03 Giugno 2020   •   Raffaella Celentano

Alessandro Michele dice addio alle sfilate e riscrive le sue regole

«Alessandro Michele diventa il simbolo di un sistema moda che ripensa le sue regole e con la sua maison Gucci decide di abbandonare le sfilate e la stagionalità»

Il 2020 è sicuramente un anno particolare, pieno di cambiamenti che stanno interessando le nostre vite in tantissimi modi diversi. Ci ritroviamo improvvisamente a fare i  conti con una nuova realtà e un nuovo concetto di normalità, che si sono insinuati nelle nostre vite improvvisamente. Occorre, però, far fronte a questi traumi in maniera vitale e resiliente, facendo sentire la nostra voce, esattamente come sta facendo il sistema moda internazionale. Costretto ad affrontare una crisi senza precedenti (per lo meno nel recente passato), il fashion system ha deciso di alzare la testa e dettare nuove regole, che possano dare inizio ad una moda più consapevole, vicina alle esigenze dei consumatori ma anche dei produttori. L’ultima novità in proposito arriva dal direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, che ha annunciato la sua rinuncia alle sfilate e al concetto ormai opprimente di stagionalità.

«Nel mio domani abbandonerò il rito stanco della stagionalità e degli show per riappropriarmi di una nuova scansione del tempo, più aderente al mio bisogno espressivo»
Alessandro Michele

L’annuncio ufficiale è arrivato dai profili social del brand Gucci, che già da una settimana circa aveva iniziato a pubblicare una sequenza di scritti dal titolo Appunti nel silenzio in cui Alessandro Michele condivideva idee, riflessioni e dubbi circa l’attuale sistema moda. Una riflessione profonda e intimista, strettamente legata al concetto di creatività e che si riflette inevitabilmente su quelli che fino ad ora sono stati i pilastri fondamentali della moda, le stagioni e le sfilate. Il marchio di proprietà del gruppo francese Kering da ora in poi seguirà i suoi tempi, con due sole presentazioni l’anno, che promettono di essere “impertinenti e profondamente libere”. Ad essere fortemente criticate sono le stagioni Cruise, Pre-fall, Spring-Summer e Fall-Winter, definite dallo stilista come sigle che hanno colonizzato il nostro mondo, ma che ormai  non hanno più un significato concreto.

Alessandro Michele e gli altri “cospiratori” della moda

Ma il geniale direttore creativo di Gucci non è l’unico a voler dare nuova vita e nuovi ritmi al fashion system. Anzi, possiamo dire che questa emergenza ha smosso molti animi e ha accelerato un processo che già da qualche tempo voleva tornare ad una moda più riflessiva e creativa, lontana dalla frenesia e dalle (a volte insostenibili) esigenze di mercato. Insomma, serve un ritorno ad una dimensione più autentica della moda, esattamente come ha spiegato di recente Giorgio Armani che in una lettera aperta aveva denunciato il problema della sovrapproduzione di capi e aveva invitato a un rallentamento della filiera moda, così da rivalutarla e valorizzarla. A distanza di pochi giorni, poi, Armani aveva anche annunciato di non voler sfilare a luglio durante la digital week promossa dalla CNMI, ma di voler presentare le sue collezioni a settembre e di voler spostare la sua collezione Alta Moda Armani Privé da Parigi a Milano. Pensieri e decisioni che hanno scosso non poco il sistema moda e, più in generale, l’economia italiana. Si tratta, infatti, di cambiamenti importanti che potrebbero aprire la strada ad una nuova epoca della moda, più lenta, legata sì alla produzione ma rispettosa della creatività e dei tempi dei suoi attori principali.

Alessandro Michele Alessandro Michele Alessandro Michele

Una voce, quella di Re Giorgio, che si è alzata in difesa della vera essenza creativa della moda, e che è stata poi seguita da altri grandi nomi. Poco dopo, infatti, anche lo stilista di Saint Laurent Anthony Vaccarello ha deciso di dire addio al calendario parigino delle sfilate. In una dichiarazione Francesca Bellettini, CEO dell’azienda e presidente della Chambre Syndicale de la Mode Féminine, ha affermato che ormai la creatività viene forzata e non ha più la possibilità di esprimersi liberamente, giustificando così la decisione dello stilista e della maison di presentare le collezioni nella forma, luogo e tempo che riterranno più appropriati. Ancora, il marchio Zegna ha deciso che svelerà la collezione Primavera-Estate 2021 a luglio con un format virtuale. Nel frattempo, altri importanti nomi del fashion system come Erdem, Dries Van Noten, Joseph Altuzarra e Proenza Schouler hanno firmato una lettera aperta in cui chiedono al sistema radicali cambiamenti: tra questi lo spostamento della stagione Autunno-Inverno tra i mesi di agosto e gennaio e quella Primavera-Estate tra febbraio e luglio, una riorganizzazione delle sfilate di moda e l’invito a utilizzare maggiormente gli showroom digitali per limitare gli sprechi di tessuti.

Una moda più equilibrata e meno frenetica

Pare evidente che queste richieste e decisioni che stanno interessando il sistema moda siano pensate per mantenere un flusso più equilibrato delle consegne e attenuare quella frenesia imposta dalle esigenze di mercato. La moda dovrà essere, per la prima volta dopo tanto tempo, lenta, attenta alle esigenze dei consumatori e dei produttori. Dovrà creare abiti che possano durare nel tempo, senza passare di moda dopo una stagione (o anche meno). Dovrà rinunciare a quelle corse contro il tempo che schiacciano la creatività e impongono cambiamenti continui, a cui nessuno (né produttori né consumatori) riesce a stare dietro. Insomma, la moda dovrà ripensare le sue regole non con un’insurrezione, ma con un atto d’amore, per sé stessa e per il mondo intero.

Raffaella Celentano