Giuseppe Penone
03 Giugno 2017   •   Snap Italy

“Matrice”, la mostra di Giuseppe Penone: tra uomo e natura

«Un albero è un essere che memorizza la sua forma e la sua forma è necessaria alla sua vita, quindi è una struttura scultorea perfetta, perchè ha la necessità dell’esistenza.» – Giuseppe Penone

Molti di voi avranno fatto una passeggiata per via del Corso la scorsa settimana, o semplicemente, avranno ascoltato al telegiornale la notizia relativa alla nuova installazione collocata in Largo Goldoni, a Roma. Si tratta di un’opera molto particolare. Due altissimi alberi di bronzo i cui rami si intrecciano per sorreggere un blocco di marmo scolpito di 11 tonnellate. Molti si saranno anche chiesti perché quest’opera sia stata posizionata proprio lì, chi sia l’autore e che tipo di arte sia la sua. Vogliamo rispondere alle vostre domande. Tanto per cominciare l’opera si intitola Foglie di pietra. È del 2016 ed è stata realizzata da Giuseppe Penone (FB), scultore, uno dei più giovani artisti legati al movimento d’avanguardia dell’Arte Povera.

La scultura si trova nella zona antistante Palazzo Fendi ed è stata da loro commissionata. Rimarrà in maniera permanente in Largo Goldoni, al centro di Roma. Si tratta di una delle opere più complesse di Giuseppe Penone in cui due alberi di bronzo si intrecciano per sollevare questo blocco marmoreo. Legata alla storia di Roma, Foglie di pietra resta profondamente radicata nel presente e nel futuro della città. Prima opera di arte contemporanea installata in maniera permanente nello spazio pubblico della Capitale, questa scultura di Giuseppe Penone è destinata a diventare simbolo dell’identità di una città che cambia e si trasforma senza perdere il contatto con le proprie radici storiche.

Giuseppe Penone

Ma questo è solo uno dei pezzi della collezione di Giuseppe Penone. La mostra dedicata è ospitata da Fendi nel suo headquarter, il Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur. È un nuovo progetto con cui la maison Fendi continua il suo impegno a sostegno dell’eccellenza e della cultura del Made in Italy.
L’intera mostra è concepita in dialogo con gli spazi del Palazzo: in queste architetture monumentali e sospese, Giuseppe Penone installa una serie di opere che contrappongono alla precisione geometrica del Palazzo un senso della materia e della forma come entità vive e organiche. L’effetto finale è quello di un continuo dialogo tra natura e cultura, tra tempo biologico e storia.

“Gli alberi ci appaiono solidi ma se li osserviamo attraverso il tempo, nella loro crescita, diventano una materia fluida e plasmabile”

Siamo andati al Palazzo della Civiltà Italiana e abbiamo visitato la mostra. Il percorso è breve, ma nello stesso tempo molto suggestivo e ricco di emozioni. Vediamolo insieme.

La mostra di Giuseppe Penone si apre con la serie Foglie di pietra (2013), presentata per la prima volta in Italia. Queste sculture combinano elementi naturali ricreati in bronzo e blocchi di marmo scolpiti come capitelli e colonne antiche, quasi a suggerire frammenti di storia “catturati” dalla natura.

È una sintesi profonda tra il passare del tempo naturale e quello umano, nel quale si possono anche scorgere memorie romantiche e nostalgie di antiche civiltà perdute”
Massimiliano Gioni, curatore della mostra.

Continuando troviamo un grande quadro, Spine d’acacia – Contatto (2006). Si tratta di una tela, sulla quale è delineato un corpo tramite centinaia di spine. Fa parte di una serie di opere in cui il corpo umano è descritto attraverso le tracce della sua assenza, con impronte digitali, orme e impressioni del fiato dell’artista. Sempre in questa serie si può inserire infatti anche Soffio di foglie (1979), opera che si trova sempre in apertura della mostra. Si tratta di foglie di mirto adagiate a terra, il che sembrerebbe non essere evocativo di nulla. Invece su quelle semplici foglie di mirto è presente il corpo dell’artista, come un calco impresso.

A questo punto si entra nella seconda sala. Qui gli alberi di Giuseppe Penone si ricompongono in un bosco. L’opera si intitola Ripetere il bosco (1969-2016). Come un paesaggio da fiaba, evoca associazioni antiche tra magia e natura ma descrive anche una natura addomesticata e artificiale, svelando preoccupazioni e ansie ecologiste molto attuali.

Passiamo poi attraverso un corridoio, nel quale troviamo una piccola selezione di disegni dedicati in particolare allo studio di opere realizzate in spazi pubblici.

Eccoci arrivati nell’ultima sala che ospita Matrice (2015), opera che dà il titolo alla mostra nonchè una delle installazioni più spettacolari di Giuseppe Penone. Lunga trenta metri, è composta da un tronco di abete tagliato e scavato seguendo un anello di crescita, portando così in superficie il passato dell’albero, la sua storia, le sue trasformazioni nel tempo. Nel legno di abete è incastonata una forma di bronzo che sembra bloccare il flusso di vita dell’albero. Metaforicamente questa opera rivela la profonda attenzione di Giuseppe Penone al rapporto tra natura, umanità e caducità.

Questa tematica la si trova anche in Rovesciare i propri occhi (1970), autoritratto mutante in cui Giuseppe Penone indossa un paio di lenti a contatto specchianti con le quali riflette nel suo sguardo il paesaggio, trasformandosi in una figura enigmatica: misterioso profeta, allo stesso tempo cieco e visionario, che vede tutto e niente, sospeso tra futuro e passato.

Giuseppe Penone
Per concludere, all’esterno troviamo Abete (2013), una grande scultura inedita, alta più di venti metri, che rappresenta una nuova fase nella ricerca di Giuseppe Penone, da tempo interessato a lavorare su scala urbanistica. Quest’opera, installata di fronte al Palazzo della Civiltà Italiana, conferisce una nuova dimensione naturale alle geometrie astratte dell’architettura dell’Eur. D’altronde Giuseppe Penone ha già realizzato una serie di installazioni scultoree negli spazi pubblici di varie città, come Francoforte, Kassel, New York e Parigi.

Indubbiamente un tipo di arte molto particolare, fuori dagli schemi soliti, ma degna di nota. Consiglio questa mostra molto breve e a ingresso gratuito ma ricca di allegorie e metafore che permettono di immedesimarsi per qualche minuto nell’artista e di uscire dal caos quotidiano, sognando quasi di ritrovarsi a tu per tu con la natura. L’opera di Giuseppe Penone si distingue per l’attenzione rivolta alle forze della natura, alla comunione e allo scontro tra presenza umana e natura stessa. E la mostra esprime a pieno la filosofia della sua arte.

Chiara Rocca