fairbnb
18 Marzo 2019   •   Carolina Attanasio

Fairbnb, l’home sharing etico tutto italiano 

«Se c’è dell’etico nell’affittare casa ai turisti, Fairbnb pare averlo trovato: la nuova piattaforma di home sharing tutta italiana devolve parte delle proprie commissioni alle comunità locali, per sostenere il turismo responsabile. Scoprite come»

In tempi di sharing economy, co-working, collaborazioni green e riscoperta dei valori che per i nostri nonni erano la quotidianità, Fairbnb è una sfida coraggiosa, e tutta italiana, ai colossi dell’home sharing. Riavvolgiamo il nastro. Partiamo dal nome: furbo quanto onesto nella sua stessa definizione, strizza l’occhio al più famoso dei siti di affitto casa a scopo turistico, sornione quanto basta e amico assai dell’indicizzazione, che di questi tempi, amici cari, è il metro di misura della bontà di qualsivoglia prestazione.

Fairbnb, però, è fair davvero, nella forma e nella sostanza. Nella giungla selvaggia degli affitti a breve termine, dove ormai siamo tutti host navigati e grandi esperti di turismo e ospitalità, Fairbnb è un progetto con un’illuminazione: coinvolgere la comunità intera, a partire dalle amministrazioni locali, in un processo di ridistribuzione equa dei proventi degli affitti, a favore della comunità.

Cos’è Fairbnb

I grandi portali di affitto a breve termine hanno – senza dubbio alcuno – contribuito in maniera considerevole a risollevare la sorte di tanti posti in Italia (vedi i borghi), rilanciandone, o lanciandone, l’immagine. Paesini adorabili dove prima potevi scordarti di trovare alloggio, adesso sono un fiorire di ospitalità, più o meno consapevole, e hanno influenzato in modo importante l’andamento dello slow tourism e il disboscamento turistico dei grandi centri dell’arte.  In piccoli posti, dove la comunità è il fulcro della vita quotidiana, Fairbnb prova, col suo manifesto, a creare un motore di spinta equo partendo proprio dal mondo degli affitti a breve termine.

Come funziona Fairbnb

Compartecipazione è la parola d’ordine: Fairbnb è un progetto di democrazia turistica, se così possiamo definirlo. La piattaforma è di proprietà di chi la utilizza per mettere a disposizione il proprio bene immobile. Dalla comune collaborazione si decide, in modo condiviso, come gestire gli spazi e in che modo la comunità può giovarne. I proventi sono reinvestiti in maniera trasparente in progetti sociali che bilancino gli effetti negativi del turismo sulle piccole comunità. I residenti vengono chiamati a votare i progetti che già stanno a cuore e che vogliono vedere portati avanti con i proventi degli affitti. Ogni casa proposta viene verificata, per testarne la bontà e l’effettiva messa in offerta, evitando i subaffitti o le beffe ai regolamenti condominiali. La metà della commissione che l’utente paga alla piattaforma, al momento della prenotazione, viene trattenuta e versata ai comitati locali, per realizzare i progetti di cui sopra. Fairbnb si impegna a mantenere un contatto stretto con le amministrazioni locali, unico modo per favorire la trasparenza nelle transazioni e per evitare l’evasione fiscale.

Dove è attivo Fairbnb

Il progetto è in fase di espansione nazionale, ogni comunità che lo desidera può unirsi, esiste una piattaforma social dove è possibile registrarsi e condividere esperienze, buone pratiche, idee per lo sviluppo sostenibile delle comunità. Fairbnb, attivo da Gennaio su Venezia e Bologna, prende da Airbnb una sola, buona regola: fare in modo che l’ospitalità diventi un momento di inclusione nella comunità, per permettere all’ospite di scoprire uno spaccato di vita vera del luogo, attraverso chi lo vive. Esplorare la comunità, entrare nelle sue dinamiche, fare del turista stesso un promotore del luogo, Fairbnb di certo lavora su questo.

Carolina Attanasio