VENZONE
25 Maggio 2017   •   Carolina Attanasio

Perché Venzone è il borgo dei borghi d’Italia

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«Essere belli non basta, bisogna avere anche un’anima. Quest’ovvietà per dirvi che Venzone è la vostra meta se volete sapere come si sopravvive alle brutture della vita»

Venzone è il Borgo dei Borghi 2017, eletto a furor di popolo televisivo durante la trasmissione domenicale di Rai 3 Kilimangiaro, che ormai da quattro anni organizza un concorso televisivo per eleggere il paesino più rappresentativo d’Italia, in collaborazione col club dei Borghi più belli d’italia. Venti borghi (ho già detto borghi?) partecipano alla competizione, uno per ogni regione italiana. Fin’ora, a farla da padrona è stata la Sicilia, quest’anno invece l’attenzione si è catalizzata dall’altra parte della Penisola.

Venzone (sito istituzionale), questo sconosciuto. Ammettetelo, non sapete neanche dove si trovi, come tanti di quei piccoli tesori italiani che sono i paesi storici. Ve lo sto ripetendo fino alla nausea, questo è l’anno dei Borghi d’Italia e se l’attenzione si è spostata dai grandi centri della cultura ai piccoli paesi un motivo ci sarà. I flussi turistici stanno cambiando, così come le tipologie di turista: consapevole, attento alla sostenibilità, attratto dalle piccole realtà invece che dalle destinazioni mainstream.

Tornando a noi, per andare a Venzone dovete puntare la bussola verso nord-est. Il borgo dei borghi si trova in provincia di Udine, nel cuore pulsante del Friuli Venezia Giulia, avvinghiato al Parco naturale regionale delle prealpi giulie e accarezzato dal fiume Tagliamento, che non so a voi ma a me ricorda sempre i libri di geografia a scuola.

Venzone, a vederlo, può sembrare un borgo come tanti. Cinta muraria esterna, ad avvolgere le casette bianche e la Pieve arcipetrale di Sant’Andrea, il Duomo del paese. Nel 1965 è stato dichiarato Monumento Nazionale, come unico esempio di borgo fortificato con mura trecentesche della regione.

Duemilacentodiciassette anime, si hanno notizie di questo posto già dal 500 a.C., come passaggio obbligato verso nord. Conquistato, sottomesso, depredato, rifiorito, fortificato, Venzone è uno di quei posti in cui ogni pietra potrebbe raccontare la Storia, specialmente perché quelle stesse pietre hanno sfidato la sorte. Un po’ come Civita di Bagnoregio (di cui ho scritto qui), questo paese non si è arreso alla morte: nel 1976, colpito da una serie di gravissimi eventi sismici, è andato quasi completamente distrutto e ha dato immediata prova di grande resilienza attraverso l’opera degli abitanti, che hanno costituito il Comitato di Coordinamento per il recupero dei beni culturali e lavorato instancabilmente per recuperare a pieno l’intero patrimonio storico-culturale, preservandolo dagli sciacalli, ricostruendo e salvando affreschi. Il lavoro certosino fatto a Venzone ha dimostrato che, a dispetto degli eventi catastrofici, l’arte può essere salvata, ricomposta. L’attenta documentazione storica del posto ha permesso l’ideazione di un Piano particolareggiato, che ha conservato la materia originale e permesso una fedele ricostruzione degli edifici danneggiati, con le stesse pietre crollate. Il procedimento di ricostruzione si chiama anastilosi: si raccolgono le pietre, si riconosce la posizione originale, si catalogano e si riposizionano, una per una. Contro ogni previsione e grazie all’impegno dei volontari, questo miracolo triplo carpiato è riuscito alla perfezione e Venzone è risorta dalle ceneri come l’araba fenice.

All’interno del Duomo, simbolo del borgo, è ancora possibile ammirare importanti affreschi del XIV secolo, La consacrazione del Duomo, Incontro di San Martino con il povero e San Giorgio libera la principessa dal drago. Il fonte battesimale, risalente al XVI secolo, è stato recuperato insieme al Compianto Cristo morto, una composizione di otto statue in legno, risalente al 1530. Nella cripta del battistero di San Michele sono conservate delle mummie, rinvenute nel 1647 nel duomo: i corpi sono letteralmente incartapecoriti, grazie all’azione combinata e casuale di un fungo idrovoro e dei solfati di calcio presenti nel sottosuolo, risalgono a un periodo che va dal 1348 al 1845 e, tra di loro, c’è anche il corpo mummificato del nobile di Venzone, Paolo Marpillero.

Al di là del suo valore intrinseco e del grande esempio di recupero architettonico, Venzone val bene una visita anche per la sua posizione geografica. Ai piedi delle Prealpi Giulie, è il vostro punto di partenza per escursioni e passeggiate panoramiche, esplorando i sentieri celtici che collegano le Chiese votive della zona, risalenti al ‘400.

I percorsi da fare a piedi e in mountain-bike sono tanti e segnalati, se siete troppo pigri per andare in autonomia, sappiate che l’Ente Parco delle Prealpi Giulie organizza visite guidate tematiche lungo il territorio. Venzone brulica di eventi tutto l’anno (qui il calendario) e, memore delle sue disavventure, si impegna in raccolte fondi a favore delle zone terremotate del centro Italia.

Ci sono posti che meritano di essere visitati per la loro bellezza, per la storia, l’arte, la cultura, il cibo, gli eventi, l’aria. Venzone, al di là di questi motivi, merita una visita perché è un paese-promemoria delle seconde possibilità, della resilienza, della volontà di fare nonostante tutto, un po’ come dovrebbe essere la vita di ciascuno di noi.

Carolina Attanasio

 

 

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