05 Aprile 2017   •   Carolina Attanasio

La Settimana di Pasqua, riti e folklore delle tradizioni locali

«Un tour di alcune delle celebrazioni più caratteristiche della settimana di Pasqua in Italia, perché la religione è una cosa seria, ma anche il folklore non scherza»

Non importa in quale Dio crediate o se ci crediate, dovete ammettere che solo le religioni sono in grado di creare luoghi e momenti di suggestione unica. Potete partecipare o solo osservare, come novelli antropologi che guardano alle loro tribù, in ogni caso il fascino e il mistero vi coinvolgeranno anche a livello emotivo, se non altro nel domandarvi cosa spinge intere masse a lasciarsi andare alla catarsi, un po’ come quando vostra madre si chiedeva che bisogno c’era che andaste a pogare ai concerti. La risposta è “perché sì”.

Cristianamente parlando, non c’è dubbio che la suddetta catarsi si sublimi durante la settimana di Pasqua, che più del Natale e delle altre celebrazioni riesce a convogliare l’enfasi e la tavole dei fedeli. L’Italia, culla del cristianesimo, pullula da nord a sud di riti e processioni molto diverse tra loro, perché influenzate dal folklore e dalle tradizioni locali. Non c’è dubbio che al sud il sentimento sia più forte, complice quella socio-cultura che spinge i meridionali (e lo scrivo da appartenente alla categoria) a vivere con maggiore enfasi la settimana di Pasqua e i suoi riti. Tra una pastiera e una pizza ripiena, allora, è possibile che vi ritroviate ad assistere a Vie Crucis lunghe un’intera nottata, tra impavidi paesani che si flagellano per davvero, mentre qualche congrega d’incappucciati intona litanie la cui provenienza si perde nella notte dei tempi. E non ci venite a dire che – a guardarli – non sentite un po’ di catarsi anche voi.

Prima di spingervi fino in Spagna, che pure di riti pasquali ne sa qualcosa, fate un giro lungo lo Stivale alla scoperta delle cerimonie più suggestive della settimana di Pasqua.

Procida (Campania)

Il nostro zig-zag in giro per l’Italia inizia dall’isola napoletana, dove – dalla fine del ‘600 – i giovanotti del posto indossano la classica casacca verde dei Confratelli dei Turchini e imbracciano i carri dei ‘misteri’, che vengono preparati appositamente ogni anno da loro stessi, poiché nessuno al di fuori di chi li costruisce può vederli prima della processione e, in seguito, vegono addirittura distrutti.

Chieti (Abruzzo)

Considerata la più antica d’Italia, la processione del venerdi Santo di Chieti risale all’842 ed è il momento clou della settimana di Pasqua nel capoluogo abruzzese. Centinaia di figuranti e tredici congreghe, vecchie anche loro di secoli, che accompagnano incappucciate la processione intonando canti e litanie. I gruppi scultorei che rappresentano la passione risalgono all’800 e i portatori appartengono alle stesse famiglie da generazioni.

Enna (Sicilia)

Qui le confraternite sono una cosa seria: un tempo erano corporazioni di arti e mestieri, ora svolgono principalmente un ruolo negli eventi religiosi. La settimana di Pasqua inizia già la domenica delle Palme, quando i confratelli inscenano l’ingresso di Gesù a Gerusalemme (rappresentato da uno di loro in groppa a un asino), giungendo fino alla chiesa di San Sebastiano, dove ad accoglierli trovano due uomini che impersonano le guardie dell’Imperatore. Il venerdì Santo, la processione inizia nel pomeriggio, quando i confratelli raggiungono il Duomo e sfilano, in religioso silenzio, nei loro cappucci bianchi. La domenica di Pasqua, la processione raggiunge i campi e celebra la ‘spartenza’ di Cristo, che torna alla casa del Padre.

Gallipoli (Puglia)

Sarà perché è la patria della movida pugliese, ma a Gallipoli anche la processione del venerdì Santo va avanti fino a notte, accompagnata da confratelli in cappuccio nero che imbracciano la statua della Vergine, anche lei di nero vestita. Quando la processione arriva in Cattedrale viene recitata la ‘frottola’, una composizione popolare. All’alba del sabato Santo si riprende con la processione di Maria Desolata, anticipata da uno squillo di tromba e dal rullare di un tamburo.

Nocera Terinese (Calabria)

Durante la settimana di Pasqua, in questo piccolo comune calabrese scorre letteralmente il sangue. La processione del venerdì Santo è caratterizzata dai ‘vattienti’, uomini che da generazioni seguono il percorso seminudi, flagellandosi le gambe con il ‘cardo’, un disco di sughero da cui spuntano tredici pezzetti di vetro e con la ‘rosa’, sempre di sughero con scalanature, per far scorrere il sangue via dalle ferite. Preventivamente, si disinfettano le gambe con un infuso di aceto e rosmarino. Durante la processione, passano la rosa intrisa del loro sangue all’Ecce Homo, il compagno di penitenza, a cui sono legati con una corda.

Comprensorio dell’Amiata (Toscana)

Qui la settimana di Pasqua vuol dire solo una cosa: le giudeate. I quattro comuni di Radicofani, Castiglion d’Orcia, Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore inscenano la processione del Venerdì Santo attraverso le splendide scenografie naturali dei quattro borghi, illuminati da torce e fiaccole. Fino a poco tempo fa, anche qui fustiganti e penitenti prendevano parte alla processione, ma quest’usanza è caduta man mano in disuso.

Mantova (Lombardia)

I lombardi si giocano il jolly pasquale: nella Basilica di Sant’Andrea pare sia custodita addirittura la reliquia del Preziosissimo Sangue di Gesù, che il soldato romano Longino (colui che trafisse il costato di Cristo con una lancia), si affrettò a portare in Italia, dopo essersi pentito del suo gesto. Longino tenta di evangelizzare la città di Mantova, ma essendo ormai a tutti gli effetti un apostolo, viene martirizzato subito dopo aver nascosto la reliquia sotto terra. Verrà ritrovata e sottoposta a varie autenticazioni papali e tentativi di furto, anche da parte di re e imperatori, che tentano di appropriarsene per l’enorme valore simbolico. Oggi è possibile adorarla solo nella settimana di Pasqua: il venerdi Santo viene estratta dall’urna che le contiene, attraverso un intricato meccanismo antifurto che prevede l’impiego contemporaneo di 12 chiavi, detenute da 12 persone diverse. Già solo per questo vale la pena passare qui il weekend di Pasqua.

Orte (Lazio)

Tra le più antiche d’Italia, la processione del venerdì Santo di Orte è splendida, già solo per la scenografia del borgo laziale in cui si svolge. Anche qui, gruppi di confraternite sfilano tra le fiaccole della sera, insieme a penitenti scalzi, con i piedi legati da pesanti catene. La processione segue il Cristo morto, accompagnato dalle piangenti e dalle Marie di nero vestite. Al termine, i confratelli distribuiscono un enorme quantità di fiori, che viene conservata dai fedeli.

Frassinoro (Emilia Romagna)

Qui si tiene la più importante via Crucis vivente della regione. L’intero borgo diventa il palcoscenico delle 14 stazioni e praticamente tutti partecipano, animando le tappe in costume e inscenando momenti che, per la cura dei dettagli, sembrano autentici quadri viventi. I pellegrini e i visitatori sfilano tra le stazioni, in cui gli interpreti stanno immobili per tutto il tempo a rappresentare le tappe dellaPassione di Cristo.

Carolina Attanasio