24 Aprile 2017   •   Redazione

Cover italiane di successo: ecco la nostra Top 5

«Reinterpretazione o rifacimento di un brano musicale – da altri interpretato e pubblicato in precedenza – da parte di qualcuno che non ne è l’interprete originale: questa è la definizione di cover, termine inglese col quale ingentilire l’espressione scopiazzare! Noi vi riportiamo le 5 cover italiane che più hanno avuto successo nella storia della musica»

Sì, d’accordo, la cover è una lecita copia che un artista fa, ufficialmente ispirato da un successo di cui non poteva fare a meno di dare la propria versione. La musica italiana, specie in passato, ha spesso e volentieri attinto a piene mani da “lavori altrui”, prendendo hit internazionali e trasformandole in canzonette italiane che tanto hanno fatto ballare. Oggi questo continua ad accadere, ma le recenti cover italiane hanno sicuramente un successo molto ridotto rispetto a quello che hanno avuto nei decenni scorsi alcune canzoni “di seconda mano”, balzate in vetta alle classifiche e ancora impresse nella memoria di molti.

Scopriamo insieme quali sono le cinque cover italiane che hanno riscosso maggior successo, alcune delle quali vi sorprenderanno.

Sapevate ad esempio che Scende la Pioggia di Gianni Morandi non è che la versione italiana di Elenore dei The Turtles? Ebbene sì, una delle canzoni più ricordate dell’amatissimo Gianni nazionale deve un enorme grazie a questo brano del 1968, inciso dalla band statunitense due anni prima dell’uscita in Italia del successo di Morandi. Le Tartarughe cantavano l’amore per la splendida Elenore, mentre la versione di Gianni Morandi dedica alla pioggia le sue note.

Restando agli anni ’60, in quel periodo d’oro della musica nostrana fu un’altra celebre interprete a donare alla categoria delle cover italiane una hit da discoteca (di allora, almeno!). Parliamo di Caterina Caselli, che nel 1967 cambiò I’m A Believer dei The Monkees in Sono Bugiarda. Il brano originale, tra i singoli più venduti di sempre in America, fu composto da Neil Diamond. Il celebre compositore perdonerà alla Caselli di aver cantato di essere bugiarda anziché believer.

Nello stesso anno diventava famosissimo un ragazzo di nome Fausto Leali grazie a un brano che continua a cantare ancora oggi ospite nelle trasmissioni televisive: A Chi. Pochissimi sanno che, in realtà, per produrre il suo tormentone Leali è andato a pescare una canzone del 1954, Hurt di Roy Hamilton, di cui A Chi ne è la versione arrabbiatissima, data l’inconfondibile tono graffiante del cantante italiano.

Meno famosa a livello radiofonico come le precedenti cover italiane, ma pezzo meraviglioso e conosciuto da ogni appassionato del cantautorato italiano, è Suzanne di Fabrizio De André. Questo brano del ‘74, cantato e musicato dalla voce e dalla chitarra del cantautore genovese è la versione impeccabile dell’omonima canzone di Leonard Cohen del 1967, tra le sue più celebri. De André omaggiò lo straordinario compositore canadese recentemente scomparso in altre occasioni, ma Suzanne su tutte è degna di nota: prendetevi un momento per ascoltarla, è perfetta per distendere i nervi e rilassarsi.

Facciamo un balzo in avanti ed approdiamo al 2006, quando Adriano Celentano incide Oh Diana, subito hit coinvolgente dal sapore retrò. Abbastanza vintage in effetti il brano di cui ne è cover, ovvero Diana di Paul Anka del 1957, successone che all’epoca vendette ben 9 milioni di copie e di cui furono prodotte altre versioni oltre a quella di Celentano.

Rita Sparano