Borgo Office, smart working con vista sui borghi
«Borgo Office è la via di fuga per tutti coloro che stanno andando in burn out da scrivania: la possibilità, gratuita, di fare smart working in un’azienda agricola e dimenticarsi la città per un po’»
Prendere la propria scrivania e catapultarla su un bel terrazzo con vista, ecco quello che molti di noi vorrebbero in questo momento. Quelli di FPC – Progetti editoriali digitali devono aver pensato la stessa cosa, quando hanno deciso di ideare Borgo Office, il progetto pensato per portare lo smart working fuori città, nelle aziende agricole. Lo potete fare gratis, beh, quasi. In realtà vi si chiede solo una buona azione in cambio: sostenere l’agricoltura locale. Ce ne ha parlato meglio Federico Pisanty, ideatore del progetto.
Chi siete e quando avete intuito il potenziale di Borgo Office?
Siamo un’azienda specializzata in editoria digitale, con focus sul lavoro: abbiamo all’attivo progetti come Las Jobas, che consente ai giovani di trovare lavori interessanti in giro per il mondo, motivanti, non convenzionali. Con CV Redirector, altro prodotto, aiutiamo le aziende a rispondere ai candidati: se non ci sono posizioni giuste per loro, vengono reindirizzati verso offerte simili aperte nello stesso settore. Borgo Office, che tratta di smart working, è il tassello che – a oggi – ci prende di più. È un progetto nato alla fine della scorsa estate, una proposta per nomadi digitali che consente di andare a fare smart working in azienda agricola, gratis. A fronte di questo omaggio, gli ospiti possono acquistare facoltativamente un pacchetto di sostegno: sono cesti di diverso peso e importo, con i prodotti agricoli dell’azienda e un aperitivo degustazione.
Cosa offre l’azienda agricola? Cosa si può fare in cambio?
Borgo Office include l’alloggio ed eccellenti condizioni per lo smart working: wi-fi potente, scrivania panoramica e accessori come stampanti, fotocopiatrici, scanner.
Perché l’acquisto del pacchetto sostegno non è obbligatorio?
Perché altrimenti sarebbe come prenotare un soggiorno qualsiasi. C’è una componente idealistica: il 91% ha acquistato già in fase di prenotazione anche il pacchetto di sostegno. Perché succede? È una questione umana: la nostra natura è orientata a ringraziare. Quando abbiamo fatto nascere Borgo Office ci siamo chiesti come ovviare al problema dei furbetti, poi abbiamo pensato che la natura umana non ragiona così, di fronte a una gentilezza le persone sono portate a ricambiare. Chi compra il pacchetto, non solo si trova bene al momento, ma mantiene i contatti con l’azienda e ripete gli acquisti nel tempo, lo suggerisce agli altri, e in più compra anche esperienze sul territorio.
Chi è la persona media che prenota?
Sono giovani, non giovanissimi, già professionisti nel loro settore. È una scelta di vita fare questo tipo di esperienza, non ci vanno per scroccare, ecco. Si va dal top manager allo smart worker lontano dall’ufficio.
Smart working & fine living, bleasure (business and pleasure) così sul vostro sito sintetizzate i vantaggi del Borgo Office: cosa è successo alle città da renderle così inospitali?
Non sarei drastico nel condannare le città. Penso una cosa diversa: per cause di forza maggiore le città sono in stop, ma non è una situazione definitiva. In questa fase c’è il richiamo dei borghi, ma credo che i grandi centri torneranno a vivere normalmente, con la differenza che i borghi stanno vivendo una riscoperta che sta dando loro una grande visibilità, diventeranno l’alternativa ai weekend nelle capitali europee. Secondo me quello che è mancato nelle città e che si sta riscoprendo è il concetto della prossimità: avere le cose vicine, come a Parigi, che con i suoi arrondissement ha tanti piccoli microcosmi. Questo manca, e dovrebbe rinascere.
Siamo ancora in pandemia, quali misure adottano le aziende agricole che aderiscono a Borgo Office?
Quelle che hanno aderito applicano rigorosamente tutte le norme anti-covid: c’è molta richiesta anche per l’estate, sperando che la pandemia ci dia una tregua.
Credete che il futuro possa essere così, svincolato dai limiti fisici e geografici, o è solo una “moda” legata alle esigenze che tutti conosciamo?
Secondo me, come ti dicevo, ci sarà una rimodulazione delle modalità di lavoro. Non credo molto al fatto che tutti passeremo in smart working perenne, ma arriveremo a un compromesso per cui riusciremo ad alternare.
Quante aziende aderiscono?
Ad oggi abbiamo 10-12 aziende, per fine anno vorremo arrivare a 30. Siamo esigenti nella selezione perché vogliamo offrire un ventaglio di aziende con tutte le caratteristiche giuste. Il wi-fi è già un primo grande scoglio di esclusione, purtroppo non tutti i borghi possono offrire una rete stabile ed efficiente. Una cosa su cui puntiamo molto è aprirci all’estero, quando si potrà: moltissimi stranieri sarebbero ben felici di lavorare in smart working in un borgo italiano, speriamo di poterli avere con noi prima possibile.
Carolina Attanasio