Lino Toffolo
26 Maggio 2016   •   Snap Italy

Addio a Lino Toffolo, artista simbolo di Venezia

«Lino Toffolo, artista poliedrico e dalla comicità buffa ed anarchica, si è spento lo scorso 18 maggio all’età di 81 anni nella sua casa di Mestre in seguito ad un malore»

«Sono vivo e vegeto e ho intenzione di evitare per quanto possibile di abbandonare a breve questa valle di lacrime» scriveva sul suo sito. Ironico anche sulla morte Lino Toffolo, una morte che purtroppo lo ha colto improvvisamente, lasciando famiglia e amici sconvolti. Nato a Murano il 30 dicembre 1934, Lino Toffolo era considerato un simbolo di Venezia, un comico ed un uomo di spettacolo dall’incredibile umorismo, che aveva scelto la maschera dell’ubriaco veneziano per rendere omaggio alla sua laguna. Una maschera geniale che «permetteva al personaggio di cambiare ragionamento senza doverne spiegare i motivi», e che sembrava perfetta per una cornice come quella del Derby di Milano degli anni ’60, il locale notturno diventato celebre per i numerosi artisti esordienti che ne hanno calcato la scena, come Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Franco Nebbia e il duo Cochi e Renato.

Tuffolo vi si trasferisce nel 1963 e da qui comincia la sua carriera di menestrello, componendo brani scritti per lo più in dialetto. Musicista e cantante infatti oltre che comico: lunghissimo l’elenco dei suoi successi, ma indimenticabile resterà sempre la sua voce in Johnny Bassotto, la canzone per bambini scritta da Bruno Lauzi e Pippo Caruso nel 1976, sigla del programma domenicale abbinato alla Lotteria Italia. Oltre alle sigle comiche (ricordiamo anche la hit popolare Pasta e fagioli del 1984), Lino Toffolo compone anche un album la cui canzone d’amore Gastù mai penso sarà poi inserita nell’album Vengo anch’io. No tu no di Enzo Jannacci, che tanto si era innamorato di questa canzone.

Ricordato maggiormente per queste performance canore, Lino Toffolo era invece un artista poliedrico, un volto ironico e genuino che si prestava anche al teatro, alla televisione e al cinema. Figlio della commedia dell’arte, a teatro portò testi di Goldoni, mentre in televisione a partire dagli anni ’60 era solito apparire in molti programmi d’intrattenimento, come Canzonissima 1971 accanto ad Alighiero Noschese, oppure Un fantastico tragico venerdì condotto da Paolo Villaggio nel 1986. Negli anni 2000 lo vediamo apparire anche nella fiction, accanto a Lino Banfi in Scusate il disturbo oppure in L’ultimo papa re con Gigi Proietti.

In molti però non ricordano la sua carriera cinematografica, che è stata invece notevole e caratterizzata sempre da quella sua autenticità popolare veneziana, fin dal 1968, quando debutta con un ruolo secondario accanto a Gianni Morandi nel film Chimera di Ettore Maria Fizzarotti, (dopo una piccola comparsa nel film I Vitelloni di Fellini). Tra le sue interpretazioni si ricordano Quando le donne avevano la coda di Pasquale Festa Campanile (1970), Causa di divorzio di Marcello Fondato e Brancaleone alle Crociate di Mario Monicelli (1970).

Qui Lino Toffolo nel film Bracalone alle Crociate di Mario Monicelli accanto a Vittorio Gassman

E ancora Beati i ricchi di Salvatore Samperi (1972), l’iconico film del 1975 di Adriano Celentano Yuppi Du, Il padrone e l’operaio di Steno (1975). Dino Risi lo volle in Telefoni bianchi del 1976, e lo stesso anno recita al fianco di Marcello Mastroianni in Culastrisce nobile veneziano, regia di Flavio Mogherini.

Lino Toffolo insieme a Paolo Villaggio nel film Beati i ricchi di Salvatore Samperi

Lino Toffolo in una scena con Claudia Mori nel film Culastrisce nobile veneziano di Flavio Mogherini

Nel 1976 di nuovo sotto la regia di Salvatore Samperi appare in Sturmtruppen, poi nel 1978 in Scherzi da prete di Pier Francesco Pingitore fino alla sua ultima apparizione nel 2011, nel film Un giorno in più di Massimo Venier. Attore brillante e regista mancato, con alle spalle un solo film, Nuvole di Vetro, del 2006.

Un uomo di spettacolo nato dalla gavetta, che ha percorso tutti i sentieri e tutte le tappe, dall’avanspettacolo al grande schermo, sempre con spiritosa ironia e spiccato acume, come dimostra anche l’incipit della sua biografia: «avrebbe voluto nascere a Betlemme, ma l’idea era già stata ampiamente sfruttata, cosicchè ebbe i natali in una amena isola della laguna di Venezia, Murano, che in tal modo ebbe un motivo in piu per essere famosa nel mondo. Correva l’anno 1934, e già si addensavano sull’Europa le nubi di un nuovo disastroso conflitto: evidente lo sbaglio imperdonabile anche nella scelta del momento». Venezia e l’Italia intera perdono un grande artista.

Serafina Pallante