25 Agosto 2017   •   Snap Italy

Alessio Foconi e l’oro a Lipsia 2017: “Per me la scherma è vita”

«La scherma insegna molto: la sfida è con l’avversario ma è principalmente contro se stessi e contro il costante senso di abbattimento che lo sport, e la vita, ti portano a provare.» – Alessio Foconi

Questa settimana la nostra rubrica di sport (qui l’ultima puntata) ospita un altro campione del mondo. Parliamo di Alessio Foconi (FB), giovane schermidore italiano di 27 anni, specialista del fioretto. Ha conquistato l’oro lo scorso luglio ai Mondiali di Lipsia nella competizione del fioretto a squadre, insieme ai compagni Daniele Garozzo, Giorgio Avola e Andrea Cassarà, dopo una grande rimonta sugli Stati Uniti. Alessio Foconi fa parte del Centro sportivo dell’Aeronautica militare (FB) e ha alle spalle già una notevole serie di importanti vittorie: un oro ai Giochi Europei di Baku 2015 nella competizione individuale e un argento in quella a squadre; due argenti nella competizione a squadre alle Universiadi di Shenzen 2011 e Kazan 2013 e un bronzo nella competizione a squadre agli Europei di Tbilisi 2017. Insomma la sua è una carriera ricca di soddisfazioni, meritate da chi, come Alessio Foconi, ha deciso di dedicare tutta la sua vita alla scherma. Ma è anche una storia di tenacia e amicizia, di vittorie, ringraziamenti e amore per lo sport.

Leggete cosa ci ha raccontato Alessio.

Alessio Foconi

Alessio, che cos’è per te la scherma?
Per me la scherma è vita. Sembra scontato ma non esiste una definizione più calzante. Grazie alla scherma ho la fortuna di girare il mondo facendo quello che mi piace, ho conosciuto tantissime persone che mi hanno dato e insegnato tanto e alcune di queste, ora, sono trai i miei più cari amici. Direi che il mio rapporto con la scherma è caratterizzato da un’assoluta reciprocità: io gli ho dedicato tutta la mia vita, ma a mia volta ne sono uscito arricchito da moltissimi punti di vista.

Quando e come Alessio Foconi ha iniziato a praticare scherma?
Ho iniziato a praticare scherma quando avevo 7 anni. Fino a quel momento ho avuto la fortuna di provare molti sport, ma alla fine, spinto anche da mio fratello più grande, che ha iniziato a tirare di scherma prima di me, ho deciso di entrare in questo mondo, dal quale, non sono più riuscito ad allontanarmi.

Alessio Foconi ha dei punti di riferimento nel mondo sportivo? Di chi si tratta?
Devo dire che lo sport mi piace in ogni sua sfaccettatura, mi piace guardarlo e vedere come i grandi campioni reagiscano alle difficoltà e al successo nel corso della loro vita, mi piace conoscere la loro storia e come hanno raggiunto il successo. Non ho un modello specifico al quale mi riferisco, sin da piccolo però mi ricordo di essere stato affascinato dalla scherma di Simone Vanni (oro olimpico a squadre ad Atene 2004 e oro ai mondiali di Lisbona 2002), che ritengo essere un campione fuori e dentro la pedana.

 Qual è la qualità che più deve essere allenata in un fiorettista?
La tenacia. Per esperienza personale posso affermare che è grazie a questa qualità se sono arrivato dove sono adesso. L’Italia, per fortuna o per sfortuna, è uno dei paesi più forti in questa disciplina e proprio per questo c’è tantissima concorrenza a livello nazionale per riuscire ad accedere alle gare internazionali più importanti. Bisogna farsi largo a “sportellate” e spesso si prendono batoste che possono far perdere di vista l’obiettivo finale da raggiungere. Mantenendo i nervi saldi però, sono riuscito a non accontentarmi di nulla e ho dato il massimo per riuscire a entrare nella cerchia ristretta degli atleti che hanno accesso agli europei e ai mondiali (con un occhio sempre rivolto alle Olimpiadi s’intende!).

Che ruolo gioca la preparazione mentale quando sali in pedana?
La preparazione mentale è importantissima, è necessario salire in pedana con la piena consapevolezza dei propri obiettivi e mantenendo la massima concentrazione, sempre, per riuscire ad affrontare al meglio qualunque situazione. La scherma è fatta di imprevisti, l’avversario può sempre stupirti ed è indispensabile riuscire a trasformare i momenti di estrema tensione e difficoltà in punti di forza, senza farsi affossare dalla paura del momento. Questo è possibile solo grazie a una grandissima stabilità e serenità mentale.

L’oro nell’individuale ai Giochi Europei di Baku 2015 è stata una grande vittoria. Raccontaci com’è andata.
Di recente mi è capitato di riguardare la finale dei Giochi europei di Baku, è stata un’esperienza bellissima, per me non è stata una gara semplice, ho vinto ben due assalti 15 a 14, però devo dire che è stato un bel passo avanti verso la mia maturità schermistica. Quando inizi a vincere gare importanti acquisti sempre più consapevolezza dei tuoi mezzi e sicurezza in te stesso, fattori decisivi per andare avanti e raggiungere traguardi sempre più ambiziosi.

La vittoria più recente invece è stato l’oro nella gara a squadre ai mondiali di Lipsia. Che valore ha per Alessio Foconi il fatto di rappresentare al massimo la propria nazione?
Io amo la mia nazione, avere la possibilità attraverso la scherma di rappresentare il mio Paese nel mondo mi rende fiero e felice, se poi si conquista anche la vetta l’entusiasmo si triplica! L’oro a squadre ai mondiali di Lipsia è stato una conquista di tutti i componenti della squadra, abbiamo sudato e lottato, e anche se in finale abbiamo sofferto, ci abbiamo creduto fino alla fine. Aver vinto i mondiali ha avuto per me un valore indescrivibile, mi capita di ripensarci spesso e ogni volta sono orgoglioso di non aver mai abbandonato l’idea di combattere fino in fondo, perché alla fine mi ha portato esattamente dove volevo essere.

Cosa vuole dire Alessio Foconi ai suoi compagni di squadra?
Ai miei compagni di squadra dico: siamo stati veramente duri! Anche se lo sanno bene, ma è giusto ricordarlo, perché non ci siamo mai arresi e ci siamo supportati l’un l’altro da veri amici. La vittoria è stata il frutto del sudore sulla pedana, ma anche del lavoro di team building che c’è stato a monte. Eravamo una squadra e non un gruppo di individui che “tiravano per la stessa parte”. La scherma è uno sport individuale, durante le gare a squadre si fa l’errore di tirare solo per se stessi e questo spesso può essere limitante, invece siamo riusciti a capire come comportarci sia dentro che fuori la pedana per poter creare questa bellissima coesione.

Hai dedicato a qualcuno questa vittoria?
Questa vittoria l’ho dedicata a molte persone che hanno lavorato con me, che mi hanno accompagnato lungo questo percorso. Alla mia famiglia in primis, a mia madre, mio padre e a mio fratello Daniele, grazie a loro sono riuscito a raggiungere questo bellissimo risultato e sono esattamente dove voglio essere.

L’ho dedicata anche alla mia palestra, il Circolo scherma Terni (FB), al mio maestro Filippo Romagnoli, al mio preparatore atletico Walter Cutrì e al mio mental coach Filippo Fanin, loro sono la mia squadra e tutti hanno contribuito al raggiungimento delle migliori condizioni fisiche e mentali per il mio percorso sportivo. Infine un ringraziamento particolare va al mio maestro Giulio Tomassini, con il quale sono cresciuto e al gruppo sportivo dell’Aeronautica militare che mi ha sempre sostenuto.

Alessio Foconi fuori dalla scherma che ragazzo è? Quali sono le sue passioni?
Alessio fuori dalla pedana è esattamente lo stesso. Mi metto in gioco, anche nella vita, mi piace la sana competizione e sperimentare ogni tipo di sport. Fin da piccolo facevo immersioni nel Mar Rosso con la mia famiglia, ho preso il brevetto di sub e appena posso mi immergo.

Adoro il mare e questo mi ha portato a provare lo sci d’acqua e il surf, nelle coste laziali ma anche all’estero, in posti come Fuerte Ventura e Biarritz. Per un breve periodo, ma sempre in concomitanza con l’attività schermistica, ho praticato anche l’equitazione a livello agonistico. Insomma, ho anche altre passioni oltre a quelle sportive, come per esempio il cinema (sono un fan sfegatato di Guerre stellari) ma direi che lo sport è uno dei punti fondamentali della mia vita.

Alessio Foconi

Quanto a lungo ti vedi ancora impegnato in questo sport?
Credo ancora per un bel po’, i tempi nella vita di uno sportivo si sono allungati molto in questi ultimi anni, abbiamo molti esempi in sport completamente diversi tra loro. In particolare modo nella scherma, essendo uno sport molto cerebrale, i vari acciacchi dell’età possono essere compensati da una maggiore maturità emotiva.

Quali sono i prossimi obiettivi di Alessio Foconi, sportivi e non?
Ho obiettivi di breve e lungo termine. Nell’immediato penso a ricominciare la stagione agonistica al massimo, la mia prima gara sarà ad Acireale, i mondiali militari, dove parteciperò come componente del gruppo sportivo dell’Aeronautica, poi inizierà il circuito di Coppa del Mondo, la prima sarà al Il Cairo. Nel lungo termine non posso non pensare alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (l’obiettivo è sempre lo stesso, si sa). Fuori dalla scherma sto per laurearmi in Scienze motorie, mi manca soltanto la tesi e poi è fatta!

Che ruolo hanno giocato i tuoi genitori nella tua crescita sportiva?
Hanno avuto un ruolo importantissimo. Mia madre Patrizia si emoziona molto guardandomi e so che le mie sofferenze sono state anche le sue, lei c’è sempre stata con grande intelligenza e sensibilità. Mio padre Franco (chiamato dai miei compagni di nazionale “Frank la brace”), mi accompagnava a tutte le gare fin da piccolo, lui mi ha sostenuto senza mai appesantirmi. Insomma inutile dire che l’appoggio incondizionato dei miei genitori mi ha facilitato nell’affrontare una strada di per sé già molto dura. Non finirò mai di ringraziarli per questo.

Perciò cosa si sente di consigliare Alessio Foconi ai più piccoli che si approcciano a questo sport?
Ormai sono già due anni che, tramite il progetto del Coni regionale umbro “Campioni in cattedra”, vado nelle scuole elementari a raccontare ai ragazzi la mia esperienza. Devo dire che ne rimangono sempre molto affascinati. Una domanda ricorrente che mi fanno riguarda la loro paura di iniziare uno sport nel quale non sono sicuri di riuscire. Io ribatto, affermando che è proprio nella sconfitta che ci si scopre più forti, siamo tutti bravi a mollare e a darci per sconfitti, la tempra e il carattere si formano e si rafforzano proprio quando siamo a terra e dobbiamo trovare la forza di rialzarci.

Alessio Foconi

Ecco la scherma in questo insegna molto, essendo uno sport individuale non ci sono compagni di squadra da accusare quando si perde, la sfida è con l’avversario ma è principalmente contro se stessi e contro il costante senso di abbattimento che lo sport, e la vita, ti portano a provare. La scherma insegna la disciplina, la costanza, la tenacia, ma anche il cameratismo (penso ai miei primi ritiri in nazionale), l’adattamento e il gioco. Farebbe bene anche ai grandi a dire il vero!

Foto: https://www.facebook.com/alessio.foconi

Chiara Rocca