musicarte
26 Dicembre 2017   •   Cecilia Gaudenzi

A Rione Monti la MusicArte di Eligio Paoni

«Cosa accade quando musica e arte si incontrano? La risposta è più semplice di quanto si possa pensare: questa è la MusicArte di Eligio Paoni.»

A Roma, in uno dei quartieri centrali più alla moda secondo i gusti degli ultimi anni, il Rione Monti, ogni fine settimana si rinnova un appuntamento da non perdere, specialmente sotto le feste. Sto parlando del MercatoMonti. Stavo passeggiando tra i banchi, immersa tra merce di vario tipo, gioielleria artigianale, vestiti, borse (vintage o meno), vinili, lampade, scarpe e tanto altro ancora. Non stavo cercando niente in particolare: forse era un tentativo inconscio di farmi un’idea per i regali di Natale, evitando di arrivare al 24 Dicembre con l’acqua alla gola (missione per me impossibile) o, forse, cercavo semplicemente qualcosa di bello da vedere. E così è stato quando mi sono ritrovata davanti al banco della MusicArte, che esponeva degli strani oggetti, uno diverso dall’altro, diversi nel colore, nella dimensione e nella forma. È stata subito curiosità. Mi sembravano “preziosi” in qualche modo, così prima di trafficare, toccando e spostando, mi sono soffermata sulla targhetta.

Music Art Design. La musica è bella, anche da guardare… Tra digitale e analogico. Un viaggio attraverso materiali e forme che danno vita a macchine per la riproduzione del suono: giradischi e lettori cd, opere seducenti che creano atmosfera.

Si trattava, appunto di MusicArte, ovvero delle splendie opere di Eligio Paoni. Ne avevo sentito parlare ma non ne avevo mai vista una.

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L’artista, conosciuto per essere stato tra i più importanti fotogiornalisti italiani, nato a Terracina nel 1957, da anni, nel suo studio al Pastificio Cerere, si dedica al design e alla costruzione di strumenti per la riproduzione musicale. Tre R caratterizzano il lavoro di Paoni: ricerca, riutilizzo, rapporto. La ricerca è nel design degli oggetti; il riutilizzo nei materiali usati (Paoni non è un fan dell’ “usa e getta”); il rapporto è quello tra arte e tecnologia, tra piacere uditivo e visivo.

È proprio questo che rende uniche le sue opere, rigorosamente artigianali. A volte leggere, realizzate in cristallo, trasparenti, che ci puoi vedere attraverso, altre imponenti, in legno consistente o granito. L’abilità la dimostra nel far combaciare e rendere armoniosi materiali di diversa provenienza e fattura. Alcuni elementi li crea appositamente o li compra, altri, come abbiamo già detto, sono di recupero. L’obiettivo non è solo quello di rendere giustizia alla sacralità della musica (a qualunque genere appartenga). Tramite la MusicArte si cerca un modo per diffondere la musica atraverso un oggetto che ne sia all’altezza, che sappia analizzarne il suo essere opera d’arte, uscendo dalla “forma ibrida” in cui appare.

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A metà tra la destinazione contemplativa e quella funzionale. In questi manufatti vi è l’incontro tra musica, design, artigianato e arte. La contemporaneità ci impone tempi sempre più veloci, per tanto più si è funzionali, multitasking e meglio è. E allora perché non farlo valere anche per l’opera d’arte!? La componente estetica è molto forte, la bellezza dei manufatti incrementa la gioia che ci da la musica, aggiungendo al piacere dell’ascolto quello della vista, perché come si dice “anche l’occhio vuole la sua parte”.

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Così l’arte riesce a fondere realtà e fantasia, ridando vita ad oggetti che hanno fatto parte della nostra esistenza, restituendogli nuova vita. La sfida della creatività per opporsi alla quiescenza del cervello, ormai quasi incapace di immaginare un futuro per le cose senza un microchip.

Cecilia Gaudenzi