vacanza in costiera amalfitana
25 Agosto 2020   •   Carolina Attanasio

Vacanza in Costiera Amalfitana: 48 ore ai tempi del Covid

«Il periodo migliore per una vacanza in Costiera Amalfitana? Adesso, non la vedrete mai più così spoglia di americani in paglietta, godetevela ora.»

In un periodo normale, farsi una mini vacanza in Costiera Amalfitana ad agosto non è proprio una passeggiata di salute:  il traffico è quello del Cairo, i prezzi quelli di New York a Capodanno, la gente talmente tanta che riuscite a malapena a vedere il cielo sopra la cupola del Duomo. E invece noi ci andiamo lo stesso, perché questa non è un’estate come le altre e, in tempi di Covid, bisogna prendere al volo ogni occasione per circondarsi di cose belle. A nulla valgono le raccomandazioni di amici e parenti sul fatto di non andarci assolutamente in macchina, «c’è traffico, non parcheggi, costa troppo, la strada è difficile», nella tarda mattinata si parte e via.

Credits @Carolina Attanasio

La vacanza in Costiera Amalfitana step by step

Il traffico esiste, ma pensavo peggio. All’una lo stomaco brontola e stiamo entrando a Vietri sul Mare, il primo paese costiero venendo da Salerno: una bomboniera di ceramica, vietrese per giunta. Per i pochi che non lo sapessero, Vietri è il posto dove si producono alcune delle più belle ceramiche al mondo, in ogni forma e dimensione. Dai vasi alle piastrelle, una tradizione secolare trova sfogo nel colori mediterranei e nei disegni leggeri, a volte arabeggianti, dipinti a mano pezzo per pezzo. Costo? Assai. Ma ne varrà sempre la pena. Lo stop, tuttavia, si fa giù alla marina, per prendere qualche fetta di pizza in teglia da Rififì, un chiosco gestito da un’anziana coppia che sforna margherita a profusione, incurante delle temperature. È una pizzeria storica, e non si può dire di essere passati da Vietri senza averci fatto un salto.

Sulla strada

Chissà Kerouac come avrebbe scritto Sulla strada se fosse andato in vacanza in Costiera amalfitana, invece del coast to coast americano. Certamente si sarebbe risparmiato lo stress delle strade polverose e dell’autostop, perché la via che porta ad Amalfi è così curva e stretta che quasi non c’è posto per starsene al bordo, col dito alzato. Se lo stomaco vi si rigira, guardate fuori: il mare è talmente blu da formare quasi una linea continua col cielo, noncurante della foschia torrida di agosto. Borghi e borghetti soprendono dietro ogni curva, prima Cetara (la colatura di alici locale è presidio slow food), poi Maiori, Minori, la minuscola Atrani e dietro l’ultima curva Amalfi, la Repubblica marinara per eccellenza. Il traffico c’è ma non è niente in confronto a un ferragosto di ogni altro anno. Pensare che un borgo di queste dimensioni abbia diviso la gloria dei mari con Pisa, Genova e Venezia rende subito l’idea del prestigio e della ricchezza che i secoli hanno portato in questa baia.

Credits @Carolina Attanasio

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Vacanza in Costiera Amalfitana: go local

Gli amalfitani si conoscono tutti. Dal più nobile al più umile, condividono l’orgoglio di appartenere a questo lembo di terra. I turisti ci sono, quasi tutti italiani. I pochi stranieri si riconoscono da lontano, sorprendentemente i meno attenti alle regole. Basilia, la nostra ospite, ci accoglie con grandi sorrisi e infinita gentilezza: trovare posto nell’ex convento che gestisce come casa vacanze, normalmente, sarebbe quasi impossibile.In tempi di Covid, invece, anche Amalfi paga il prezzo della prudenza. Il posto è bellissimo, sovrasta la città e ci tiene al fresco dalla canicola: alcuni appartamenti sono abitati da amalfitani doc, i cui rumori e odori danno un immediato senso di casa. La macchina si molla ad Alfonso, che dal suo garage ci sorride scuotendo le mani, non sa se essere triste per il poco movimento o felice perché quest’anno sta riuscendo a farsi tutte le feste comandate in famiglia, invece che a lavoro.

Turisti fai da te, lontano dalla folla

La missione è una, stare più lontani possibile dagli altri. Così si cercano angoli di spiaggetta, la mattina, lontani da tutti (la cosa si rivelerà piuttosto difficile da attuare), e lo street food all’ora dei pasti, per mangiare dove ci va. Lungo il corso principale la pescheria C.I.C.A.  ci mette in mano un enorme cuoppo di alici e un panino col calamaro per 10 euro. Quando si dice che la gioia è fritta. Scopriamo anche la Birra d’Amalfi, Melphis, sorseggiata con un fantastico hamburger al Masaniello Art Cafè. Il Duomo, una visita immancabile, non pullula di gente come sempre, aggirarsi al fresco del suo portico arabo-normanno è un piacere per le tempie e per la vista. Per evitare la folla ci perdiamo nei vicoletti laterali, che ci svelano un’altra Amalfi: silenziosa, bianca, piena di dettagli che raccontano le sue tante anime. Il limoncello? Agli Antichi Sapori di Amalfi vi aspettano praticamente col bicchierino in mano: prima provare, poi comprare, in quantità, nelle belle bottigline fatte a mano, che sembrano quasi eau de parfum.

La carta

Bambagina è il suo nome, così come la sua consistenza, che sembra proprio bambagia. La carta di Amalfi si produce incessantemente da secoli: importata dall’oriente, ha trovato nella valle dei mulini della costiera il posto ideale per una produzione d’eccellenza, che ha visto diverse cartiere competere nel tempo per realizzare la miglior carta possibile. Oggi una di queste è diventata il Museo della Carta, che visitiamo praticamente in solitudine: meglio così, abbiamo tempo di goderci gli antichi macchinari e provare a realizzare un foglio di carta col metodo tradizionale.

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Arrampicarsi a Ravello

Si scappa a Ravello, 20’ minuti di curve più su. Spazi più larghi, persone silenziose, due location stratosferiche: Villa Rufolo e Villa Cimbrone. La prima ospita l’annuale festival di musica, su una terrazza a strapiombo circondata da giardini, che definire commovente è poco. La seconda, più arroccata, nasconde chiostri, gazebo e percorsi nel verde degni di essere associati al paradiso. Qui hanno trovato rifugio artisti e personaggi famosi negli ultimi secoli, chi in cerca d’ispirazione, chi di quiete. E meglio di così, impossibile.

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Si mangia al Ristoro del Moro, terrazzino con vista sul blu e cucina di pesce densa dei limoni d’Amalfi.

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Il tempo di tornare al mare, buttare uno sguardo malinconico alla costa ed è già ora di tornare. La strada del ritorno, chissà perché, è sempre quella più breve.

Carolina Attanasio