13 Giugno 2017   •   Carolina Attanasio

Urban Vision, come restaurare l’arte e l’aria che la circonda

«Attenzione non solo per l’arte ma anche per l’ambiente: queste le carte di Urban Vision, leader nel fundraising per il restauro delle bellezze italiane»

Urban Vision (sito ufficiale) è, per business, una delle maggiori società di fundraising per il restauro di opere d’arte in Italia. Una di quelle che ti piazza la pubblicità dello sponsor a caratteri cubitali sull’impalcatura dei lavori, per intenderci. Forse ci avrete fatto caso mentre ve ne state imbottigliati nel traffico verso il centro, col semaforo rosso da una vita, che vi sembra quasi di avere il tempo di vedere una serie su Netflix prima che diventi verde. Avete idea di quanto smog producete mentre siete in coda? Solo nei primi 25 giorni di gennaio 2017, in nove città italiane i livelli di polveri sottili hanno superato di 15 volte la soglia massima giornaliera. Così Urban Vision, che tiene alla salute dell’arte ma anche a quella di chi la osserva, ha pensato bene di unire l’utile al dilettevole e rendere i megapannelli delle suddette pubblicità degli enormi polmoni, che non solo assorbono lo smog, ma lo restituiscono in forma di aria depurata. Gianluca De Marchi, Presidente della società, ci spiega come – dove – quando e perché Urban Vision ha pensato di fare una cosa così.

Come e perché è nata la partnership tra Urban Vision e Anemotech per la tecnologia The Breath?
La nostra attenzione per l’ambiente ci ha portato a indagare le nuove tecnologie green, inoltre volevamo dare una risposta alle esigenze dei nostri clienti sempre più orientati a investimenti pubblicitari sostenibili. Abbiamo letto sui giornali di questo tessuto innovativo mangia smog e abbiamo contattato la startup pavese, per capire come applicarlo nei nostri cantieri. Abbiamo subito intuito le potenzialità del The Breath, ma ovviamente abbiamo voluto testarne personalmente gli effetti sui nostri ponteggi e i risultati elaborati dal team del Professor Fava, dell’Università Politecnica delle Marche, hanno confermato le performances del prodotto, che è stato tra l’altro oggetto di un importante articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica, The American Journal of Environmental Sciences.

Può spiegarci brevemente come lavora questa tecnologia?
The Breath è composto da un tessuto multi-strato che assorbe, trattiene e disgrega le molecole inquinanti e nocive. In pratica sottrae gli inquinanti precursori delle polveri sottili nelle aree urbane, che, com’è noto, possono avere un impatto diretto sulla salute. Il tessuto è composto da 3 strati che lavorano in sinergia, ognuno con la propria funzione: una parte frontale, più esterna stampabile e antibatterica, che facilita la traspirazione dell’aria; una parte centrale, la cartuccia carbonica, che assorbe, trattiene e disgrega le molecole inquinanti e gli odori; una parte posteriore, stampabile e battericida. È importante sottolineare che si tratta di una soluzione sostenibile; per funzionare, infatti, non ha bisogno di essere collegato a nessuna fonte di alimentazione fossile e/o elettrica; lavora sfruttando il naturale movimento dell’aria.

C’è una differenza di investimento per chi sceglie di pubblicizzarsi su The Breath invece che su un normale tessuto?
Relativamente ai nostri impianti, l’investimento per dotarli della tecnologia è stato sostenuto interamente da Urban Vision, poiché abbiamo ritenuto che fosse importante dare il nostro contributo nella difesa dell’ambiente. I nostri clienti dunque trovano già The Breath applicato sulle maxi affissioni dietro al telo pubblicitario o alla riproduzione architettonica. È uno dei vari elementi che differenzia il nostro business da quello dei competitor.

The Breath è una soluzione con carattere di temporaneità, si esaurisce con la fine dei lavori. Tuttavia, è un piccolo passo verso una nuova consapevolezza: business ed etica possono facilmente andare di pari passo, giusto?
Questa convinzione è alla base della nostra filosofia d’impresa. Urban Vision è una società for profit, il nostro obiettivo è quindi mantenere in salute finanziaria la struttura. Ciò non preclude che si possa investire con una rotta chiara, in direzione di un maggiore benessere per la comunità. Del resto, da oltre dieci anni poniamo una particolare attenzione alla riduzione dell’impatto ambientale nelle nostre realizzazioni, utilizzando tecnologie di stampa senza emissione di composti organici volatili o sostanze dannose per l’ozono; prediligendo vernici ad acqua non acriliche che garantiscano la totale assenza di inquinanti pericolosi per l’aria; limitando l’inquinamento luminoso grazie all’impiego di fari a tecnologia LED, dove possibile alimentati da pannelli fotovoltaici; facendoci carico dello smaltimento e del riciclo dei materiali utilizzati.

In pratica, restaurate le grandi opere d’arte e anche l’aria che le circonda: una corporate responsibility di tutto rispetto. Come pensate di mantenere o espandere nel prossimo futuro l’etica del progetto?
Uno degli elementi che caratterizza maggiormente l’identità di un’azienda è il suo sistema di valori. Così come mettiamo tanta passione nel dare il nostro contributo alla tutela del patrimonio artistico, allo stesso modo crediamo che mettere a disposizione gratuitamente i nostri spazi per campagne di sensibilizzazione sia doveroso e perfettamente in linea con la nostra mission. Siamo molto orgogliosi e onorati, ad esempio, di aver dato voce alla campagna di reclutamento volontari della Croce Rossa Italiana, a Telefono Azzurro nella lotta al bullismo, al Bambin Gesù per la ricerca contro le malattie rare e molte altre. Per quanto riguarda il The Breath invece, abbiamo previsto di adottare la tecnologia su tutti i nostri impianti entro la fine del 2018. E questo è già un grande impegno per noi. Riceviamo quotidianamente richieste da diversi Paesi, ma al momento preferiamo concentrarci sui progetti in Italia e Regno Unito, ma con un occhio attento agli altri mercati.

Carolina Attanasio