Amka
18 Novembre 2017   •   Redazione

Amka: intervista ad Alessia e Raffaele, giovani volontari italiani

«Oggi intervistiamo Alessia e Raffaele, due giovani ragazzi italiani volontari Amka, che ci parleranno della loro associazione, dei progetti passati e futuri, e soprattutto ci faranno capire cosa vuol dire fare volontariato, specialmente ad una simile età»

AmkaAmka (sito istituzionale) è un’associazione italiana nata nel 2001, la quale si occupa del miglioramento delle condizioni di vita nella Repubblica Democratica del Congo e in Guatemala. Uno dei punti più interessanti di questa organizzazione no-profit è che i suoi volontari non operano a distanza, bensì si recano proprio fisicamente in questi paesi, dando un contributo reale e soprattutto umano. Ogni anno, gruppi di ragazzi e ragazze volonterosi, anche molto giovani, si recano sui luoghi interessati per aiutare queste popolazioni in vari campi, dall’istruzione alla sanità, dalla cura dell’AIDS al potenziamento del ruolo delle donne.

Ho avuto il piacere di intervistare Alessia Callari e Raffaele Ventura, due giovanissimi ragazzi italiani (appena ventenni) volontari di Amka, reduci da un viaggio di circa un mese in Guatemala, dove hanno anche svolto delle lezioni per i ragazzi di una comunità del Petén, a sud del paese. Qui sono venuti a contatto con studenti giovani come loro, tanto simili ma tanto diversi, ai quali hanno sì insegnato tanto, ma altrettanto hanno appreso. È stata un’esperienza che ha richiesto tanto coraggio, impegno e sacrificio, ma che in cambio li ha arricchiti in una maniera straordinaria.

Ok i bei luoghi, il buon cibo e tutte le meraviglie italiane: ma un magazine che si occupa di Made in Italy ha anche il dovere di raccontare un progetto di tale nobiltà e umanità, portato avanti da giovanissimi ragazzi italiani, di cui ho l’onore di raccontare la storia. Alessia e Raffaele ci illustreranno in breve il loro viaggio in Guatemala, ma soprattutto ci faranno capire cosa si prova a fare un’esperienza simile e cosa vuol dire prendere parte ad un’associazione di volontariato. Capiremo quanto due giovani studenti possano arricchirsi facendo del bene all’altro e venendo a contatto con ragazzi altrettanto giovani, che vengono veramente da un altro mondo, ma che hanno diritto agli stessi sogni. È una storia che vi farà capire quanto veramente ci sia il bisogno di confrontarsi con l’altro e con il diverso, sempre.

1) Spiegateci in cosa sia consistito il progetto Amka in Guatemala a cui avete preso parte.

R. Per circa un mese, siamo stati ospitati in due comunità della regione del Petén: Nuevo Horizonte, fondata da un gruppo di ex combattenti della guerra civile conclusa nel 1996, e La Tecnica. A Nuevo Horizonte, insieme al nostro gruppo di giovani volontari di Amka, abbiamo tenuto una serie di lezioni su vari temi (sulla resistenza italiana, sulle fiabe e sul dibattito principalmente) nella scuola popolare;  ci ha davvero stupito l’entusiasmo con cui i ragazzi hanno partecipato, gli interventi e l’incredibile maturità. Abbiamo ascoltato le loro storie, spesso dure, molte volte terribilmente crude, ma anche commoventi e decisamente cariche di emozioni. È un mondo totalmente diverso dal nostro: ognuno qui svolge il suo ruolo e deve contribuire con parte del suo impegno quotidiano, al benessere e alla crescita della comunità. Gli ideali sono quelli di uguaglianza, pari opportunità, condivisione, solidarietà… e quanto noi abbiamo dato a loro, loro hanno dato a noi. Ci hanno accolti come fratelli venuti da lontano, ci hanno ospitato con un calore e una sincerità che hanno spazzato via in un secondo le distanze geografiche e culturali.

2) È difficile decidere di partecipare ad un simile progetto. Quali sono stati i motivi che vi hanno spinti a farlo e che vi hanno portato ad Amka ?

A. Le ragioni sono varie. Sicuramente c’era la voglia di vivere un’esperienza forte, ricevere una scossa e nuovi stimoli per guardare con occhi diversi la nostra quotidianità. Spesso siamo distratti da ciò che è veramente necessario e di conseguenza, non è che non apprezziamo più quello che abbiamo, ma proprio non lo vediamo più. Fare del volontariato in generale, o recarti in un posto del genere e venire a contatto con persone così diverse, ti apre gli occhi: vedere quei ragazzi vivere con così poco nella loro piccola comunità, ma sereni e con ideali così nobili, ti fa capire che forse non sono loro quelli ad avere più bisogno di aiuto.

3) Credo che vivere un’esperienza simile sia qualcosa di davvero arduo ma allo stesso tempo molto soddisfacente e di una ricchezza immensa. Quale sono state le vostre emozioni e cosa vi ha lasciato tutto questo?

A. Per quanto mi riguarda, questo viaggio è stata una continua scoperta dal momento in cui ho messo piede in aereo fino al mio ritorno a Roma.  La vita in comunità è stata ogni giorno una lezione di umiltà, dignità e positività. Lo scambio con i ragazzi è sempre stato stimolante e gratificante, e vedere la loro partecipazione attiva alle nostre lezioni, la loro voglia di apprendere, è stata davvero un’emozione intensa. Non avevo mai intrapreso un viaggio così lungo con così poco comfort. Ma ho capito che in realtà si vive con poco, e che si vive pure bene. Noi occidentali siamo abituati a vivere con così tante cose, che ai loro occhi sembrano davvero stupide, e come dargli torto… tutte cose che ci distraggono da ciò per cui si dovrebbe essere veramente felice ogni giorno. E non te ne rendi conto, finché non lo vivi davvero.


4) Quali sono i progetti e gli eventi futuri per Amka?

R. Un evento futuro molto importante e a cui consiglio vivamente a chi vuole di partecipare è quello che si terrà il 26/11/2017 alla libreria Assaggi, nel quartiere San Lorenzo di Roma: una raccolta fondi che Amka ha organizzato per il progetto Libros Despertados. È un progetto che prende spunto da un’altra iniziativa italiana, Book in Progress, basato sull’idea che la scuola possa diventare un laboratorio in cui studenti e insegnanti collaborano per creare i libri di testo. In questo modo i libri saranno più moderni, stimolanti, in linea con gli interessi dei ragazzi e le competenze dei professori. Libros Desperados opererà proprio in Guatemala, che d’altronde è uno dei paesi dell’America Latina con il più alto tasso di analfabetismo, e dove l’acquisto dei libri scolastici è possibile solo molto raramente. L’impossibilità di avere i libri rende difficile l’apprendimento, che spesso si basa sulla trasmissione orale. In questa situazione la possibilità che gli studenti possano continuare gli studi e avere la prospettiva di un futuro dignitoso è praticamente pari a zero. Con Libros Desperados, Amka vuole rompere questo circolo vizioso, introducendo un tale elemento di innovazione.
Il progetto è inoltre realizzato con il supporto scientifico dell’IISS E. Majorana di Brindisi, scuola tra le eccellenze europee in innovazione scolastica e a cui si deve il progetto del Book in Progress, e parteciperanno anche l’Universidad San Carlo de Guatemala, Università Lumsa di Roma e ANP Lazio che agevolerà possibili scambi con scuole italiane.

5) Anche se, purtroppo, non sono molto conosciute, le iniziative di volontariato in Italia sono tante. Che consigli date ai giovani ragazzi italiani ai quali piacerebbe intraprendere simili progetti ?

A. Il mio consiglio è semplicemente quello di buttarsi: è lo stesso consiglio che è stato dato a me da una persona molto importante, che non smetterò mai di ringraziare. Fare volontariato, specialmente sui luoghi interessati, è un’esperienza completa, dove non ci sono benefattori e riceventi: tutti danno e tutti ricevono. Sono due aiuti completamente diversi, ma complementari. L’aiuto che noi, da ragazzi italiani, possiamo dare è più pratico, ma quello che riceverete se vorrete fare un’esperienza simile, è un aiuto spirituale, forse ancora più importante. Mettete in discussione voi stessi, le nostre abitudini, i nostri concetti e confrontatevi con chi ha tanto da insegnarvi. Non ve ne pentirete mai.

Francesca Celani