dr. gam
13 Dicembre 2016   •   Redazione

Dr.gam: l’intervista al cantautore che viaggia e canta il mondo

«Il titolo del suo ultimo album, “Another Family”, fresco di uscita e distribuito dalla Universal, è un poliedrico viaggio tra generi musicali, linguaggi ed esperienze in giro per il mondo. In quest’intervista, il suo autore, dr.gam, ci racconta come nasce questo suo ultimo lavoro, tra cuore e testa»

Partiamo dal nome. Dr.gam è il risultato dell’unione del cuore del nome e la testa del cognome di Andrea Gamurrini, eclettico cantautore marchigiano, ma anche cosmopolita, creatore di un interessantissimo album, il suo primo di inediti: “Another Family”.

Questo disco, prodotto da lui stesso e distribuito per l’etichetta discografica Universal, non è solo l’insieme di dodici tracce dalla multiforme natura ma è anche un viaggio. Un viaggio intorno al mondo seguendo quelle tracce che dr.gam stesso lascia. Ascoltando il disco sembra di essere continuamente in cammino verso una nuova meta, da una spiaggia giamaicana ad una larga strada texana fino ad entrare in un caffè europeo. Lui stesso ci ha detto che “il movimento è vita” ed è essenziale mischiarsi in esso fino a trovare in ogni dove l'”altra famiglia”.

Non solo, è un viaggio tra diversi generi, trattati ciascuno con un alto grado di abilità. “Another Family” è un disco, infatti, poliedrico che spazia nelle contaminazioni e nella gamma di ritmi, dal pop al raggae ma anche elettronica, funky, rock, jazz. Il risultato è un lavoro nuovo ed un disco mai uguale a se stesso.
Un altro itinerario poi, è quello offerto dall’uso che dr.gam fa del linguaggio, in quanto, anche per questo aspetto, le sperimentazioni sono varie così come le lingue utilizzate: italiano, inglese e “patwa”, cioè il dialetto giamacano (già!).
Troppo incuriositi da questo progetto, abbiamo intervistato dr.gam e abbiamo cercato di scoprire di più di lui e della sua musica:
“Another Family” è il titolo del tuo primo album di inediti, del quale sei anche produttore. Quando hai iniziato a lavorare a questo disco e che storia si cela dietro le 12 tracce che lo compongono?
Da sempre per me la musica è una sana malattia, e fin da piccolo ho avuto due bisogni: la composizione ed il palco. Dopo tanti anni di live in Italia e all’estero e tante canzoni nel cassetto, in un mio concerto, ho incontrato Velio Gualazzi (papà di Raphael) che mi ha spinto ad avvicinarmi alla discografia raccogliendo le mie composizioni in un album. Nel mentre stavo ultimando il mio studio di produzione, realizzato con enorme fatica e sacrificio, quindi aiutato da amici musicisti di primissimo livello incontrati nel mio girovagare intorno al globo, mi misi ad arrangiare e registrare 12 brani scelti tra più di cinquanta. Dopo quattro anni ha visto la luce “Another Family”. Io ho curato personalmente tutte le fasi della produzione, dalla creazione fino al missaggio oltre che la registrazione delle voci e delle chitarre. Gli arrangiamenti e programmazione sono stati fatti a quattro mani con Miky Scarabattoli che nell’album si è anche occupato in toto delle orchestrazioni, delle parti di tastiere e piano. Poi ho avuto anche il grande piacere di avere: alla batteria Marco Rovinelli (batterista di Samuele Bersani, Max Gazzè, Massimo Ranieri), al basso Danilo Fiorucci (bassista di Michele Zarrillo) e Lino de Rosa (bassista di Andrea Bocelli e Frankie HI NRG), in parte delle chitarre Alex Magnalasche (chitarrista di Alessandra Amoroso), alle voci femminili Pamela “PACO” Conditi oltre a tanti altri. Inoltre ho avuto l’onore della partecipazione straordinaria del percussionista americano Steve Ferraris, e della cantante di Broadway Mary Setrakian.
Se volessi aggiungere un sottotitolo al titolo come descriveresti “l’altra famiglia” che canti e racconti in musica?
Senza sminuire l’importanza della famiglia classica, che anzi reputo di fondamentale importanza per la preparazione dell’individuo giovane alla famiglia mondo, il mio concetto di famiglia è più allargato. Quella che io chiamo l’altra famiglia la reputo, in età adulta, più dinamica, stimolante, varia, costruttiva, piena di differenti amori e colori, che, anche se vissuta appieno per tanto tempo, non possiede le insidie della gabbia o del clan che invece la prima può nascondere. L’altra famiglia a cui faccio riferimento è quella che mi sono creato durante i miei viaggi, che si allarga sempre più e che potenzialmente potrebbe comprendere il mondo intero se avessi qualche vita a disposizione.
Il video di Italian Rastaman è girato in un posto incredibile. Qual è e perché hai scelto quest’ambientazione?
Il video di “Italian Rastaman” è stato realizzato alle Dune di Corralejo (deserto di Fuerteventura – Isole Canarie) durante una mia permanenza sull’isola per una serie di concerti nella primavera scorsa.
Essendo una delle chiavi di lettura del brano: “la folle corsa dell’uomo moderno nel deserto dell’anima”…una volta venuto a conoscenza di questo posto incredibile sull’isola, è venuto da se che il video di Italian Rastaman si sarebbe girato proprio li.

Che valore assume il viaggio per te come artista e come ha influenzato la produzione di quest’ album?
Il movimento è vita…d’altronde neanche il brodo primordiale avrebbe scaturito vita sulla Terra se non vi fossero state le maree che lo avessero rimescolato. Ho sempre sentito il bisogno di viaggiare e mescolarmi anch’io in mezzo a persone con formazione e cultura diversa dalla mia ed anche musicisti specializzati in differenti generi musicali, per cercare di prenderne il meglio. Il movimento aumenta le interazioni e quindi anche le possibilità di arricchimento. Inoltre cantando molto in lingua inglese oltre all’italiano, confrontarsi con il pubblico straniero e più che altro anglofono, è di fondamentale importanza….torni a casa molto più forte.

Il tuo nome d’arte è il risultato dell’unione tra il cuore del tuo nome “Andrea” e la testa del tuo cognome “Gamurrini”. Nella tua musica quale componente prevale tra le due, cuore o testa?
Dopo varie militanze in molteplici progetti musicali, ad un certo punto mi convinco a camminare da solo, e sfruttando la parte centrale del mio nome e l’inizio del cognome nasce dr.gam: il cuore e la testa di Andrea Gamurrini. Credo fermamente che nell’arte, a differenza di quello che è l’immaginario comune, il lato passionale e quello cerebrale possano convivere perfettamente, prevalendo l’uno sull’altro a seconda della situazione, alimentandosi a vicenda in un produttivo disequilibrio.

Nelle tue canzoni giochi con il linguaggio e varii nell’utilizzo delle lingue. Nel brano “dr.gam Is In Da House” si può ascoltare una lingua poco familiare. Di cosa si tratta e perché questa scelta?
La scelta del “Patwa” (dialetto giamaicano) in “dr.gam is in da house” deriva, oltre che dalla sua enorme musicalità, anche da un recente viaggio “on the road” in Jamaica, dove ho avuto la triste conferma dell’influenza negativa che il mondo occidentale ha avuto sulla popolazione locale, tesa alla continua ricerca di denaro per inutili beni di consumo, ad ogni costo. La Giamaica di Bob Marley sembra non esistere più e la palpabile tensione sembra distendersi solo ed esclusivamente quando il volume della musica si alza. Questa è la magia di cui parla “dr.gam is in da house”.

È incredibile come tu riesca a muoverti tra il reggae, il funk, l’elettronica, il jazz. Ma in quale genere ti riconosci maggiormente e quali sono le tue influenze musicali?
Io ascolto di tutto: dalla musica classica al trash metal, dai cantautori italiani alla world music, dal rock al reggae passando per il punk core fino al jazz’n’soul, l’importante è che sia buona musica.
La lista degli artisti che mi hanno influenzato è lunghissima, per citarne alcuni: Bill Withers, Stevie Wonder, James Brown, Bob Marley, Sam Cooke, Jimmy Cliff, Prince, The Pogues, Led Zeppelin, Pat Metheney, Bach, Black Sabbath, George Benson, U2, Nirvana, Jorma Kaukonen, Beatles, Mozart, Sting, Seal, Rolling Stones, Neil Young, Paco de Lucia, Metallica, Gregory Isaac, Joe Pass, Dead Kennedys, Lucio Dalla, Jimi Hendrix, David Bowie, Mogol Battisti, Queen, Peter Tosh, Red Hot Chili Peppers, Elvis Presley, Bod Dylan, Beck…e tutti gli ottimi musicisti con cui ho avuto l’onore di collaborare personalmente da cui ho imparato gran parte di quello che so.

Dove e quando possiamo venire ad ascoltarti dal vivo?
Ora sono impegnato nella promozione stampa/radio dell’album. Ad inizio anno sarò nelle Feltrinelli e Mondadori delle grandi città Italiane per degli Show Case live di presentazione del disco e del terzo singolo estratto che questa volta sarà cantato in italiano dal titolo “Lettera di Mezza Estate” per poi pensare all’organizzazione del tour estivo 2017.

Elisa Toma