Musei virtuali
29 Aprile 2023   •   Redazione

Musei virtuali: una nuova dimensione della cultura

«Dopo il clamoroso impulso del periodo pandemico i musei virtuali continuano nella loro ascesa, donando nuova linfa al più ampio turismo digitale.»

In virtù di un patrimonio artistico e culturale unico al mondo, l’Italia vanta una delle reti museali più ampie e prestigiose in assoluto. Come altre forme di fruizione della cultura, anche la struttura museale si è evoluta in funzione delle moderne tecnologie, abbracciando (anche) una nuova dimensione digitale. Nati negli anni Ottanta, i musei virtuali hanno ricevuto un enorme impulso durante il periodo pandemico, a causa delle restrizioni e delle chiusure che hanno interessato i musei fisici e, più in generale, gran parte dei siti artistici e culturali.

Lo sviluppo di questo genere di risorsa rientra nel più ampio fenomeno del “turismo digitale” che offre la possibilità di ammirare ‘a distanza’ opere e installazioni presenti all’interno dell’area museale. Il tour di un museo virtuale può essere immersivo, interattivo o virtuale. Nel primo caso, l’utente può usufruire di contenuti multimediali che illustrano il patrimonio conservato dall’istituto, sia esso temporaneo o permanente; i tour interattivi, invece, sono rivolti principalmente a famiglie e studenti, in quanto includono anche giochi e attività di vario tipo. Quelli “virtuali”, infine, hanno carattere prettamente informativo, ragion per cui sono adatti in special modo a chi svolge attività di studio o di ricerca.

La situazione in Italia

Come già accennato, il patrimonio museale italiano è tra i primi al mondo; nel Belpaese, infatti, secondo una rilevazione ISTAT del 2019, si contano quasi 5000 musei, includendo le strutture pubbliche, private e statali. Solo poco più della metà, però, ha un sito web di riferimento (51,1%) mentre quasi 7 su 10 (69%) sono presenti su uno o più social network.

In generale, sono pochi i musei che offrono agli utenti la possibilità di effettuare un tour virtuale degli spazi espositivi. Stando ai dati del 2019, la percentuale è di poco inferiore al 10%; in aggiunta, se è vero che i periodi di lockdown e le successive restrizioni hanno fatto da volano ad un incremento dell’offerta (il 79% dei musei ha proposto attività di fruizione online nel 2020, secondo il report ISTAT), dall’altro l’effettiva partecipazione da parte del pubblico non è stata massiccia come si potrebbe pensare. Da una ricerca condotta da soluzionimuseali-ims ad aprile 2020, emerge come “la fruizione on-line dei contenuti museali non è così diffusa in questo periodo, nonostante quanto riportato da numerosi articoli che attestano la crescita della presenza nei social e nelle ricerche on-line di istituzioni e contenuti museali”.

Musei virtuali

Come lavorare in un museo virtuale

Nella creazione e nella gestione di un museo virtuale sono coinvolte numerose professionalità; per lo sviluppo dell’interfaccia e delle strutture digitali necessarie alla pubblicazione ed alla fruizione dei contenuti, infatti, occorrono competenze di carattere prettamente tecnico e informatico (tipiche di figure quali il Web Designer o il Web Developer). Naturalmente, la presentazione delle opere e delle installazioni viene impostata da una sorta di ‘curatore’, ossia un professionista in possesso di una profonda conoscenza del patrimonio artistico custodito all’interno della struttura museale di riferimento. Si tratta, quindi, di un settore professionale piuttosto composito, all’interno del quale collaborano professionisti con formazione e background molto differenti; grazie a Formazionepiù è possibile formarsi ed essere aggiornati sugli sviluppi di questo nuovo settore, in modo da essere più competitivi nel mercato del lavoro dei musei virtuali.

Dato l’enorme potenziale ancora inespresso, non è difficile immaginare come le opportunità professionali in questo ambito siano destinate a crescere notevolmente nel prossimo futuro. Il processo di digitalizzazione delle risorse artistiche e culturali del nostro paese non potrà che proseguire, allo scopo di offrire al pubblico nuove modalità di fruizione di un patrimonio artistico tanto ricco e variegato quanto spesso poco conosciuto ed apprezzato.