musei italiani
24 Maggio 2017   •   Snap Italy

Musei italiani da visitare: la Top-5 secondo Tripadvisor

«La funzione di un museo dovrebbe essere non quella di mostrarci delle cose, ma di permettere di vedere in noi stessi attraverso le cose, di misurarci in relazione agli oggetti esposti. Parole e musica di J.M.G. Le Clézio, che accorrono in nostro aiuto per presentarvi la top-5 dei musei italiani da visitare secondo Tripadvisor»

Una delle tappe fisse durante la visita di una città, è il museo (o i musei se la città ne offre più di uno). Esiste da sempre, ed è un luogo dove opere d’arte di grande valore dimorano per essere custodite, accudite e pronte a suscitare lo stupore del visitatore. I musei italiani sono innumerevoli, e sono, senza ombra di dubbio, quelli che ospitano i quadri, le sculture, le effigi del passato più belle in assoluto.

Ma quali sono i musei italiani che piacciono di più? Quelli più visitati insomma? Tripadvisor ci viene in aiuto, elencando quelli premiati lo scorso anno.

Vogliamo darvi una panoramica su cinque di questi, scegliendo due tra i più famosi in assoluto e tre tra i meno conosciuti magari, o rivolti a visitatori dai gusti più “di nicchia”.

Museo Egizio (Torino)

“Tappa obbligata nella capitala sabauda”

Partiamo con il Museo Egizio, che si trova a Torino. Il più antico dei musei italiani, e non solo, dedicato alla civiltà nilotica. È considerato il più importante museo egizio, dopo quello di El Cairo, data l’enorme quantità di reperti presenti. Nacque come conseguenza della moda ottocentesca di collezionare antichità egizie. Formalmente fondato nel 1824, con l’acquisizione da parte di Carlo Felice di Savoia di un’ampia collezione di opere riunita in Egitto da Bernardino Drovetti, accolse come primo oggetto la Mensa Isiaca, una tavola d’altare in stile egizittizzante, realizzata probabilmente a Roma nel I secolo d.C.. L’ultima acquisizione importante di quello che è uno dei più antichi musei italiani, è il tempietto di Ellesija, donato all’Italia dalla Repubblica Araba d’Egitto nel 1970, per il significativo supporto tecnico e scientifico fornito durante la campagna di salvataggio dei monumenti nubiani, minacciati dalla costruzione della grande diga di Assuan.

Nelle sale del museo sono oggi esposti circa 3.300 oggetti. Più di 26.000 reperti sono depositati nei magazzini, in alcuni casi per necessità conservative, in altri perché rivestono un interesse unicamente scientifico (vasellame, statue frammentarie, ceste, stele, papiri) e sono oggetto di studi i cui esiti sono regolarmente pubblicati.

Dopo lavori di ristrutturazione e ampliamento, il 1º aprile 2015 il museo è stato nuovamente inaugurato con una superficie espositiva più che raddoppiata, una sala mostre, e aree per la didattica. Il museo risulta suddiviso in quattro piani, con un percorso di visita cronologico. È fornito anche di un’importante biblioteca, spazi di restauro e studio di mummie e papiri e, dal giugno 2015, partecipa a una spedizione archeologica internazionale in Egitto.

Ha sede nello storico Palazzo dell’Accademia delle Scienze, sede dell’omonima Accademia. È aperto il lunedì dalle 9.00 alle 14.00 e, il resto della settimana, dalle 9.00 alle 18.30. Il biglietto d’ingresso intero ha un costo di 15€.

Museo Nazionale del Cinema (Torino)

“Perfetto intrattenimento per il pomeriggio domenicale”

Il Museo Nazionale del Cinema Fondazione Maria Adriana Prolo ha sede a Torino, all’interno della Mole Antonelliana, ed è uno dei più importanti tra i musei italiani e mondiali per la ricchezza del patrimonio di ambito cinematografico che custodisce. Il nucleo delle collezioni è dovuto al lavoro della storica e collezionista Maria Adriana Prolo. Il primo progetto di costruzione di un museo italiano del cinema risale al giugno 1941, quando la studiosa cominciò a realizzare quest’idea, sotto i buoni auspici del regime fascista. Il museo fu però inaugurato più tardi, il 27 settembre 1958, e fu riconosciuto tra i musei italiani nel 1960.

Ciò che rende questo tra i musei italiani unico, è la peculiarità del suo allestimento espositivo. Lo scenografo svizzero François Confino ha lavorato d’ingegno e fantasia, moltiplicando i percorsi di visita per dare vita a una presentazione spettacolare, che investe il visitatore di continui e inattesi stimoli visivi e uditivi, proprio come capita quando si assiste alla proiezione di un film capace di coinvolgere ed emozionare. Chi entra nel museo non è solo un visitatore, ma anche un esploratore, un autore, un attore, uno spettatore.

Ospita macchine ottiche pre-cinematografiche (lanterne magiche), attrezzature cinematografiche antiche e moderne, pezzi provenienti dai set dei primi film italiani ed altri cimeli nazionali e internazionali. Lungo il percorso espositivo di 3200 metri quadrati distribuiti su cinque piani, si visitano alcuni spazi dedicati alle figure principali che contribuiscono a realizzare un film. Il museo conserva anche un’imponente collezione di manifesti cinematografici, una collezione di pellicole e una biblioteca, in costante ampliamento.

Questo museo, particolare tra i musei italiani, ospita anche numerosi festival, il più importante e prestigioso dei quali è il Torino Film Festival. Al suo interno c’è poi un ascensore panoramico (inaugurato nel 2000), con pareti in cristallo trasparente, dal quale si può ammirare il panorama della città. Si tratta del museo con la maggiore estensione in altezza tra i musei italiani e del mondo intero.

Museo Nazionale dell’Automobile (Torino)

“Sempre un’esperienza quasi mistica”

Custode e testimone della creatività artigiana e industriale legata al mondo dei motori, il Museo Nazionale dell’Automobile Avv. Giovanni Agnelli è un viaggio attraverso la storia dell’automobile per raccontare la sua evoluzione da mezzo di trasporto a oggetto di culto, ma anche le trasformazioni epocali che hanno influito sulla società, il costume e il modo di vivere.

Questo museo, tra i più originali dei musei italiani, nasce nel 1932 da un’idea di due pionieri del motorismo nazionale, Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia (primo Presidente dell’Automobile Club di Torino e tra i fondatori della Fiat). Fu Carlo Biscaretti di Ruffia, figlio di Roberto, a legare indissolubilmente il proprio nome al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino: infatti fu lui a idearlo, radunarne la collezione iniziale, battersi per farlo nascere e adoperarsi tutta la vita per dargli una sede dignitosa. Questo, che è uno dei musei italiani più belli, venne ufficialmente inaugurato il 3 novembre 1960.

È l’unico Museo Nazionale del genere in Italia, rappresenta uno dei pochi edifici costruiti appositamente per ospitarvi la collezione di un museo e costituisce anche un raro esempio di architettura moderna. Vanta una delle collezioni più rare e interessanti nel suo genere, quasi 200 automobili originali, dalla metà dell’800 ai giorni nostri, di oltre ottanta marche diverse, provenienti dall’Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Spagna, Polonia e Stati Uniti.

Nell’estate del 2011 si sono conclusi i lavori per il rinnovo del museo, che gli ha donato un volto contemporaneo e avveniristico. L’allestimento vivace e coinvolgente, abbinato a un accurato approfondimento tematico intuitivo e aggiornato, fanno del museo luogo da frequentare, non solo da visitare.

«Il MAUTO è un’eccellenza della Città di Torino, un luogo di conservazione e memoria, prestigioso e unico nel suo genere – dichiara il direttore del museo Rodolfo Gaffino Rossi. Ma lavoriamo ogni giorno perché il MAUTO sia anche molto altro: spazio di dibattito e di confronto, di collaborazioni, di dialogo e sinergie. Grazie ai tanti progetti in cantiere – dalla Scuola di Restauro alle mostre in programma, dalle intense relazioni con importanti musei internazionali ai laboratori didattici – il MAUTO ambisce ad essere un progetto in costante evoluzione, capace di aggiornarsi e modulare i propri contenuti per accogliere e coinvolgere un pubblico il più ampio e variegato possibile».

Il processo creativo è al centro del racconto museale, ma le automobili esposte testimoniano anche gli avvenimenti sportivi e sociali a cui hanno partecipato, come hanno sedotto il grande pubblico e perché alcune di esse sono diventate parte integrante della memoria collettiva del Novecento. Il Design è il filo conduttore che guida il visitatore attraverso le linee, gli stili e gli uomini che ne hanno determinato i cambiamenti. Oltre al grande Garage visitabile (su prenotazione) che accoglie le vetture che non trovano posto nella collezione permanente, all’esposizione museale si aggiungono un’area dedicata alle mostre temporanee, uno spazio eventi, un centro congressi, il centro didattico, il bookshop, la caffetteria-ristorante e un’officina che ospiterà la Scuola di restauro, dove si intendono coinvolgere artigiani e specialisti perché alla divulgazione teorica possa affiancarsi una formazione pratica e artigianale. Infine, il Centro di Documentazione, tra i più preziosi in Europa per la singolarità delle sue collezioni, è aperto al pubblico ed è attiva la consultazione online del catalogo sia della parte libraia che di quella archivistica.

A tutto questo si aggiunge un aspetto che rende il MAUTO uno tra i musei italiani più tecnologici, se non forse il più tecnologico in assoluto. Infatti basta un click per accedere all’incredibile patrimonio di approfondimenti: accessibile da dispositivi fissi lungo il percorso e dai propri tablet e smartphone, l’App del MAUTO (iOS e Android) è la chiave di lettura, intuitiva e immediata, che rende il percorso espositivo ancora più interattivo. E per i più piccoli il museo si scopre attraverso il gioco: un trenino li accompagna attraverso la catena di montaggio per spiegargli come si costruisce una macchina e alcuni dei video sparsi nel percorso raccontano come è nata la ruota o quali sono gli accorgimenti fondamentali per la sicurezza in macchina. Sul tema della sicurezza, inoltre, un’intera sezione spiega ai ragazzi quali sono i rischi e le conseguenze di un comportamento scorretto: un simulatore di guida per gli over 18 patentati permette di mettere alla prova le proprie capacità, stimolando una guida consapevole e virtuosa.

Galleria degli Uffizi (Firenze)

“Pieno di capolavori”

La Galleria degli Uffizi occupa interamente il primo e il secondo piano del grande edificio costruito tra il 1560 e il 1580 su progetto di Giorgio Vasari: è uno dei musei italiani più famosi al mondo per le sue straordinarie collezioni di sculture antiche e di pitture (dal Medioevo all’età moderna). Le raccolte di dipinti del Trecento e del Rinascimento contengono alcuni capolavori assoluti dell’arte di tutti i tempi: basti ricordare i nomi di Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, oltre a capolavori della pittura europea, soprattutto tedesca, olandese e fiamminga. Non meno importante nel panorama dell’arte italiana la collezione di statuaria e busti dell’antichità della famiglia Medici.

Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, l’esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al mondo di opere del Rinascimento. Le attuali Gallerie degli Uffizi formano un complesso comprendente la Galleria delle Statue e delle Pitture (ex Palazzo degli Uffizi), il Corridoio Vasariano e le collezioni di Palazzo Pitti.

All’interno di questo museo, come in buona parte degli altri musei italiani, è necessario avere pazienza. Infatti le code e le attese sono infinite ma ne vale sicuramente la pena. Gli Uffizi non erano stati concepiti per accogliere 10.000 visitatori al giorno ma solo per ospitare uffici, un teatro e spazi assolutamente privati e rigorosamente custoditi dai Granduchi Medicei. Tuttavia, ad oggi, hanno la capacità di riportare il visitatore indietro nel tempo, passeggiando sotto volte affrescate, riportando l’eco dei Granduchi e dei loro servitori. Il susseguirsi di opere è affascinante e mozzafiato. Ma la Galleria degli Uffizi sembra aver pensato anche a questo, riservando il corridoio della loggia ad un momento di respiro, accompagnato dalla veduta a 180° sulla collina di San Miniato, Giardino Bardini, la Kafeehouse di Boboli e infine su Ponte Vecchio.

Galleria Borghese (Roma)

“Prima di entrare prendete un cardiotonico! Tanta bellezza potrebbe sconvolgervi”

La collezione della Galleria Borghese, che fu definita “la più bella collezione del mondo”, è tuttora raccolta nel luogo che fu creato e pensato per quella collezione, in una sorta di sogno del museo ante litteram. Si trova in piazzale Scipione Borghese 5 e si può considerare unica al mondo per quel che riguarda il numero e l’importanza delle sculture del Bernini e delle tele del Caravaggio.

Fu creata a partire dal 1607 per volere del cardinale Scipione Caffarelli Borghese che intraprese un’intensissima committenza architettonica, dando contemporaneamente l’avvio a una sistematica acquisizione di opere d’arte che avrebbero reso la sua collezione una delle più grandi dell’epoca. La prima collezione fu formata dai dipinti di Caravaggio, di Tiziano e di Raffaello, mentre la collezione di sculture antiche, altro fondamentale elemento, era andata costantemente arricchendosi. Dal 1615 al 1623 il giovane Gian Lorenzo Bernini eseguì per il cardinale i celeberrimi gruppi scultorei, ancora oggi conservati nel Museo e posti al centro di ogni sala, raccordando l’intero tema decorativo al nucleo iconografico del gruppo scultoreo, e che ad oggi non sono stati mai spostati: l’Enea e Anchise, il Ratto di Proserpina, il David, l’Apollo e Dafne.

Oltre ad essere eccezionale per la sua splendida collezione, il museo è perfetto nella coerenza del suo insieme decorativo con marmi, intarsi, mosaici, stucchi e inserti dell’antico.

Le opere sono esposte nelle 20 sale affrescate che, insieme con il portico e il Salone di ingresso, costituiscono gli ambienti del Museo aperti al pubblico. Inoltre più di 260 dipinti sono custoditi nei Depositi della Galleria Borghese, collocati sopra il piano della Pinacoteca, visitabili su prenotazione.

Nell 2006, la galleria Borghese ha dato avvio ad un grande progetto denominato Dieci Grandi Mostre. All’interno del museo, infatti, sono conservate opere somme dei maggiori artisti del Cinquecento e del Seicento. Gran parte di queste opere è inamovibile dalla propria sede. È perciò impossibile il trasferimento a quelle mostre temporanee che in giro per il mondo vogliono approfondire l’attività pittorica di questi artisti. L’obiettivo è quindi quello di colmare questa lacuna con un progetto programmatico di dieci grandi mostre monografiche in dieci anni. Il progetto è stata portato a termine nel 2015 con l’ultima mostra monografica dedicata al Bernini.

Chiara Rocca