phEST
04 Settembre 2017   •   Carolina Attanasio

PhEST a Monopoli, la fotografia invade la Puglia

«See beyond the sea è il sottotitolo dell’edizione 2017 di PhEST, uno dei migliori appuntamenti fotografici del sud Italia»

Il centro storico di Monopoli sarà l’anima del PhEST – festa internazionale della fotografia (sito ufficiale), in programma dal 7 settembre al 29 ottobre. Sei settimane di scambi culturali all’insegna non solo della fotografia, ma anche di cinema, musica, arte, tutto condito dalle infinite contaminazioni mediterranee di cui la Puglia è regina. PhEST è un percorso itinerante di eventi, dislocati lungo varie sedi del centro, il cui proposito – o forse più un’esigenza – è quello di dare una nuova voce alle identità, tante e diverse, del mare, alle storie che vengono portate a riva, ridefinite sotto l’occhio della fotografia. Un occhio di riguardo è riservato a uno dei tratti più caratteristici della Puglia, gli ulivi, con tre iniziative speciali, la lodevole campagna pre-festival #Youlivi (seguitela qui) una call for action che coinvolge i profili social di PhEST, nata per sensibilizzare gli animi sulla bellezza e l’importanza strategica che gli ulivi hanno per la Puglia, si scatta una foto e la si condivide pubblicamente con relativo hashtag sui social, in cambio si ha una riduzione sul biglietto del Festival. un incontro aperto al pubblico e una mostra dedicati al problema della Xylella; infine, una residenza artistica commissionata ad Alejandro Chaskielberg, fotografo argentino che ha lavorato per una settimana nelle campagne tra Monopoli, Savelletri e Fasano per realizzare gli scatti con il suo stile di light-painting notturno.

Come ha affermato lo scorso anno il Direttore artistico di PhEST, Giovanni Troilo, «Basta guardare la cartina geografica, siamo un pezzo di terra lanciato nel Mediterraneo, quindi vale la pena festeggiare la Fotografia contemporanea, contaminata da altri linguaggi, che parli di Mediterraneo, dando voce ai protagonisti, alle storie che vengono da qui, da tutt’intorno. Nel momento in cui tutto sembra meritare una nuova definizione, ci sembra giusto ripartire da qui, dalla Puglia».

Quale miglior mezzo della fotografia per interpretare questa esigenza? Contemporanea più che mai, non è solo la forma di espressione di pochi ma il mezzo certificato d’interpretazione del quotidiano di tutti, nel bene e nel male, catalizzatrice di attenzione. In continua trasformazione, non soltanto tecnica ma soprattutto in termini di fruizione, di pubblico, di convergenza, la fotografia può cambiare alla velocità della luce e rimanere eternamente sé stessa. I fautori di questa continua metamorfosi non sono più soltanto i professionisti o gli editori, ma il pubblico, che ormai da tempo non osserva soltanto, ma fa la fotografia. E allora ecco che in tanti riescono a raccontare, componendo storie che possono perdersi o innalzarsi nel mare d’immagini da cui siamo sommersi.

I protagonisti del racconto mediterraneo legato a questa edizione di PhEST sono fotografi italiani e internazionali, più artisti ospitati in una mostra collettiva di arte contemporanea, dal titolo Mythologies, a cura di Roberto Lacarbonara. La serata inaugurale di phEST vedrà l’esibizione gratuita del chitarrista desert rock Bombino.

Osborne Macharia (Afrotourism), basa il suo stile sullo storytelling tra cultura, fiction e identità, creando una piattaforma per veicolare messaggi politici o sociali e svincolare l’Africa dagli stereotipi a cui è legata. Azadeh Akhlaghi (By an Eye-Withness) racconta 17 tragiche morti in Iran con un occhio che ricorda l’arte rinascimentale. Eddy Van Wessel (The battle of Mosul), lavora nelle zone di conflitto dagli anni ’90 e il suo approccio è emozionante, connotato da un forte senso di umanità, vicino alle persone. Coana Choumali (Awoubala / Taille Fine), esplora il corpo femminile africano attraverso le avvenenti forme dei manichini prodotti in Costa d’Avorio, comparati con le forme longilinee della bellezza occidentale. Luca Locatelli (Mega Mecca) ci porta nella nuova, sfarzosa, ricca La Mecca, che negli anni si sta trasformando sempre più in un polo dei record per innovazione e ostentazione. Emile Ducke (Diagnosis) esamina il crollo economico siberiano dopo la caduta dell’Unione Sovietica, così grave che in alcune zone mancano addirittura i dottori, costretti a viaggiare periodicamente in treno feed esaminare mediamente 150 persone al giorno. Miia Aiutio (I called for mountains, I heard them drumming) fotografa undici ruandesi che hanno dovuto abbandonar il loro Paese per aver espresso idee politiche o per aver chiesto giustizia. Michel Siarek (Alexander) mixa storia, miti e cultura pop e come questi intervengono nella costruzione di un’identità nazionale. Jean Marc Caimi e Valentina Piccinini (This land is my land) lavorano sulle conseguenze che il batterio Xylella ha avuto nella distruzione di interi ettari di ulivi in Puglia. Cesar Dezfuli (Passengers) con 118 ritratti descrive i naufraghi salvati nel Mediterraneo nel 2016.

Durante le giornate inaugurali del festival, venerdì 8 e sabato 9 settembre, si terranno le letture portfolio gratuite, un importante appuntamento per fotografi professionisti e amatoriali per incontrare photo editor ed esperti dal mondo della fotografia a cui sottoporre i propri lavori.

Carolina Attanasio