Fondazione Prada Osservatorio
10 Gennaio 2017   •   Carolina Attanasio

Osservatorio di Fondazione Prada: un nuovo occhio su Milano

“Con la mostra fotografica ‘Give me yesterday’ si apre la programmazione del nuovo spazio Osservatorio della Fondazione Prada in Galleria Vittorio Emanuele”

La Fondazione Prada raddoppia i suoi spazi con la recente apertura di Osservatorio, un luogo che, se è vero che nomen omen, rispecchia perfettamente il proprio significato.

Un ascensore all’interno della Galleria Vittorio Emanuele vi conduce direttamente al quinto piano, sopra i negozi, sopra la folla, sopra tutto e vi catapulta nella luce e nel silenzio di questo loft, sviluppato su due livelli. Un grande occhio sul cielo di Milano e sullo skyline della città, seminascosto dall’imponente soffitto a vetrate della Galleria, che avvolge l’intero spazio.

Osservare l’esterno è la prima tentazione agli occhi di chi arriva, ma subito si viene catturati dalle immagini che animano l’architettura newyorkese del loft.

Fino al 12 marzo è in corso ‘Give me yesterday’, a cura di Francesco Zanot, un interessante percorso fotografico di 14 artisti italiani e internazionali sull’utilizzo della fotografia come diario personale. Gli autori ritraggono se stessi, i propri amici, conoscenti, in momenti di vita quotidiani e, in alcuni casi, estremamente intimi. La pervasività del mezzo fotografico digitale ormai non ci stupisce quasi più, siamo abituati a fotografarci in bagno, a letto, in intimo, appena svegli, scorriamo continuamente gallerie fotografiche di persone che non conosciamo, ma delle quali sappiamo tutto, perché tutto è quello che vogliono farci vedere. Gli autori in questione lo sanno bene, per cui giocano ad aumentare il carico emotivo dei rispettivi diari mettendo in scena se stessi e l’intimità dei propri rapporti con gli altri.

Melanje Bonajo, in Thank you for hurting me I really needed it, si è fotografata ogni volta che ha pianto dal 2001 al 2011, contrapponendo l’istintività del piangere alla rigorosità del fotografarsi ogni volta; in Camera Woman, Tomé Duarte si fotografa in vari punti del suo appartamento con indosso i vestiti dell’ex compagna, appena andata via di casa, nel tentativo di liberarsi di lei; Irene Fenara (Ho preso le distanze), ha fotografato amici, parenti e conoscenti con una Polaroid, posizionandosi a una distanza fisica che indicasse anche la distanza in termini di rapporto interpersonale con il soggetto, dal più lontano al più vicino. Tina, madre del fotografo Leigh Ledare, è il soggetto degli scatti del figlio, che la ritrae in posa ma anche in situazioni di sesso con vari compagni, rompendo i tabù dell’intimità familiare. C’è spazio anche per il racconto di viaggio, come quello di Antonio Rovaldi, che in Orizzonte d’Italia inanella una serie di scatti fatti lungo le coste italiane e in Sardegna, tutti con la medesima linea d’orizzonte a formare un grande ritratto continuo della Penisola.

Improvvisazione e controllo si fondono in questi diari contemporanei di fotografi cresciuti di pari passo con la digitalizzazione e l’esasperazione del privato e della quotidianità, dove il confine tra messinscena e realismo è sottile e sempre pronto a essere condiviso in favore del like e dell’approvazione digitale.

Con Give me yesterday, Osservatorio scrive la propria lettera d’intenti, ponendosi come luogo di osservazione ed esplorazione dei contenuti visivi contemporanei e della loro veicolazione, di come questi condizionino e si facciano condizionare dai modelli culturali e sociali, che sempre di più coinvolgono tutti noi nella messa in atto di un grande diario globale della comunicazione.

Carolina Attanasio