Castelsardo
23 Agosto 2017   •   Carolina Attanasio

Instaborghi: Castelsardo, tra aragoste, cestini e storie medievali

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«Nel Golfo dell’Asinara, Castelsardo è una roccaforte medievale perfettamente conservata, sprezzante dei secoli e resiliente come l’anima sarda»

Fly me to Castelsardo, avrebbe cantato Frank Sinatra se avesse conosciuto questa piccola meraviglia di colori in provincia di Sassari. Instaborghi vi ci porta questa settimana (clicca qui se ti sei perso l’ultima puntata).

Castelsardo, Casteddu Sardu per gli amici (sito turistico), è un borgo medievale perfettamente conservato e incastonato nel Golfo dell’Asinara: la sua vantaggiosa posizione geografica ne ha favorito il mantenimento, preservandolo dagli attacchi nel corso dei secoli. Fondato col fantasioso nome di Castelgenovese da parte dei genovesi, divenne poi Castellaragonese sotto il dominio, ovvio, degli spagnoli aragonesi. Liberato dai conquistatori, il borgo prese orgogliosamente il suo nome odierno.

La posizione strategica di Castelsardo offre un magnifico panorama che va dalla Corsica all’Asinara, una volta all’interno della cinta muraria del borgo ci si perde in un attimo tra i vicoli, gli odori e i suoni di questo posto, che già nel dialetto ricorda le influenze avute nel tempo da liguri, spagnoli e corsi. Il borgo odierno si sviluppa tutto a ridosso della rocca medievale, con piccole palazzine colorate che guardano verso il mare, di quel colore che solo in Sardegna è possibile vedere.

Da vedere a Castelsardo

La cittadella medievale, o Casteddu, è il labirinto di vicoli dell’antico borgo, dal quale si gode il miglior panorama. Il Castello Doria, fortezza del XII secolo, è attualmente sede del Museo dell’intreccio mediterraneo, che racconta la storia artigianale della zona, un vero e proprio centro di documentazione sulle tecniche di intreccio delle fibre vegetali dell’area, utilizzate per realizzare splendidi cestini, setacci e canestri. La Cattedrale di Sant’Antonio abate, patrono di Castelsardo, è una chiesa del 1500 riconoscibile già dal mare, con la sua cupola in maioliche colorate, ed è sede di uno dei più preziosi retabili di Sardegna, a opera del Maestro di Castelsardo, favoloso esempio di linguaggio figurativo fiammingo, tramite l’utilizzo misto di tempera e olio su tavola. La chiesa custodisce, inoltre, il Cristo Nero, il più antico crocefisso della Sardegna e il Museo del Maestro di Castelsardo, contenente argenti, ex voto e antichi oggetti liturgici.

Da fare a Castelsardo

Il borgo è immerso in un parco archeo-botanico, all’interno del quale sono visitabili alcuni antichi siti megalitici e nuragici, assolutamente da vedere. Poco fuori, sulla statale, è situata la roccia dell’Elefante, la più famosa della Sardegna, un agglomerato roccioso eroso dal tempo che ha assunto la forma curiosa di un pachiderma. A pochi chilometri dal borgo si trovano le Terme di Casteldoria, acque sulfuree particolarmente indicate per patologie articolari e respiratorie. Qualche chilometro più in là, ci si imbatte nei resti dell’Abbazia di Tergu, la Montecassino Sarda, il più prezioso esempio di romanico-pisano fiorito della Sardegna.

Da mangiare a Castelsardo

Aragoste come se non ci fosse un domani, alla castellanese (che include uova di aragosta), all’aragonese (bollita e condita con uova sode e aromi), con gli spaghetti. Milleuna versioni per la regina della tavola sarda.

Curiosità

A Castelsardo, da generazioni che risalgono ormai a secoli or sono, si continua a intrecciare la palma nana per farne cestini che ormai costituiscono il vero tesoro locale, una tradizione tramandata di madre in figlia, unica nel suo genere. I pescatori, invece, costruiscono le nasse, dei cesti di forma conica utilizzati per la pesca alle aragoste. La Settimana santa di Castelsardo (qui trovate maggiori informazioni) è caratterizzata da riti antichissimi che culminano nella processione del Lunedì Santo, quando la rappresentazione della passione e morte di Cristo si rinnova, identica, da mezzo millennio.

Carolina Attanasio

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