Vasco Rossi
04 Luglio 2017   •   Redazione

Vasco Rossi e i 225.000 al concerto dei record

«Vasco Rossi e il suo Modena Park: una festa per i suoi 40 anni di carriera con un concerto dai numeri da record che farà la storia»

Vasco Rossi (pagina FB) ha festeggiato i suoi 40 anni di carriera con un attesissimo concerto con numeri da record: il Modena Park. Su tutti spicca una cifra, 225.000 spettatori paganti. Non era mai successo nella storia della musica mondiale che un singolo artista riuscisse a vendere così tanti biglietti. Ma Vasco è Vasco.

Per rendere l’idea della portata dell’evento, ecco altri numeri: il palco è largo oltre 150 metri mentre l’altezza complessiva della struttura è alta come un palazzo di 8 piani. 29 torri di ritardo del suono, 5.000 addetti dietro le quinte di cui solo 1.200 steward, 80 telecamere sotto al palco per 3 ore di musica, trasmesse anche in diretta su Rai 1 e nelle 140 sale cinematografiche della penisola che hanno aderito all’evento.

Gli incassi ricavati dalla vendita record dei biglietti si aggira intorno ai 12 milioni di euro. I fan sono stati davvero tanti, più semplicemente hanno rappresentato una “marea”. E ancora: hanno transistato a Modena 60.000 macchine e 900 pullman, senza dimenticare che per l’occasione sono state istituite tratte speciali, con destinazione Modena. di 22 treni.

Ma perché Modena? La risposta è nelle parole di Vasco stesso: «Modena? Modena per me intanto è la prima città che ho visto in vita mia: avevo 10 anni, non ne avevo mai vista una. Modena per me, da allora, è rimasta la Città» e continua «Da 20 anni Modena per me è diventata il luna park: facevo il dj allo Snoopy e venire a Modena significava scoprire il mondo, con tutto quello che c’era dentro. Modena Park, l’idea del nome, viene da quello: io ci stavo come sulle giostre».

Un concerto che per il rocker di Zocca significa chiudere un cerchio, mettendo dentro tutto quello che ha vissuto dall’esatto momento in cui lo ha aperto, con i suoi fedeli fan, con gli amori, con la storia che ha fatto e che continua a scrivere: «ma io so che allo stesso modo, dopo il concerto si aprirà un altro cerchio, io sono pronto a tutto e al contrario di tutto. A vivere, tutto. E si aprirà sabato, qui. A Modena».

“Modena per me, da allora, è rimasta la Città”
Vasco Rossi

Vasco Rossi, nato a Zocca…

Mille definizioni ne potrebbero seguire ma, di fatto, basta il nome per rievocare la leggenda, per ridefinire il mito. Mito che con il tempo è cresciuto, a tal punto da aver avuto la capacità di unire generazioni, di dare vita a concerti-evento storici dalle folle oceaniche sotto il palco; mito che ha portato molti a tradurre la propria vita attraverso le sue canzoni, a farne una filosofia, a scriversela sulla pelle.

Vasco, però, va oltre quello che l’immaginario collettivo ha costruito intorno a lui e alla fine ognuno si ricorda le cose alla sua maniera, lo dice lui stesso nel suo libro di dichiarazioni La versione di Vasco, che supplisce a varie biografie, spesso false:

“Non sono mica Vasco Rossi io. Sono una persona, sono un uomo, mica un eroe invulnerabile come Achille. Dove mi colpisci io sanguino, Vasco Rossi no, lui non sente niente.”
Vasco Rossi

È così, va distinto il mito dall’uomo, e il grande punto di forza di Vasco credo che sia il suo rimanere amorale, anarchico e autentico nonostante il successo, nonostante quelle folle oceaniche, nonostante la leggenda che veniva scritta. Vasco è la dimostrazione vivente che si può vivere anche senza scendere a compromessi, anche con se stessi.

Non sono nata quando il “fenomeno Vasco” doveva ancora esplodere, ma c’ero quando ormai il suo nome era imprescindibile dal mito. Ricordo che al liceo ci scambiavamo entusiasti i suoi dischi, parlavamo di lui, cantavamo le sue canzoni, ne facevamo motivo d’orgoglio. Poi, a distanza di anni, mi rendo conto che il Vasco che più mi è rimasto è quello dei primi album – ok, lo diranno tutti – ma per un motivo in particolare.

Vasco, nella metà degli anni ’70, ha saputo cogliere il disagio di un’intera generazione, è stato in grado di raccogliere e trasformare in musica il crack; è stato capace di cantare i sogni di rivoluzioni  (mancate) e lo spaesamento giovanile che non trovava sbocchi. Vasco ha saputo raccontare, utilizzando un linguaggio del tutto nuovo, schietto e velenoso, l’apatia e il disagio di giovani nuovi e diversi, alle prese con tante novità e nuove dipendenze. Vasco ha saputo raccontare la droga con franchezza, l’amore che fa ridere di sé, la rabbia, le speranze e qualche fine.

Vasco è stato una rivoluzione per la musica italiana. Ha costruito in molti sogni fatti di musica e parole. Ha saputo unire, curare e far sentire meno “sbagliati” molti che negli anni lo hanno ascoltato e cantato. Ma il Blasco, l’ex ragazzo di Zocca, ha fatto le magie, ora consacrate dagli imponenti numeri che citavamo prima, ha trasformato Modena nella capitale mondiale del rock, e trasformerà la festa per questi 40 anni di carriera in un’altra avventura memorabile e degna della sua vita spericolata.

Elisa Toma