15 Febbraio 2017   •   Carolina Attanasio

Il Prosecco patrimonio mondiale dell’UNESCO. Ecco a voi perchè

“Armonia tra territorio e mano dell’uomo, tradizioni vitivinicole centenarie, architetture fortemente legate all’ambiente circostante. Il paesaggio del Prosecco è una delle migliori eccellenze italiane, e non solo per le bollicine.”

Partiamo da un’ottima notizia: l’Italia è l’attuale detentore del maggior numero di siti Patrimonio UNESCO al mondo (sceglietene pure uno qui http://www.sitiunesco.it/?p=5 ). Cinquantuno, per l’esattezza, uno in più della Cina – la cui superficie, però, è circa trenta volte quella dello Stivale. Quindi sul territorio italiano, che costituisce una minima parte della crosta terrestre, si concentra il più alto tasso dell’intero Patrimonio culturale mondiale: potete visitarlo, ammirarlo, fotografarlo, e in alcuni casi perfino mangiarlo e in nessun altro luogo replicabile allo stesso modo.

Tuttavia, cinquantuno tra beni materiali e immateriali non sono che una minima parte della straordinaria eredità culturale e paesaggistica che ci circonda, per cui è lecito tentare di mantenere il primato mondiale, candidando nuove proposte.

È la volta del Veneto e di una di quelle eccellenze che non hanno niente da invidiare ai competitor stranieri. Il paesaggio vitivinicolo del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, 20.000 ettari di sana e robusta bellezza italica, è finito dritto nella lista dei beni materiali papabili per l’investitura, prevista per luglio 2018. La candidatura è stata formalizzata dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, in attesa di sapere – il prossimo dicembre – l’esito di un’altra illustre candidata, ‘l’arte dei pizzaioli napoletani’ come Bene immateriale.

La scelta potrebbe rivelarsi vincente, poiché l’UNESCO ha particolarmente a cuore le tematiche riguardanti la salvaguardia degli ecosistemi e del paesaggio.

I vantaggi sono evidenti: crescita del valore ambientale e culturale e aumento della competitività di una delle più eccelse realtà vitivinicole italiane.

Quali sono i plus che fanno del territorio del prosecco il candidato ideale come prossimo Patrimonio dell’Umanità?

Il legame tra natura e agricoltura

Il territorio del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene è considerato un ‘patrimonio vivente’, poiché riesce a crescere coniugando armonicamente luoghi e persone, generando benessere e un forte senso di identità territoriale. L’UNESCO lo classifica come ‘paesaggio culturale’ proprio in virtù della combinazione uomo/natura. La morfologia del territorio è dovuta a un fenomeno detto ‘hogback’, che ha generato uno straordinario susseguirsi di colline orientate a corde parallele.

La capacità di adattare la tecnica produttiva agricola del prosecco alle particolari caratteristiche dell’ambiente – bello e fragile – ha generato un territorio unico nel suo genere.

Vocazione e tradizione centenaria

La produzione vinicola e spumantistica è conosciuta ormai in tutto il mondo attraverso le denominazioni di origine controllata e garantita del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e il Superiore di Cartizze, più altre produzioni vinicole DOC come il Marzemino e il Colli di Conegliano. Quella vitivinicola è una tradizione centenaria, che vanta un lungo processo di elaborazione e sperimentazione, che già dall’ottocento sfocia nell’istituzione delle Accademie Agrarie e della prima Scuola Enologica Italiana (1876). Gli anni Venti del ‘900 hanno visto la nascita del CRA (Istituto sperimentale per la viticoltura) e, più avanti, il corso di laurea in Viticoltura ed Enologia all’Università di Padova. Un focolaio di competenze non indifferente, che ha contribuito a creare un vantaggio competitivo tale da rendere il distretto del Prosecco famoso in tutto il mondo, con un export che nel 2016 è cresciuto del 25%, trainando l’intero settore vinicolo italiano in rimonta contro i cugini francesi e spagnoli.

 L’architettura e l’arte a servizio del territorio

Non di solo Prosecco vive questo terroir, ma certamente il legame con la terra è ciò che ha influenzato lo sviluppo architettonico e artistico di questi ventimila ettari di paradiso: materiali e stili costruttivi s’intersecano alla fisicità dei luoghi, plasmandoli e al contempo rispettandone le proporzioni. I tratti collinari conservano ancora le caratteristiche dei tempi antichi e il resto del paesaggio è costellato da castelli, borghi, monasteri che, per il loro stato di conservazione, hanno mantenuto quasi immutato il panorama nel corso degli anni.

Numerose sono le testimonianze artistiche che, a partire dal Duecento, seguono una linea continua e stilisticamente coerente, per documentarci le meraviglie e l’unicità del territorio.

Le colline del Prosecco Superiore, nello specifico, rientrano nella categoria di paesaggio UNESCO classificata come ‘Organically evolved landscape’, consolidando il processo continuo di evoluzione combinata del territorio con la storia, la cultura e l’arte locale.

Carolina Attanasio