22 Maggio 2017   •   Carolina Attanasio

Invasioni Digitali, la promozione culturale che parte dal basso

«Dal 2013 il progetto Invasioni Digitali organizza tour nei luoghi della cultura in Italia, dove i visitatori sono i protagonisti e l’arte ringrazia»

Non so voi, ma la mia memoria è lunga come fiammifero, usato. Dimentico tutto a meno che non lo scriva o lo fotografi. Questo spiega la mia passione per la fotografia e il fatto che sia qui, alle nove e cinquantasei di mercoledì sera, a scrivere articoli come esercizio zen di fine giornata. Per parlarvi delle Invasioni Digitali, però, non ho bisogno né di foto né di nient’altro: mi basta aver scambiato due parole con Fabrizio Todisco, chi questo progetto l’ha ideato e portato avanti. Ma andiamo con ordine e ripartiamo da… ah sì, dalla memoria.

L’unica memoria su cui posso fare affidamento è quella fotografica, che mi ha salvato la vita in più occasioni, se una cosa la vedo, non la dimentico: così anche quando me ne vado in giro per viaggi, se fotografo, ricordo meglio, l’atto stesso di scattare la fotografia imprime l’immagine nella mia mente. In passato mi è capitato di andare in posti in cui non si potesse fotografare – un certo museo, un certo concerto – e così mi sono ritrovata a fare foto di straforo fingendo di guardare al cellulare come una miope (quale sono, tra l’altro). Nel 2017 questo discorso non si pone neanche, ormai la fotografia è di tutti – a volte, purtroppo – e la condivisione ancora peggio.

Quando una tecnologia è alla portata di chiunque, l’unica cosa che si può fare è adeguarsi e sfruttarne a proprio vantaggio i benefici: questa piccola lezione di marketing spicciolo è per dirvi che esistono parecchie realtà che potrebbero fare fortuna utilizzando la user generated content (contenuti generati spontaneamente dagli utenti) e, invece, non colgono l’opportunità. Nel caso della cultura e del turismo, l’Italia è un calderone d’arte a cielo aperto, ma troppi sono i posti che restano misconosciuti perché non approntano campagne promozionali adeguate ai tempi.

Ed è qui che entra in scivolata al novantesimo il progetto di Invasioni Digitali (qui il sito ufficiale), che a suon di hashtag si è fatto largo come volano di promozione culturale che parte dal basso, dagli utenti. In pratica, si sceglie un sito culturale, ci si dà appuntamento, si stabilisce un hashtag, si va e giù di foto, post, like, condivisioni e il gioco è fatto. Il risultato è duplice: il luogo che ha ospitato le Invasioni Digitali riceve un boom promozionale rapido e intenso, che porta immediata visibilità sui canali social e l’attenzione di una vasta fetta di pubblico; gli invasori – dal canto loro – hanno avuto l’opportunità di vivere un’esperienza immersiva, amplificata dal compito dello sharing dei contenuti, che aiuta a mantenere nitido nella mente il ricordo dell’esperienza vissuta, come succede a me con le foto.

Fabrizio Todisco, ideatore di Invasioni Digitali, ci spiega in due parole il progetto:

  1. Intanto conosciamoci. Chi siete e cosa fate?

Siamo un’associazione culturale, organizziamo e promuoviamo eventi e progetti culturali rivolti a costruire relazioni tra musei, territori e persone.

  1. Come funziona un’Invasione digitale?

Per organizzare un’invasione basta individuare un luogo e un percorso, definire un hashtag e invitare le persone a partecipare e a condividere racconti, foto e pensieri.

  1. Quando un’invasione si può dire ben riuscita?

Un’invasione è riuscita quando chi partecipa torna a casa con qualcosa in più e chi viene invaso riceve a sua volta valore.

  1. Leggendo il vostro manifesto d’intenti, sappiamo che credete fermamente nell’utilizzo delle tecnologie per la divulgazione e nella fruizione attiva della cultura. Secondo voi cosa manca al panorama italiano, così ricco di luoghi d’arte, per migliorare la propria condizione?

Nel panorama italiano manca formazione e cultura digitale, c’è un gap e un divide enorme da colmare, Invasioni Digitali è nato per questo nel 2013 e devo dire che dopo 4 anni tante cose sono cambiate ma c’è ancora molta strada da fare. L’ultima edizione ha visto tanti eventi andati sold out in pochi giorni, con un incremento notevole della partecipazione.

Le Invasioni Digitali stanno avendo un successo di pubblico sempre maggiore. Si organizzano una volta l’anno, per un periodo di tempo limitato, e coinvolgono sempre più luoghi in Italia, coordinati da utenti responsabili delle regioni, a cui si fa riferimento sia per avere informazioni che per chiedere di organizzare un’invasione. L’ultima edizione, conclusa il 7 maggio, ha visto un boom di adesioni e l’apertura di posti insoliti, come la sede storica dell’Enit (l’Agenzia nazionale del turismo) e addirittura un big come la Reggia di Caserta. Al grido di “culture has no borders”, le Invasioni Digitali sono i nuovi difensori della cultura e dimostrano che la condivisione selvaggia, se ben fatta, aiuta tutti.

Carolina Attanasio