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23 Febbraio 2022   •   Melania Nazzaro

Mascareri: i segreti di uno dei mestieri più antichi di Venezia

«La nobile arte dei mascareri: tutti i segreti di uno dei mestieri artigianali più antichi di Venezia.»

Manualità, occhio artistico, la viscosità della colla tra le mani unita alla porosità dei fogli di carta che si sovrappongono fino a formare, appoggiati su un calco, la forma di una maschera. È così che i mascareri di Venezia passano le loro giornate, in piccolissime botteghe con le mani poggiate su piani di lavoro ricoperti di strumenti del mestiere. Dallo scalpello alla gommalacca, dai pennelli alla colla a caldo fino a passare per i lucidanti, gli acrilici, la creta e gli innumerevoli ornamenti che andranno a creare, dopo ore e ore di lavoro, un’oggetto artistico che tutti, comunemente, chiamiamo maschera di Carnevale. Quello dei mascareri, a Venezia è uno dei mestieri artigianali più antichi ma ancora vivi in città che continua a testimoniare ancora oggi, a 1600 anni dalla nascita di Venezia, una tradizione artigianale preziosissima che vede il suo momento di massimo splendore nei giorni di Carnevale che quest’anno viene festeggiato a Venezia dal 12 febbraio al 1° marzo.

A Venezia, di mascareri, ce ne sono circa una trentina, uomini e donne che hanno imparato l’arte della costruzione delle maschere dai loro genitori o dai loro nonni guardandoli mettere le mani in pasta per creare le più belle maschere che si potessero indossare a Carnevale. In passato, il numero di mascareri era pressoché lo stesso con 12 botteghe che si contavano in città nel 1773 ma la passione di chi svolge questo mestiere, allora, come oggi, è sempre la stessa, così come le tecniche utilizzare per realizzare le maschere. Si parte sempre da una base, un calco in gesso a cui si dà una forma che sarà poi quella della maschera che si desidera realizzare.

I segreti del mestiere

A raccontarci i segreti di questo mestiere sono gli attuali mascareri che lavorano e vivono a Venezia portando avanti una tradizione che ha secoli di storia alle spalle. «Il procedimento per costruire un calco con cui poi si fanno le maschere è sempre lo stesso – commenta Tommaso Toffolo, mascarero specializzato nella produzione delle maschere grezze – si può usare della creta, modellarla e ricavare poi una maschera o usare dei modelli già esistenti. Una volta che si ha il modello si usa il gesso per creare la struttura da cui poi si ricaverà la maschera. Si fa prima una colata molto liquida di gesso, per ricoprire tutte le pieghe della maschera e poi si usa del gesso più solido per creare la struttura vera e propria del calco. Si lascia asciugare dai 3 ai 7 giorni e solo allora si toglierà la creta o il modello in cartapesta verificando che non vi siano imperfezioni. Poi si applica della gomma lacca che serve a rendere impermeabile il gesso che altrimenti tenderebbe ad assorbire l’acqua e avere una durata molto più breve. Asciugata la gomma lacca si avrà tra le mani il calco pronto a essere usato per le maschere»

Tra le maschere più richieste a Venezia ci sono i grandi classici come Casanova, la Bauta, Pantalone, Arlecchino a cui si uniscono le maschere più originali come i personaggi mitologici o quelli più bizzarri ma tra tutti, la più richiesta è la maschera del medico della peste, molto conosciuta anche all’estero.  Una volta realizzata la base in cartapesta si può passare alla decorazione della maschera che può seguire il gusto del decoratore o le richieste del cliente.  «Decorare una maschera è una passione dalla quale è difficile staccarsi – dichiara Anna Maria Scintu, decoratrice professionista a Venezia – Quando si ha tra le mani una maschera non ancora decorata è come avere di fronte una tela bianca che può trasformarsi, con il colore, in qualsiasi cosa si voglia. Io uso diverse tipologie di decorazioni per le mie maschere, dagli acrilici ai pezzi di tessuto, dai cristalli alla foglia oro o argento fino a passare per la colla a caldo, i brillantini o il lucidante. Poi sempre con i colori si possono mettere in evidenza alcune parti del viso come il contorno occhi, la bocca o il naso usando l’ombreggiatura. Attraverso il colore si può dare anima a una maschera, darle un’espressione, la vita partendo da un pezzo di carta, dall’acqua e dalla colla ed è questa la magia di questo mestiere»

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Tanti materiali

Oltre a quelle di cartapesta, le maschere possono essere realizzate anche con il cuoio e, maestro di questo particolare artigianato in città è Carlo Setti che, da oltre 40 anni, realizza maschere con questa tipologia di materiale.

«Le maschere in cuoio sono maschere legate alla tradizione del teatro – sottolinea Carlo Setti – e hanno il pregio di essere, non dico eterne, ma di durare a lungo nel tempo. Le maschere di cuoio si fanno partendo sempre da uno stampo in cui viene applicato il cuoio bagnato, poi strizzato più volte e, manualmente, si cerca di adattarlo allo stampo il più possibile. Poi lo si inchioda per renderlo fermo e si passa alla fase della battitura con un martello di corno e una stecca di legno, tirando il materiale finché non si asciuga per bene. Solo a questo punto si passerà al taglio degli occhi e del naso. Gli strumenti di questo mestiere sono pochi: un martello di corno, una stecca di legno, taglierini vari, tanto olio di gomito e una bella dose di pazienza perché è per concludere una maschera in cuoio ci vogliono dai due ai tre giorni» Di cartapesta, di cuoio, dipinte a mano o decorate con tessuti preziosi, le maschere fanno parte di una tradizione veneziana che continua a portare avanti, ancora oggi, un’arte antichissima ma molto importante per la città e la sua storia.