06 Aprile 2017   •   Snap Italy

Visitare Capalbio, la piccola Atene toscana

«Visitare Capalbio è un’esperienza magica in una delle località che simboleggia l’unicità del patrimonio naturale e artistico italiano.»

Visitare Capalbio ci permette di continuare il nostro viaggio alla scoperta dei territori toscani, questa località situata a pochi kilometri da Grosseto è il comune più a sud della Toscana e ben rappresenta i contrasti della Maremma, perché basta fare pochi passi dal centro per ritrovarsi attorniati dalla campagna e dalle colline, mentre il borgo testimonia l’opera dell’uomo intervenuta nei secoli.

Il suo nome deriva dal latino Caput Album (testa calva), simbolo del paese rappresentato sullo stemma sorretta da il leone senese, il soprannome piccola Atene deriva dalla posizione e dalla rilevanza di Capalbio nel periodo rinascimentale.
La prima cosa da fare per visitare Capalbio è attraversare il suo centro storico, dove si può accedere solo a piedi; racchiusa dalle grandi mura merlate ricostruite dai senesi, troviamo la Rocca Aldobrandesca, situata nel cuore del centro storico nonché nel punto più alto di Capalbio, è una fortificazione a forma di “L”, con il torrione merlato addossato al Palazzo Collacchioni, costruzione di epoca rinascimentale. Sorta in epoca medievale, era originariamente un possedimento dell’Abbazia delle Tre Fontane, nel XII secolo passò agli Aldobrandeschi che la fecero ampliare.

L’interno risulta abbastanza spoglio ma alcune sale sono finemente decorate. Il pezzo più pregiato è indubbiamente il pianoforte che suonava Giacomo Puccini durante i suoi soggiorni a Capalbio e con cui probabilmente compose alcune parti della Turandot.

Di fronte alla Rocca sorge la Chiesa di San Nicola, la più caratteristica del luogo. Costruita tra il  XII-XIII secolo, conserva al suo interno capitelli romanici e affreschi rinascimentali, questa piccola chiesa è un gioiello che conserva le tracce dei periodi storici più ricchi di avvenimenti a Capalbio, oggi divenuta una romantica destinazione in Toscana.

Fuori dalle mura si trova invece l’Oratorio della Provvidenza con affreschi del Cinquecento attribuiti alla scuola di Pinturicchio.
Visitare Capalbio vuol dire anche conoscere il bellissimo Giardino dei Tarocchi, dove troverete ciclopiche sculture alte dai 12 ai 15 metri dedicate ai simboli dei tarocchi, un mondo tra sogno e realtà in cui sono raffigurati i 22 arcani maggiori dei tarocchi.

Il giardino è un vero e proprio museo a cielo aperto, perfettamente inserito nel paesaggio collinare della Maremma, un parco di eccezionale fascino, unico al mondo, uno degli esempi d’arte ambientale più importanti d’Italia. Niki de Saint Phalle ha lavorato alla realizzazione del giardino dal 1979 e l’apertura al pubblico è avvenuta il 15 maggio 1998. Per il suo particolare aspetto, la sua delicatezza, e con lo scopo di preservare l’atmosfera magica che si respira nel giardino, le visite sono possibili solo in alcuni periodi dell’anno per un numero ristretto di visitatori.

Visitare Capalbio vuol dire anche passeggiare per  il litorale di Capalbio, che si estende per circa 12 km ed è caratterizzato da lunghe spiagge sabbiose e acqua cristallina, costeggiate da fitta macchia mediterranea. Gli accessi alla spiaggia sono limitati, ma facilmente raggiungibili in macchina e si può scegliere tra spiaggia libera o uno dei bagni attrezzati presenti.

I dintorni non sono certo da meno. Vicino al mare si trova il Lago di Burano, oasi WWF, questa laguna salmastra è divisa dal Mar Tirreno da una sottile striscia di dune sabbiose.

All’interno della riserva di particolare interesse la Torre di Buranaccio, costruita intorno al 1600 dagli spagnoli per l’avvistamento e la segnalazione, poichè era l’ultimo presidio al confine con lo Stato pontificio. Attualmente la Torre è di proprietà privata ed è accessibile solo dal mare.
Ma visitare Capalbio significa anche scoprire qualche curiosità, come ad esempio sapere che nel piccolo cimitero di Capalbio si trova la tomba del più famoso brigante maremmano: Domenico Tiburzi morto nel 1896: pare infatti che l’allora parroco di Capalbio, si rifiutasse di far seppellire il brigante nel cimitero, poiché lo riteneva un criminale senza Dio. Di diverso parere tuttavia era la popolazione di Capalbio, che aveva visto nel brigante un paladino della povera gente, un brigante che rubava ai ricchi per donare ai poveri.

La disputa si risolse con un compromesso: il corpo di Tiburzi venne seppellito dove c’era il cancello d’entrata e quindi al confine del cimitero, per metà dentro e per metà fuori e senza nessuna croce ne lapide. Oggi si sono perse le tracce del cancello originario, ma il cimitero di Capalbio con il trascorrere degli anni si è ingrandito ed il corpo del Tiburzi, oggi, si trova totalmente in terra consacrata, così dopo aver ricevuto l’assoluzione dal popolo è stato il tempo a decretarne l’assoluzione completa.

La targa in legno che ne ricorda la data di nascita e di morte, è posta sull’antica colonna romana dove, dopo la sua morte, il brigante venne legato e fotografato.

Per concludere visitare Capalbio è anche sapere che da Maggio ad Ottobre Capalbio e i suoi dintorni sono animati da sagre, feste e altri eventi. Di particolare rilevanza è il Capalbio Cinema International short film festival, rassegna internazionale di cortometraggi che si tiene ad ottobre.

Sono Capalbio felice,
difeso dal leone senese dal quale sono protetto,
e da queste prime mura restaurate a proprie spese
e dalla altre mura che circondano le prime,
correndo gli anni millequattrocentoquattro
oltre i quali il mondo aveva girato dieci anni e più volte due. »

(Gabriele D’Annunzio traduzione della lapide di Porta Senese)

Argia Renda