crisi energetica
06 Ottobre 2022   •   Redazione

Crisi energetica: le soluzioni di Investing.com

«Cosa attende i consumatori in relazione alla crisi energetica e qual è la previsione secondo gli esperti di Investing.com»

Con un indice energetico aumentato di oltre il 38% su base annua, un’inflazione al consumo che ha registrato un nuovo record ad agosto, accelerando al 9,1% nell’Eurozona, e il cosiddetto carrello della spesa che ha raggiunto il +9,6% rispetto al 2021, quello che attende il nostro Paese è un inverno colmo di punti di domanda e questioni da sviscerare, a partire dalle priorità del nuovo Governo e dagli sviluppi del conflitto in corso. Infatti, la crisi energetica, iniziata lo scorso anno ed esacerbata dagli effetti della guerra, ha continuato a indebolire il reddito reale dei consumatori italiani, mentre sempre più imprese sono state costrette a chiedere nuove linee di credito per compensare gli aumenti dei costi di produzione. Ma gli aumenti non si sono limitati all’energia: i prezzi dei beni intermedi sono aumentati del 17,5%, quelli dei beni strumentali del 7,8%, mentre i beni di consumo durevoli e non durevoli sono aumentati rispettivamente del 10,9% e del 16,9%. A questo si aggiunge un forte aumento dell’energia sui mercati regolamentati. Ad Amsterdam, il prezzo del gas misurato dal contratto ICE Dutch TTF per la consegna a un mese ha toccato picchi storici di circa € 340 per MW/h, per poi raffreddarsi in questi giorni sotto i € 200. Livelli comunque molto elevati se si considera che nell’agosto 2021 lo stesso contratto registrava un valore di mercato di circa € 60 euro per MW/h.

A commentare il quadro della situazione è Investing.com nella persona di Alessandro Albano, responsabile editoriale per l’Italia, con una previsione in merito all’impatto di questi eventi sul portafoglio dei consumatori: «Non sarà un inverno facile per investitori e consumatori. Quasi tutte le asset class presentano rendimenti negativi e a questo si aggiunge l’inflazione che continua a registrare livelli record. I risparmi, cioè la grande ricchezza italiana, verranno colpiti da un costo molto salato delle bollette che, secondo le stime delle principali utility, potrebbero più che raddoppiare rispetto allo scorso anno».

E prosegue: «Le difficoltà non interessano, tuttavia, solo il contesto italiano, ma tutte le grandi economie europee dove i governi si sono già adoperati per aiutare imprese e famiglie con decreti aiuti di svariati miliardi di euro. In questo quadro non è auspicabile una politica economica anti-Bruxelles visto che, in caso di attacco al Btp, la BCE ha messo a disposizione un nuovo strumento, il TPI, condizionato dal rispetto delle regole di bilancio fissate dagli organismi europei. Infine, il nuovo esecutivo dovrà mettere in atto una politica energetica a lungo termine che per troppo tempo è mancata al nostro Paese per rendersi man mano meno dipendente non solo dalla Russia ma anche dalla Cina, che ora produce ed esporta in tutto il mondo le principali componenti necessarie per le energie rinnovabili, come litio e cobalto».

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Instabilità uguale spread, si rischia crescita 0 ed emigrazione

Secondo l’Istat una situazione di questo genere, con un tale incremento del carovita dovuto alla crisi energetica, non si registrava dal 1984. A tutto ciò è conseguita l’accelerazione dei prezzi degli alimentari, con una reazione a catena che ha spinto l’inflazione a un livello, +8,4%, mai più raggiunto dopo il dicembre 1985, quando fu pari a +8,8%. Con instabilità politico-economica fa rima lo spread, tornato all’attenzione della cronaca dopo la crisi del 2011. Rispetto a undici anni fa il contesto internazionale è mutato, ma i fondamentali dell’Italia presentano le stesse criticità: un rapporto debito/PIL oltre il 155% (Istat), una total factor productivity tra le più basse del continente e un rendimento sul decennale oggi vicino al 4,6%.

Conclude Francesco Casarella, Italian Site Manager di Investing.com: «Non è detto che la speculazione sui bond assumerà le proporzioni del 2011, ma sarà difficile restituire quella fiducia nel Paese necessaria per sopravvivere nel mondo della finanza e sulla scena politica internazionale. Una fiducia che, dopo anni di austerity e riforme ambigue, si era cominciata a reinstaurare. Ma una BCE sempre più aggressiva e l’incertezza sull’attuazione del PNRR non aiutano in questo senso, poiché i 209 miliardi del Recovery Fund dipendono proprio dagli accordi con Bruxelles e un eventuale re-arrangement di questi potrebbe relegare l’Italia a un destino di crescita zero e forte emigrazione».