casa delle farfalle
26 Aprile 2017   •   Carolina Attanasio

Casa delle Farfalle, angolo di paradiso nel cuore di Roma

«Vi portiamo a vedere un piccolo gioiello temporaneo a Roma, sull’Appia Antica. Nella casa delle Farfalle si torna bambini e si ritrova il contatto vero con la natura.»

Giovedì mattina alle nove, tredici gradi, sono a Porta San Sebastiano aspettando il 118, non l’ambulanza ma l’autobus che percorre buona parte dell’Appia Antica all’interno dell’omonimo Parco regionale. Destinazione Casa delle Farfalle: un angolo di paradiso nel cuore verde di Roma. La strada è così stretta che la palina di attesa se ne sta schiacciata al vecchio muro, e così devo fare anch’io se non voglio essere investita mentre aspetto. Arriva, salgo. A bordo, io e le altre tre persone presenti ci godiamo il paesaggio traballando sui sampietrini. La strada scivola senza traffico attraverso catacombe (San Sebastiano e San Callisto), prati sterminati, piccole palazzine dal colore ocra, ristoranti storici e misteriosi villoni iper-sorvegliati.

Dopo un po’ non so più dove mi trovo, so solo che Roma si conferma una città infinita, una scoperta continua.

Un quarto d’ora dopo sono già a destinazione, in anticipo. Attraverso un cancello, a destra una specie di bricostore-mercatino e a sinistra una serra, la mia destinazione. È presto e mi siedo ad aspettare, nel frattempo arrivano orde di bambini muniti di focaccia ed energia sufficiente a stremare le galline che circolano liberamente nel prato adiacente.

La Casa delle Farfalle alla fine è questo, una serra dal microclima studiato in un prato di giostre e galline, un paradiso per i bambini romani e anche per i loro genitori, che qui hanno l’espressione di chi non sta pensando al lavoro e ai problemi.

Dopo poco arriva Eleonora Alescio, biologa e ideatrice del progetto con l’Associazione culturale Imago. Modi pratici, sguardo pulito e calma olimpionica nel destreggiarsi tra le domande impossibili dei bambini. Le corro dietro mentre entra in serra a nebulizzare le piante e mi viene un colpo: dentro ci sono 28 gradi, un’umidità tropicale e improvvisamente ho un dejà-vu di un campeggio fatto in Sicilia anni fa, d’estate, quando alle sette di mattina in tenda faceva lo stesso caldo abominevole. Mi guardo intorno, questo posto pullula di farfalle di ogni forma e dimensione, devo stare attenta anche a dove metto i piedi perché potrei schiacciarne una. Qualcuno chiede a Eleonora perché non le tolgono da terra e lei, semplicemente, risponde che è un po’ complicato spiegare a una farfalla dove può stare e questa, in fin dei conti, è casa loro, mica nostra.

Aspetto il mio turno e finalmente posso chiederle di parlarmi di questo piccolo gioiello nel cuore verde di Roma.

Come nasce la Casa delle Farfalle e a che scopo?

La Casa delle Farfalle nasce da una vera passione per questi animali, già per i bruchi in realtà, passione che vogliamo comunicare a tutti, in particolar modo ai bambini. Attraverso l’Associazione culturale Imago sono riuscita a portare a Roma questa iniziativa, che era già partita in Sicilia, la mia terra, prima a Modica e poi a Vittoria. Qui abbiamo trovato il sostegno e il patrocinio del Parco dell’Appia Antica e del Municipio, che hanno accolto con vero piacere la nostra idea. Avere il sostegno di enti e istituzioni è sempre una cosa molto positiva.

La Casa delle Farfalle è visitabile fino al 4 giugno, come mai un periodo di tempo così limitato?

Questa è la seconda domanda che ci fanno tutti subito dopo ‘quanto vive una farfalla?’ In realtà stiamo cercando di ottenere una proroga, poiché proprio i visitatori ci chiedono di prolungare la nostra permanenza.

Come hai detto, siete già stati in altri posti in Italia. Esistono altre Case delle farfalle in giro?

Sì, ce ne sono varie, da Catania a Padova. Proprio Padova può essere considerata la ‘casa madre’, una delle prime realtà del genere.

Da chi è costituito il vostro pubblico?

Il nostro target è costituito maggiormente da bambini, perché veicoliamo messaggi di sensibilizzazione su cui i più piccoli sono particolarmente ricettivi. Certamente, però, questo posto va bene per tutti, non ha età, anche i grandi qui si sentono un po’ bambini osservando e meravigliandosi. Anche i turisti non mancano, non so se vengano apposta o capitino per caso passeggiando per il Parco, ma sono numerosi e curiosi.

La città non è proprio l’habitat naturale per le farfalle. Quali sono i presupposti per la loro proliferazione?

Questa è una domanda interessante. Le nostre città, negli ultimi decenni, contano meno farfalle, non vediamo più quelle che vedevamo una volta. Noi rispondiamo a questa domanda con il Laboratorio sull’orto in cui, con i bambini, piantiamo dei semi che attirano le farfalle. Il nostro obiettivo è quello di creare dei piccoli corridoi ecologici in città, delle specie di ‘pit-stop’ che rendano gli spazi urbani più ospitali per le farfalle. A Roma potremmo certamente vederne di più, se non ce ne sono vuol dire che le farfalle vedono le città come deserti, ci sono dei piccoli spazi dove possono condurre il loro ciclo di vita, ma questi posti sono isolati tra loro, quindi l’ideale sarebbe creare una continuità tra questi luoghi.

Qual è la particolarità di questo habitat specifico? Quali specie nascono qui?

La Casa delle Farfalle ospita delle specie tropicali, quindi il caldo umido che avverti serve per farle sentire a casa, diversamente non potrebbero proliferare. Tra le farfalle che più incuriosiscono c’è la Civetta, che piace molto ai bambini perché col suo occhio – disegnato sulle ali – riesce ad ingannare i predatori. Aspettiamo la nascita della farfalla Cobra, la più grande del mondo con la sua apertura alare di 30 centimetri. Abbiamo poi una varietà di farfalle coloratissime, spesso mi chiedono qual è la più bella e io rispondo che è quella che non ho ancora visto. Proprio ora è nata la Morpho Polyphemus, detta Morpho White perché le sue ali bianche sembrano fatte di perla. Le farfalle autoctone sono all’esterno, l’orto è un ambiente migliore per loro. Un habitat pieno di farfalle di varie specie indica che, allo stesso tempo, ci sono molte piante di specie diverse, che creano biodiversità, indicatore di un ambiente sano.

 Avete in programma di replicare questo progetto, a Roma o altrove?

Ci piacerebbe molto continuare su questa scia, lavorare con le scuole e far conoscere sia le specie tropicali che quelle autoctone. Al momento non abbiamo un piano specifico, ma chiaramente possiamo riprodurre questo ambiente ovunque.

Carolina Attanasio