21 Settembre 2020   •   Carolina Attanasio

Certosa di Padula, meraviglia sacra nell’inaspettato

«Facciamo un salto alla Certosa di Padula, gelosamente custodita dal Vallo di Diano, nell’entroterra campano che guarda verso la Basilicata. Ettari di sacra bellezza che ha fatto la storia.»

La strada verso la Certosa di Padula, intitolata a San Lorenzo, è lastricata di meraviglia. Da qualunque lato la si prenda, l’incontro col Vallo di Diano allarga la vista, circondato da colline e alture che raggiungono le altezze del Monte Cervati, la cima più alta della Campania. La gita meno ovvia bisogna farla qui, sufficientemente lontano dalla splendida costa del Cilento, da poter sentire la temperatura cambiare sensibilmente, anche ad agosto.

Alla Certosa di Padula ci si va apposta, non di passaggio. Qualsiasi cosa vi aspettiate di trovare nell’entroterra campano, scordatevela, questo posto supera puntualmente le aspettative. Di certose è piena l’Europa, particolarmente in Francia e in Spagna, ma qui nel sud si trova la più grande d’Italia, e una delle maggiori del Continente. Neanche a dirlo, la Certosa di Padula è patrimonio UNESCO.

certosa di padula

Credits @Carolina Attanasio

certosa di padula

Credits @Carolina Attanasio

Dal profano al sacro

Tommaso di Sanseverino, che quel giorno doveva sentirsi molto generoso, ingrandì a dismisura un cenobio a Padula: all’epoca era signore del Vallo di Diano, e di nobiluomini che si guadagnavano così il paradiso era pieno il mondo. Il suo investimento diede i natali, nel 1306, alla certosa che oggi visitiamo. Da lì in poi, i monaci certosini, nei secoli, riempirono stanze, chiostri, corridoi e giardini di meraviglie fatte di spirito e bellezza terrena.

L’architettura e l’arte

Alla sobrietà di celle e stanze si somma la varietà di forme e colori, prevalentemente barocchi, dei chiostri e delle sale dedicate alla contemplazione e al lavoro monastico. Entrare alla Certosa di Padula è un’esperienza mistica, e non solo nel senso religioso del termine. La si può dividere in due aree, quella destinata ai contatti col pubblico, dov’erano granai e stalle, e quella dedicata alla preghiera, con il grande chiostro, le celle e un ingresso che ricorda molto la Reggia di Caserta.

Credits @Carolina Attanasio

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I pavimenti: potremmo parlare solo di quelli. Disegni aggraziati e forme tridimensionali allargano lo sguardo e la profondità degli ambienti, alcuni dei quali sono interamente ricoperti da volte e pareti dipinte e perfettamente conservate e portano alla chiesa, autentico capolavoro barocco. La regola certosina predica il lavoro e la contemplazione, e nella Certosa di Padula non c’è limite ai posti in cui ispirare la preghiera. I chiostri, da quelli piccoli delle celle a quello più grande, la cui forma ricorda la graticola su cui fu bruciato San Lorenzo, sono degli angoli zen dove anche la più superficiale delle anime può trovare il giusto momento di riflessione. Si viene quasi inghiottiti da ogni spazio, attratti dalle decorazioni barocche tipiche campane, dagli enormi banchi di legno – una volta foresterie, sale lettura – vuoti, dall’incredibile bellezza delle ceramiche nell’enorme cucina, unica nel suo genere. La Certosa di Padula è particolarmente conosciuta per la sua scala elicoidale, che porta alla biblioteca. Si regge su se stessa, raccordata da un unico cordolo, ricavato negli stessi scalini.

Credits @Carolina Attanasio

Dalla ricchezza alla decadenza

Nel 1500 la Certosa di Padula era praticamente un’azienda a pieno regime, forte di una grande produzione di generi alimentari in quella che, all’epoca, era un’ex palude dalle modeste pretese. Venne per lungo tempo considerata una Versailles ecclesiastica, per la bellezza dei suoi ornamenti e l’imponenza di alcuni ambienti. Con l’arrivo di Napoleone, tuttavia, i monaci furono costretti ad abbandonare la Certosa, che venne spogliata di ogni ricchezza per arricchire la Francia. Di nuovo, durante gli ultimi conflitti mondiali, il monastero fu prima caserma, poi addirittura campo di concentramento.

certosa di padula

Credits @Carolina Attanasio

Certosa di Padula: le curiosità

Si dice che l’Imperatore Carlo V, di ritorno dalla campagna di Tunisi, ebbe un malore che lo costrinse a chiedere ospitalità alla certosa. I monaci, preoccupati di dover stupire il re e troppo poveri per organizzare un sontuoso banchetto, decisero di impressionarlo cucinando un’enorme frittata, la più grande di sempre, fatta di 1000 uova. L’avranno mai digerita?

Carolina Attanasio