I’m Not A Blonde: «Nelle nostre canzoni la nostra storia»
«Ironiche e talentuose, le I’m Not A Blonde hanno appena pubblicato il loro nuovo singolo Daughter, dai ritmi accattivanti e suggestioni anni ’80-’90. Ecco la nostra intervista al duo milanese»
Brani electro-pop, ritmi e synth che richiamano gli anni ’80 e poi chitarre e voci che riportano indietro negli anni ’90. Questo è il bel mix delle I’m Not A Blonde (sito ufficiale), il duo firmato da Chiara “Oakland” Castello e Camilla Matley, polistrumentiste e compositrici di talento. Del resto la musica sta cambiando, proprio come dimostra questa originale girlband che ho avuto il piacere di intervistare.
L’avventura è cominciata 4 anni fa, quando Camilla stava cercando una cantante per un altro progetto musicale. Quella band è durata molto poco ma io e Camilla abbiamo cominciato a fare delle collaborazioni e presto è arrivata la voglia di scrivere delle cose insieme, e così sono nati i pezzi del nostro primo EP uscito a settembre 2014.
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I vostri brani di stampo electro-pop richiamano i ritmi e synth degli anni ’80 e le chitarre e voci del punk anni ’90. Quali sono le vostre influenza musicali?
Diverse direi, sia io che Camilla siamo onnivore musicalmente, ascoltiamo tantissime cose diverse e sicuramente questo si riflette in quello che scriviamo. Per entrambe comunque le influenze maggiori arrivano dal mondo musicale anglosassone, per Camilla è quella di stampo più brith, e new wave, io sono nata negli Stati Uniti ed ho subito il fascino del pop americano, non so se si senta ma da Micheal Jackson prima di tutti.
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Di cosa parlano i testi dei vostri brani?
I nostri brani parlano delle nostre vite e del nostro modo di relazionarci agli altri e al mondo. Spesso lo facciamo attraverso le storie di personaggi immaginati, come nei film, che diventano i nostri alter ego, degli attori che parlano per noi e raccontano delle nostre emozioni. A tratti possono sembrano testi un po’ folli o surreali ma in realtà parlano di noi e del nostro quotidiano.
I vostri video sono stupendi: simmetrici e ironici. Vi affidate alla regia o nascono anche da vostre idee?
Il nostro rapporto con i video e sempre stato di Odio/Amore, ognuno dei nostri video ha una storia diversa, e un regista diverso. Tendenzialmente partiamo sempre con un’idea già in mente, delle immagini o una storia che possa per noi rappresentare il testo e poi insieme al regista sviluppiamo quest’idea. È un approccio molto creativo per noi ma ovviamente non è sempre facile per un regista, con la propria sensibilità entrare nelle nostre teste e noi nella sua, insomma diventa una contaminazione di idee. Ora per l’ultimo video di Daughter abbiamo per la prima volta scelto di affidarci totalmente e dare carta bianca al regista e devo dire che Davide Marconcini è stato molto bravo a rileggere ed interpretare le emozioni del pezzo, lo rappresenta molto e siamo felici.
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In attesa del vostro nuovo disco, ci dite se c’è un brano a cui siete particolarmente affezionate?
Credo che vada un po’ a momenti, per un periodo il mio preferito è stato Bad Buke Good Gaze, forse il brano più pop che abbiamo scritto, poi è arrivato il momento di IF e poi Not Lost, insomma ci piace cambiare idea.