Leggende italiane
21 Novembre 2016   •   Snap Italy

Leggende italiane: 5 città ricche di storia e miti

«Abbiamo fatto un viaggio tra alcune delle città più importanti d’Italia, raccogliendo le leggende italiane più belle»

L’Italia è un Paese fantastico. La sua natura, i suoi monumenti, la sua quotidianità, i suoi abitanti, la sua cucina, tutto lascia a bocca aperta. L’Italia è storia ma è anche mito e leggenda. Le leggende italiane sono parte integrante della penisola, anche se non sempre e da tutti conosciute. Il passato ha regalato al nostro Paese grandi personaggi, storie di cui possiamo andare fieri e altre di cui spesso ci vergogniamo, ma quanti di voi sanno quali sono le leggende che si nascondono dietro alle città italiane o dietro a quelli che ne sono i simboli?

Abbiamo voluto entrare nel vivo della questione e andare a scovare alcune delle leggende più caratteristiche che si nascondono in cinque delle città più importanti d’Italia.

TORINO
Siamo in Piemonte, a rubare la nostra attenzione è la città di Torino con le sue leggende italiane. Bella, fredda, ricca di architettura ma anche fortemente legata a miti e leggende. Essa fa parte del cosiddetto triangolo della magia bianca, insieme a Praga e Lione, e triangolo della magia nera, con Londra e San Francisco. Perché? Si dice che sia situata, geograficamente parlando, su di un flusso di energie che si intersecano esattamente sul 45° parallelo, segnato dall’obelisco che si trova in piazza Statuto, anche detto “Porta dell’inferno”. Inoltre, secondo gli esoteristi, piazza Castello è ritenuto il luogo più positivo della città (nel punto di congiunzione tra i due Dioscuri Castore e Polluce di Palazzo Reale) mentre piazza Statuto è tristemente deputata al male ed alla confluenza di energie negative.

Ma perché Torino si chiama così e qual è il legame con la figura del toro? Tra le leggende italiane ce n’è una, che si perde nei tempi in cui, nei boschi selvaggi dell’antico Padus (il fiume Po), viveva un drago feroce. Terrorizzava i villaggi spargendo fuoco e fiamme, era un vero flagello e, per gli abitanti, si trattava di una questione giornaliera di sopravvivenza. Era necessario sconfiggerlo, ma come? Le popolazioni deciso di ricorrere a un toro. Scelsero il più forte, gli fecero bere un magico intruglio di acqua e di vino e lo portarono nel bosco dove viveva il drago. La lotta tra le bestie fu molto violenta, il toro fu colpito a morte ma, allo stesso tempo, abbatté il drago, liberando così le popolazioni. Il suo sacrificio fu fondamentale per la vita di quelle genti.

Ma la natura magica della città nasconderebbe anche altro. Si dice ci siano tre grotte alchemiche, considerate addirittura dei “portali interdimensionali”. Nessuno sa esattamente dove si trovino o meglio ci sarebbero solo tre persone in tutta Europa a conoscere questo segreto. Probabilmente però questi tre luoghi sono situati nei sotterranei di Piazza Castello o di Palazzo Madama o vicino i Giardini Reali. Questo spiegherebbe perché, molto persone dopo aver visitato questi luoghi, sostengano di sentirsi meglio, di provare una sensazione di benessere. Inoltre, a dimostrazione che le tre grotte potrebbero essere sotto Palazzo Madama, ci sono anche le biografie di Nostradamus, Paracelsio e altri. E in più, il mago Apolonnio di Tyana, sembrerebbe aver nascosto un potentissimo talismano, la pietra filosofale (dotata di tre proprietà fantastiche: conferire l’immortalità, far acquisire una conoscenza assoluta del passato e del futuro, del bene e del male e infine la possibilità di trasformare in oro i metalli) in una delle tre grotte.

MILANO
Ci spostiamo in Lombardia, nella città di Milano, alla scoperta delle leggende italiane. Partiamo dalla leggenda legata al simbolo della città, il Biscione. Si tratta dello stemma della famiglia Visconti, divenuto stemma dell’intera città quando questi la comandavano. Ai tempi della seconda Crociata dei cristiani in Medio Oriente, Ottone Visconti comandava i milanesi impegnati in battaglia. Durante l’assedio di Gerusalemme, Ottone affrontò il saraceno Voluce, guerriero valoroso, che combatteva sotto l’insegna di un serpente che divorava un uomo. Secondo la leggenda, Ottone riuscì dopo ore e ore di combattimento, ad abbattere il nemico e lo spogliò delle sue armi e insegne, che riportò a Milano come segno della vittoria. Per evitare che la sua fatica fosse stata compiuta invano, volle che la famiglia Visconti adottasse come simbolo proprio quello del Saraceno che aveva sconfitto, trasformando però il generico uomo divorato dal serpente, in un saraceno rosso. Questa è una delle molte leggende che ruotano intorno a questo simbolo.

Un’altra pietra miliare della storia milanese, è la famosa cattedrale, il Duomo. Sulla sua improvvisa creazione e sulla misteriosa presenza di immagini del signore del male al suo interno e al suo esterno, viene narrata una leggenda, che ha ancora una volta i Visconti come protagonisti. Nel 1386, improvvisamente, il signore di Milano, Gian Galeazzo Visconti, decise di voler costruire una cattedrale. Subito prese accordi e cercò in ogni modo di velocizzare la realizzazione. Ma perché tutta questa fretta? Pochi giorni prima, Satana aveva fatto visita a Gian Galezzo, svegliandolo con rumore di zoccoli e odore di zolfo. “Voglio portarmi la tua anima all’inferno. A meno che tu non costruisca una chiesa piena di immagini del signore del male, questa era la richiesta del diavolo. Tuttavia Visconti morì pochi anni dopo, non riuscendo a vedere l’opera compiuta. Ma ad oggi questa leggenda spiegherebbe la presenza di 96 doccioni che ritraggono demoni e diavoli.

E Parco Sempione invece? Anche lì si dice ci sia una tra le leggende italiane più interessanti. Si parla di un fantasma. Alcune testimonianze narrano che nelle sere di nebbia, soprattutto d’inverno, si senta odore di violette, e pochi istanti dopo, appaia una figura dai contorni indistinti in lontananza che piano piano si avvicina. Si tratta di una donna avvolta in un lungo vestito nero e con il viso coperto da un velo nero. Una donna bellissima, molto accattivante, in grado di ammaliare qualsiasi uomo. Una volta avvicinatasi, la donna porge la mano gelida all’uomo, che la afferra, per essere poi trascinato nei sentieri nascosti del Parco, fino ad una villa, illuminata da candele, con saloni pieni di marmi e stucchi.  Si dice che la donna inviti l’ospite a danzare e, dopo averla posseduta, l’uomo finalmente ha il coraggio di toglierle il velo. A quel punto l’immagine era quella di un teschio con le orbite vuote costringendo l’uomo alla fuga. Ma la maledizione connessa a questa fuga, è l’amore eterno per questa donna. Gli uomini che la incontrano, infatti, passano il resto della loro vita a cercarla, impazzendo alla fine nel non riuscire più a sapere dove sia.

FIRENZE
Eccoci in Toscana, la terra degli agriturismi, della carne e del buon vino. Questa volta è Firenze la nostra città. Circolano molte leggende su di essa, legate alla sua storia o anche ad alcuni luoghi e oggetti presenti al suo interno. Partiamo da La Berta, una testa pietrificata di donna che si trova sul fianco laterale della chiesa di Santa Maria Maggiore. Ci sono due diverse scuole di pensiero a riguardo: secondo alcuni la testa si troverebbe lì dal 1326 per colpa dell’astrologo Cecco d’Ascoli, condannato al rogo, in seguito ad una maledizione da lui lanciata nei confronti di una donna, che negandogli l’acqua, gli aveva impedito di salvarsi dalle fiamme. Secondo altri, invece, sarebbe una fruttivendola che regalò alla chiesa una campana per poter avvisare i lavoratori, con i suoi rintocchi, dell’apertura e della chiusura delle porte cittadine. Sarebbe quindi solo un segno di riconoscimento.

In Borgo Ognissanti, invece, si trova un balcone decisamente particolare, con tutti gli elementi architettonici al contrario. Secondo la leggenda, si tratterebbe delle conseguenze di un fraintendimento tra il padrone di casa, tale Baldovinetti, che voleva un balcone bello e imponente e Alessandro de’ Medici, signore di Firenze, che con un’ordinanza, aveva vietato elementi architettonici troppo vistosi e ingombranti, viste le dimensioni ristrette delle strade della città. Tuttavia Baldovinetti, non voleva rinunciare al suo progetto e Alessandro de’ Medici, distrutto dalle continue richieste del Baldovinetti, gli concesse il nulla osta ma a una condizione: che il balcone fosse costruito al contrario.

Ma la leggenda più caratteristica è quella che si nasconde dietro la finestra sempre aperta in piazza della Santissima Annunziata. Questa finestra si trova sul lato destro di palazzo Grifuni e il motivo per cui è sempre aperta, sarebbe legato ad una storia d’amore. La moglie di un membro della famiglia Grifuni, poco dopo essersi trasferita nel palazzo, dovette salutare il marito chiamato alle armi. Da quel giorno la donna si posizionò proprio davanti alla finestra ad aspettare il ritorno dello sposo, cosa che non avvenne mai. Quando la donna morì, la finestra venne chiusa ma in casa cominciarono a manifestarsi fenomeni strani e per questo si decise di lasciarla sempre aperta.
C’è poi chi dice, invece, che la stanza in corrispondenza della finestra fosse appartenuta all’amante del Granduca Ferdinando I, la cui statua in bronzo, in mezzo alla piazza, ha lo sguardo fisso proprio verso la finestra.

ROMA
Scendiamo ancora e arriviamo nel Lazio, anzi nella capitale d’Italia, la città eterna: Roma. Anche qui le leggende italiane storiche e moderne non mancano. Basti pensare a quella più famosa, legata alla sua nascita, che non ci dilunghiamo a raccontare, dal momento che è più che nota a tutti. Vediamo invece altre curiosità che anche gli stessi romani potrebbero sentire per la prima volta. La bocca della verità, celebre maschera della capitale, ha una sua leggenda. Si racconta infatti che, apponendo la mano all’interno della bocca, chi avesse dichiarato il falso, avrebbe visto il suo arto staccarsi di netto. In realtà dietro questa leggenda, si nasconde un fondo di verità. Infatti nel Medioevo un boia, strategicamente posto dietro la maschera, tagliava la mano a tutti coloro accusati di pronunciare troppe menzogne.

E l’angelo di bronzo sulla sommità di Castel Sant’Angelo? Anche quello porta con sé una leggenda. Secondo questa nel 590, mentre Roma era devastata da una forte pestilenza, papa Gregorio Magno partecipò alla solenne processione con una miracolosa immagine della Madonna. Anche qualche ammalato seguì il suo esempio e, appena la processione giunse in prossimità della Mole Adriana (attuale Castel Sant’Angelo), il papa ebbe la visione di un angelo con una spada sguainata che delicatamente riponeva nel fodero. La visione fu interpretata come segno celeste della fine dell’epidemia. E proprio da allora il monumento venne chiamato Castel Sant’Angelo, sul quale poi fu fatta costruire la statua dell’angelo visto dal papa.

Un’altra tra le leggende italiane, anche a me romana fino ad oggi sconosciuta, è quella legata alla statua presente in Piazza Pasquino, alle spalle di Palazzo Braschi. Si tratta di un torso mutilo appartenente a un gruppo marmoreo di età ellenistica, che è famoso con il nome di “Pasquino”. Si racconta che, sul suo piedistallo, venissero affisse feroci satire scritte in versi contro le autorità. Era un modo lasciato ai romani per protestare contro il potere.

NAPOLI
Ultima tappa del nostro percorso di leggende italiane è la Campania, in particolare la città di Napoli. Andiamo a scoprire cosa si nasconde dietro il nome stesso della città e dietro due dei simboli partenopei per eccellenza, il caffè ed il corno. Napoli è anche detta Partenope. Quest’ultima era una fanciulla che viveva in Grecia. Trascorreva molte ore della sua giornata seduta sugli scogli a guardare il mare e a sognare altri paesi da visitare. Amava il giovane Cimone ma, il padre di lei, non era d’accordo, in quanto l’aveva già promessa in sposa ad Eumeo. Così un giorno Partenope e Cimone decisero di fuggire, per vivere senza problemi il loro amore. Al loro arrivo sulla nuova terra, la natura cominciò a produrre una florida vegetazione. La voce di questa terra così amena e accogliente si sparse in Grecia, in Fenicia, in Egitto e così molti vi si trasferirono. Furono costruite capanne, botteghe di artigiani, mura per proteggere la città e, nel frattempo, Partenope era divenuta madre di 12 figli, amata e rispettata da tutti.

Per quanto riguarda uno dei simboli della città di Napoli, il corno, più che tra le leggende italiane rientra nella storia e nella mitologia. Sono diverse le notizie sull’epoca e sulle modalità di utilizzo del corno. Intorno al 3500 a.C., gli abitanti della capanne, erano soliti appendere sulla porta di casa un corno, simbolo di fertilità. Così come erano soliti offrire dei corni come voto alla dea Iside, affinché assistesse gli animali nella procreazione. Secondo la mitologia, invece, Giove per ringraziare la sua nutrice le donò un corno dotato di poteri magici. Nell’età medievale poi, il corno per portare fortuna doveva essere rosso e fatto a mano. Il rosso era simbolo di vittoria sui nemici e la manualità era legata alla credenza per cui ogni talismano acquisisce poteri benefici dalle mani che lo producono. E ancora, secondo la scaramanzia napoletana, il corno deve essere un dono, rigido, cavo all’interno, a forma sinusoidale e a punta. Altrimenti non vi porterà fortuna!

Chiara Rocca