patrimonio artistico italiano
08 Maggio 2017   •   Carolina Attanasio

Gucci e i mecenati al servizio del patrimonio artistico italiano

«La Maison fiorentina finanzia il restauro dei Giardini di Boboli, ultima di una serie di privati che foraggiano la conservazione del patrimonio artistico italiano»

Gucci si unisce alla lista di mecenati al servizio del patrimonio artistico italiano. Tutto è iniziato col rifiuto di Atene a concedere l’utilizzo dell’Acropoli per una sfilata di 900 secondi, in cambio di 2 milioni da destinare a lavori di restauro. E così la Maison fiorentina ha guardato in casa propria – nel giardino dei vicini – più precisamente ai Giardini di Boboli di Firenze, patrimonio artistico italiano di inestimabile valore: Gucci terrà la sua sfilata all’interno dei saloni di Palazzo Pitti il prossimo 29 maggio e finanzierà il restauro botanico dei giardini. È la prima volta che la Galleria Palatina del Palazzo viene scelta per un evento del genere, mentre i lavori nei giardini sono già iniziati, permettendo la riapertura di aree fin’ora rimaste chiuse al pubblico.

Di mecenati disposti a finanziare il restauro del patrimonio artistico italiano, per fortuna, ce n’è. Qualcuno, maliziosamente, guarderà soltanto al ritorno d’immagine che queste operazioni milionarie portano alle aziende: sono imprese, cosa dovrebbero fare se non crearsi profitto? Il risultato è comunque qualcosa di cui tutti possono fruire, liberamente o pagando pochi euro di biglietto. Al di là delle speculazioni e delle critiche, ricordiamoci che il patrimonio artistico italiano è praticamente sconfinato e le risorse pubbliche, per quanto possano essere gestite meglio, non possono garantire la manutenzione di una quantità così grande di beni artistici.

Così succede che si ricorra ai privati, i quali spesso intervengono per usufruire di agevolazioni e sgravi fiscali, e in cambio si ottenga la resurrezione del patrimonio artistico italiano. Proprio le suddette agevolazioni fanno sì che siano brand italiani e non stranieri a finanziare i restauri. Solo negli ultimi anni, si annoverano numerosi interventi a favore dell’arte da parte di privati, spesso legati al mondo della moda. A Roma – non senza polemiche – Diego della Valle ha finanziato i lavori al Colosseo, Fendi alla Fontana di Trevi (dove ha poi tenuto una sfilata spettacolare, con le modelle a camminare sulle acque attraverso una passerella trasparente); Bulgari ha patrocinato a suon di milioni il restauro di Trinità dei Monti; Eni e Tim hanno partecipato al recupero del colonnato di San Pietro; nel 1998 Laura Biagiotti contribuì, invece, alla ristrutturazione della Cordonata del Campidoglio.

A Venezia, Renzo Rosso di Diesel ha sponsorizzato i lavori del meraviglioso Ponte di Rialto, mentre a Firenze Ferruccio Ferragamo ha donato 600.000 euro alla Galleria degli Uffizi, per omaggiare la sua città e Officine Panerai – che da piccola orologeria di fine ottocento è diventato uno dei brand più ricercati al mondo – ha pagato per il restauro dell’orologio grande del Duomo di Firenze.

Ultimo in ordine di tempo, Eataly, che per consolidare la propria presenza a Milano ha deciso di finanziare la messa in sicurezza del Cenacolo Vinciano – meglio conosciuto come L’ultima Cena di Leonardo da Vinci – affresco magnifico e fragile, che rischia di sparire a causa dell’aria nel refettorio in cui si trova; Farinetti sponsorizzerà un sistema di filtraggio che renderà l’aria più pulita, permettendo di aumentare il flusso di visitatori giornaliero, il cui limite è oggi di 1320 visite.

Singolare è il caso di Castiglione Olona, borgo storico in provincia di Varese, dove dei cittadini hanno contribuito al restauro di alcune zone del paese, raccogliendo 30.000 euro e ottenendo, anche loro, sgravi fiscali; questi ‘mecenati popolari’ , profondamente legati alle loro origini, hanno favorito il mantenimento di uno dei borghi più caratteristici d’Italia, costruito secondo le utopie architettoniche rinascimentali con proporzioni precise nel 1421, quando il Cardinal Branda Castiglioni chiamò artisti da tutta Europa per contribuire al progetto della prima città ‘ideale’ al mondo.

Non è necessario avere milioni per contribuire, nel nostro piccolo, alla salvaguardia del patrimonio artistico italiano. È tutto quello che abbiamo, unito ai tanti, grandi casi di eccellenza del nostro Paese. Basterebbe aver cura del nostro spazio, di quello del vicino, non buttare quella carta per terra, non pascolare i nostri cani e i loro bisogni ovunque senza raccoglierli, avere rispetto del paesaggio. Non ci sono sgravi fiscali per questo, solo tante belle lezioni di senso civico, che fanno sempre bene.

Carolina Attanasio