione, l’aspetto sociologico, la storia del costume.
A cosa si ispira flavialarocca per i suoi modelli?
L’ispirazione, così come la ricerca, è continua e spesso inconscia, credo che per un creativo sia impossibile smettere di guardare con occhi curiosi. Prendo ispirazione quindi dalla città, dalla vita di tutti i giorni, dalle persone che incontro, dalle foto che vedo, da Instagram, Facebook, dai libri che leggo, le mostre che vedo, i film che guardo, la musica che ascolto, da quello che i miei occhi vedono e trovano in qualche modo interessante.
Tre aggettivi per descrivere lo stile flavialarocca
Preferirei utilizzare tre sostantivi: modularità – sostenibilità- stile
- Modularità perché i miei capi sono composti da moduli intercambiabili, uniti da zip nascoste. Cinque moduli creano 14 diverse combinazioni. Diversi utilizzi, diversi look.
- Sostenibilità: il concetto è già ecosostenibile di suo. Per realizzare un capo che ti dà come minimo due varianti di utilizzo vengono utilizzati materiali ed energia in quantità inferiori, rispetto al realizzarne due distinti. Tutto è poi prodotto in Italia, dal tessuto alla manifattura: per cui la filiera è ridotta al minimo, come l’impatto ambientale. Con la primavera/estate 2014, ad esempio il 70% dei capi sono realizzati con tessuti nati da Newlife ™ , processo di lavorazione interamente Made in Italy, tracciabile e certificato: utilizza un modello tecnologico d’avanguardia unico, in grado di convertire bottiglie in un filo altamente performante dal punto di vista estetico, funzionale e sostenibile. Newlife ™ permette il risparmio del 60% di energia, del 32% di CO2 e del 94% di acqua.
- Infine, lo stile. La possibilità di cambiare l’utilizzo di un capo non è una questione solo di praticità e velocità, ma sopratutto di stile.
Quanto conta la qualità delle materie prime utilizzate nella creazione dei suoi abiti?
Molto. Sopratutto ora che le mie collezioni sono sostenibili anche nella scelta dei tessuti. I miei criteri di ricerca partono appunto dalla sostenibilità intesa in senso ampio, quindi non solo la composizione dei tessuti ma anche il “Made in”. Cerco un giusto compromesso tra la sostenibilità del materiale in sé e la sostenibilità del processo. Passando da tessuti riciclati o rigenerati ad altri 100% naturali. Nelle ultime collezioni ad esempio ho utilizzato oltre al poliestere riciclato, il cardato rigenerato che utilizza scarti di tessuto rilavorati per creare un nuovo filato e il cotone 100% fibra naturale se pur non organico, ma tutto rigorosamente Made in Italy.
Come ha fatto ad esportare il Made in Italy fino ad Hong Kong?
Può sembrare un po’ strano, ma in effetti sono andata lì con la mia valigetta “door to door”. Avevo partecipato ad una fiera a Shanghai dove avevo esposto la collezione e poi mi sono spostata ad Hong Kong dove ero già stata e dove avevo già selezionato dei negozi in target che avrei voluto visitare, quindi arrivata lì mi sono presentata ed ho fissato degli appuntamenti per i giorni a seguire. Alla proprietaria di Russell Street la collezione è piaciuta ed ha deciso di acquistarla.
Rossana Palazzo