fringe benefit
12 Ottobre 2021   •   Redazione

Fringe benefit: cosa sono e come cambiano con lo smart working

«Cosa sono e come modificano il mondo del lavoro (con particolare attenzione allo smart working) i fringe benefit

Lo stipendio di un dipendente è costituito dalla cosiddetta busta paga, ossia la paga oraria moltiplicata per le ore effettivamente lavorate nel corso di un mese. Ad essa si possono aggiungere i cosiddetti fringe benefit, ossia dei benefici accessori che possono essere proposti al dipendente come servizi, l’usufrutto di alcuni beni, voucher o altre modalità. Uno dei fringe benefit più noti è la classica auto aziendale, una vettura che l’azienda propone al dipendente, il quale la può usare per il lavoro ma non solo. Effettivamente i fringe benefit che si possono ottenere sono anche molti altri; l’utilizzo sempre più diffuso dello smart working ha costretto le aziende a modificare anche i fringe benefit da offrire ai propri dipendenti.

Quali sono i fringe benefit più diffusi

Come abbiamo già accennato il fringe benefit più diffuso e conosciuto è l’auto aziendale; ce ne sono però anche molti altri che le aziende italiane utilizzano regolarmente. I Fringe Benefit, hanno visto, infatti, un ampliamento della soglia di esenzione che mira ad agevolare l’aumento di buoni acquisto. È bene chiarire che questi voucher sono gestiti da aziende che si occupano di questa specifica soluzione, come ad esempio Edenred con i suoi Ticket Compliments che si possono utilizzare presso i negozi, nei supermercati convenzionati con l’azienda che li gestisce, o ancora, essere impiegati nelle spese online. Sono usati come benefici aziendali anche particolari forme di assistenza integrativa, per la pensione o per la salute. Nei fatti esistono diversi tipi di bene o servizio come fringe benefit, si pensi ad esempio al telefono aziendale.

Esiste un tetto

Anche i benefici aziendali sono argomento della vigente legislazione. A tal proposito in particolare la legge prevede una soglia massima di benefit che possono essere ottenuti in modo completamente detassato. In sostanza il datore di lavoro offre al dipendente N euro di benefit, questi ne riceve N a propria disposizione. Senza che tale somma entri a far parte dell’imponibile annuo per il pagamento dell’IRPEF o che il soggetto debba calcolare le trattenute previdenziali. Questo è possibile solo fino a un massimo di 516,46 euro all’anno, per il 2020 e per il 2021. La fiscalità agevolata è stata in questi due anni prevista per una somma doppia rispetto al passato, come aiuto per i dipendenti a causa della pandemia in atto.

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Cosa accade oltre la soglia

Per i benefit che superano la soglia massima il dipendente è tenuto a saldare la regolare fiscalità. Dovrà quindi considerarli all’interno della propria dichiarazione dei redditi come se facessero parte della paga in denaro, lo stesso dicasi per quanto riguarda i prelievi previdenziali. Ricordiamo che la fiscalità agevolata riguarda anche il datore di lavoro, che può dedurre dalle tasse le spese per i benefit offerti ai propri dipendenti. Fermo restando il tetto massimo di 516,46 euro all’anno.

Benefit aziendali e smart working

in Italia si è cominciato ad utilizzare il welfare aziendale per fornire ai dipendenti sedute ergonomiche, illuminazione adatta alla scrivania su cui si lavora, strumenti di lavoro vari. Come ad esempio il computer portatile, adatto ad essere sfruttato per il lavoro da casa: fornito dall’azienda e in alcuni casi ottimizzato per collaborare sul server aziendale. Oppure alcune aziende hanno offerto ai propri dipendenti il rimborso delle spese per la connessione a internet. Si tratta ancora oggi di situazioni particolari, che non riguardano in modo organico e preciso tutte le realtà lavorative. Anche perché sono numerose le aziende italiane che in seguito ai principali lockdown hanno rapidamente ridotto il ricorso allo smart working.