umbria world fest
18 Ottobre 2017   •   Carolina Attanasio

Umbria World Fest, la post verità fotografica di Foligno

«Dal 13 al 15 ottobre l’ Umbria World Fest ha animato il centro di Foligno con opening, incontri, letture portfolio: la mostra è visitabile fino al 12 novembre.»

Arrivo a Foligno sbadigliando, di sabato, e scopro che neanche l’Umbria è al riparo dai 24 gradi di questa bella ottombrata italiana. Poco male, si sta benissimo e Google Maps in cinque minuti mi porta alla prima sede dell’ Umbria World Fest (sito ufficiale), la rassegna fotografica che per il sedicesimo anno di fila porta a Foligno un bel po’ di buona fotografia.

Post verità è il tema di quest’anno, un concetto che la fotografia conosce molto bene, ma che solo di recente è diventato centrale nei dibattiti di tutti i giorni: post-truth è stata dichiarata parola dell’anno 2016 dall’Oxford Dictionary e rappresenta la difficoltà che ormai tutti riscontriamo nel distinguere il reale dalla finzione, ci capita ogni giorno, leggendo notizie più o meno vere, scandalizzandoci sui fake post dei social media e, chiaramente, guardando una fotografia.

Premesso che Palazzo Trinci, la sede delle mostre, è di una bellezza straordinaria e vale assolutamente una visita, con o senza Festival, l’ Umbria World Fest accoglie i suoi visitatori già nel chiostro, dove sono esposte le fotografie dei vincitori del premio Umbria Photo Fest 2016. Antonio Faccilongo (Habibi), che ha raccontato in immagini la storia delle mogli dei prigionieri palestinesi e del contrabbando di sperma dalle carceri, usato per concepire comunque i figli dei loro mariti con la fecondazione in vitro; Sofia De Benedectis (Kerigma), invece, è autrice del reportage sulla comunità neocatecumenale e sul rapporto dei giovani tra realtà contemporanea e restrizioni imposte dal rigido percorso religioso.

La mostra prosegue all’interno ed è un percorso meraviglioso, si snoda tra i saloni di questo complesso del gotico cortese, così umbro e così bello da togliere il fiato. Il contrasto con la contemporaneità delle immagini esposte è, ovviamente, di ottimo effetto, così ci si addentra con piacere e curiosità in mezzo ai pannelli espositivi, enormi o sospesi dall’alto, a raccontare storie di post verità.

Max Pinckers (Lotus), mette in posa i transessuali thailandesi in una documentazione irriverente e veritiera di un fenomeno di grande attualità; Cristina De Middel (Jan Mayen) ricostruisce la storia di un grande falso storico del 1911, una spedizione artica fallimentare, trasformata in un successo con foto fatte a regola d’arte; belle immagini astratte, dai colori accesi, sono in realtà fotografie aeree di disastri ambientali raccolte da J. Henry Fair, a dimostrazione che anche la documentazione fedele di un fenomeno può essere ingannevole agli occhi; Daniel Berehuak (They are slaughtering us like animals), invece, è anche fin troppo vero e crudo nella documentazione della violentissima repressione delle forze dell’ordine filippine, durante la campagna antidroga del presidente Duterte; Diego Moreno ci porta nel mondo surreale di Guardians of memory, una serie di scatti costruiti appositamente sulla base della credenza dei Panzudos, figure grottesche che rappresentano i peccati, tanto più surreali quanto più grandi i misfatti commessi; la NASA ci riporta al tema ambientale documentando lo scioglimento dei ghiacciai attraverso immagini satellitari; spazio anche al giornalismo nostrano, con immagini del settimanale L’Espresso (La verità tagliata), che apre i suoi archivi per mostrarci dei falsi storici, immagini ritagliate e incollate ad arte a seconda delle esigenze di redazione.

Innamorarsi della fotografia è più facile quando si è giovani, ecco perché l’ Umbria World Fest dedica due progetti ai ragazzi, il primo, Picwant Cartoline da Foligno, coinvolge gli adolescenti dell’alternanza scuola-lavoro, stimolandoli a raccontare per immagini la città nei giorni di festival; Click your story, per i bambini dai 7 ai 12 anni, aiuta le giovani generazioni a comprendere il linguaggio fotografico e capire come comporre un racconto per immagini.

Possiamo fidarci della fotografia? Quand’è che smette di raccontarci la realtà e diventa rappresentazione del falso? E noi, tutti fotografi da smartphone, vediamo quello che c’è davvero o quello che vogliamo vedere? Su questa e altre domande Umbria World Fest vuole stimolare il dibattito: una fotografia cambia sempre, a seconda degli occhi che la guardano, come un quadro, come una canzone, la nostra percezione è perennemente influenzata da stati d’animo, convinzioni, sentimenti, fede, miscredenza, gusto personale. La fotografia contemporanea può esasperare un racconto, o semplificarlo all’osso, può scegliere l’angolatura giusta o quella più comoda al fotografo, ha una gamma di opzioni infinita. Ma più di quello che può, forse conta quello che deve fare, eticamente parlando, nell’epoca in cui siamo tutti portatori sani di verità personali.

Carolina Attanasio