plus one
17 Luglio 2017   •   Redazione

Intervista ai Plus One: il pop punk è italiano

«Definita la band rivelazione del 2017, i Plus One affrontano, attraverso il pop punk, temi di attualità importanti ma anche storie di vita e di cuori infranti. Li abbiamo intervistati per saperne di più su di loro e sul nuovo singolo Guardami»

Abbiamo fatto qualche domanda ai Plus One (pagina FB), la band pop punk ligure definita da molti “rivelazione del 2017”. I Plus One nascono nel 2011 e da quel momento riescono a concretizzare la loro musica tanto da ottenere ottimi successi e la possibilità di solcare palchi importanti come l’Ariston e di suonare con musicisti come Zebrahead, “aprendo” tutte le loro date italiane.

Da poco hanno pubblicato il loro singolo Guardami, la risposta della band al tema del razzismo, tema che – ancora – non può essere dato per scontato e va trattato con la dovuta delicatezza.  Brano lineare e testo diretto, Guardami è per i Plus One l’inno con cui si schierano contro ogni forma di razzismo e discriminazione.

Il video porta la firma di Maurizio Ghiotti ed è stato girato tra Imperia e Sanremo, entrambe città strettamente legate alla band e al loro vissuto. Come ci hanno spiegato durante l’intervista, i Plus One hanno registrato questo brano nello studio di Celso Valli, produttore di artisti del calibro di Vasco Rossi ed altri, prodotto da Vincenzo Mario Cristi, cantante e chitarrista dei Vanilla Sky, e distribuito dalla Universal Music Italia.

Ecco cosa ci siamo detti:

Parlateci di voi. Chi sono i Plus One e una curiosità, perché avete scelto questo nome?
Siamo Fab, Paolo, Wally e Boda e siamo un gruppo di quattro ragazzi liguri che si divertono con il pop punk. Il nome Plus One deriva da un concetto molto semplice: è la cosa in più, quello che riusciamo a dare insieme  e che da soli non riusciremmo a dare.

Siete un gruppo giovanissimo, definito da molti “la band rivelazione del 2017” e suonate sotto un’etichetta di un certo calibro. Quando l’Universal ha deciso di puntare su di voi? E che si prova ad essere scelti da questa casa discografica?
Beh, sai, è come quando vai al cinema e prima che inizi il film vedi quel logo enorme che passa sullo schermo. L’Universal per noi era quel nome che fa impressione. Sapere che da lì sono usciti artisti di fama internazionale e sapere che facciamo parte della stessa famiglia…beh, non è una cosa che capita tutti i giorni! Quando abbiamo saputo che intendevano distribuirci il pezzo (Guardami) siamo rimasti veramente contenti, non ce l’aspettavamo! In realtà sono piaciuti entrambi i nostri brani, Guardami e Vi butteremo giù. Con Vi butteremo giù volevamo rivoluzionare la nostra musica mentre Guardami è un brano più introspettivo.

Guardami, infatti, è un brano che tratta un tema molto importante, quello del razzismo ma, allo stesso tempo, penso che lo faccia in maniera molto delicata… Raccontateci di questo brano.
Sì, il nostro obiettivo non è creare brani pensando ai numeri che può fare ma, allo stesso tempo, rischiando di cadere nella semplicità dei tanti tormentoni, dai temi facili. Guardami parla di razzismo in maniera molto spontanea. Guardami è un inno e va cantato in un certo modo, senza impostazioni, imposizioni e forzature.

E invece come nasce la collaborazione con il produttore del singolo Vinx dei Vanilla Sky?
Per quanto riguarda il brano Guardami, abbiamo collaborato con due produttori. Inizialmente con Celso Valli, lavorando nel suo studio di Bologna, lo Studio Impatto. Sapere che da quello studio sono usciti album come Buoni o Cattivi di Vasco o alcuni dei dischi di Dolcenera ci ha dato una carica pazzesca. È stato tutto veramente bello, le giornate in studio sono state meravigliose e abbiamo lavorato molto anche su altri pezzi. Poi abbiamo passato il brano a “Vinx” (Vincenzo Mario Cristi, ndr) dei Vanilla Sky, con il quale abbiamo un rapporto di fratellanza oltre a quello professionale e che ha dato al pezzo un tocco un po’ più rock.

Avete suonato su palchi importanti, tra questi anche il palco dell’Ariston. Che esperienza è stata?
Il palco dell’Ariston è qualcosa di incredibile. È un’esperienza diversa ma davvero emozionante. Affiancare un artista come J-Balvin durante la sua esibizione al Festival come ospite internazionale… beh, non capita tutti i giorni. Se ti posso dire la verità (dice Fab, ndr), è successo tutto così troppo in fretta che è stata un’emozione veramente pazzesca! L’Ariston ti spoglia di tutto, non ha filtri, non ha finzioni e quindi… quindi è figo!

Provenite da un territorio musicalmente importante e dalla lunga tradizione. Che rapporto avete con la vostra terra?
Noi arriviamo dal mare. Due di noi arrivano da Imperia e gli altri due da Sanremo. Sono due città dalle quali traiamo ispirazione. La geografia è favorevole; in 5 minuti si può arrivare al mare e nello stesso arco di tempo siamo in montagna. Dal punto di vista del pubblico sono città esigenti e diffidenti in quanto a gusti musicali ma apprezzano la musica italiana, ci sostengono, comprano i nostri dischi. Sanremo, in particolar modo, è una città dedita interamente alla musica. Oltre Sanremo, però, ci sono tantissimi festival fighi; Imperia, ad esempio, dal punto di vista musicale valorizza molto le antiche tradizioni musicali. Poi abbiamo un vasto pubblico da Roma in giù. Infatti con la giusta calma stiamo cercando di organizzare concerti per tutta la Penisola.

Quali influenze ci sono nella musica dei Plus One?
Le nostre influenze, in realtà, sono soprattutto straniere. Veniamo tutti da influenze e ispirazioni differenti, però i Plus One derivano prettamente dal pop punk, quindi Blink 182, Green Day, All Time Low poi anche roba un po’ più pop come i 2SS.

Ultima domanda. Appuntamenti e sorprese future?
Qualcosa sta bollendo in pentola, qualcosa di veramente figo. Non possiamo spoilerare ma ti possiamo dire che chiunque avrà un televisore rimarrà sorpreso di vedere i Plus One in un contesto particolare!

Elisa Toma