Torino Film Festival
09 Dicembre 2017   •   Snap Italy

Torino Film Festival, vi raccontiamo la 35° edizione

«Torino Film Festival ha concluso la sua ultima edizione, sabato scorso, tornando alla Mole Antonelliana dopo dieci anni.»

Il Torino Film Festival (sito ufficiale) è tornato alla Mole Antonelliana dopo dieci anni, l’inaugurazione della 35a edizione del festival si è tenuta venerdì 24 novembre nella suggestiva Aula del Tempio, cuore del Museo Nazionale del Cinema; a fare gli onori di casa il Presidente del Museo Laura Milani e la Direttrice del TFF Emanuela Martini.

Dopo di loro, ad alternarsi sul palcoscenico  – sospeso sulla rampa elicoidale, quasi a rendere ancora più “cinematografica” la cerimonia – quattro personalità di spicco, dirette magistralmente dalla regista Roberta Torre: lo chef stellato Ugo Alciati, lo scrittore Luca Bianchini, il designer Chris Bangle e il musicista e produttore Max Casacci. Quattro personaggi di riferimento, ognuno con un proprio tributo alla “settima arte”, una performance inedita cui è destinasto il compito di raccontare il proprio rapporto con il cinema.

A seguire il regista e gli interpreti del film di apertura, Ricomincio da me, di Richard Loncraine, presentato in prima mondiale. A chiudere, invece, The Florida Project di Sean Baker. La prima pellicola è una commedia brillante e agrodolce sul “non è mai troppo tardi”, diretta dal regista di Riccardo III e di Wimbledon, scritta e prodotta da Nick Moorcroft e Meg Leonard. Il titolo originale, Finding Your Feet, significa “ritrovare se stessi” ed è quanto deve fare Sandra (Imelda Staunton), una signora borghese che se ne va di casa quando scopre che il marito (con il quale è sposata da 40 anni) ha una relazione con la sua migliore amica.

«Quando hai un ottimo copione e un cast di tale livello il film si fa da solo»
Richard Locraine

Imelda Staunton è, secondo i produttori, «l’attrice più versatile e talentuosa di tutta la Gran Bretagna»; e il regista Richard Loncraine sottolinea come «la sua trasformazione da antipatica snob a donna disponibile e generosa è credibile e quasi impercettibile». Timothy Spall, attore feticcio di Mike Leigh e reduce da due “cattivi” come il reverendo Ian Paisley di The Journey e lo storico negazionista dell’Olocausto David Irving in Denial, ha dichiarato: «sono felice di interpretare finalmente un personaggio che ha la mia età, parla come me, si veste come me ed è abbastanza simpatico».

The Florida Project, invece, è stato accolto con grande entusiasmo alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, è diretto da Sean Baker (Prince of Broadway, Starlet e Tangerine, tutti presentati al Torino Film Festival), artefice anche della scrittura in collaborazione con Chris Bergoch. Ambientato in Florida, in una zona degradata tanto vicina a Disneyworld quanto lontana dal suo gioioso e spensierato benessere, il film racconta senza pietismi e con una gran dose di allegria la storia di Moonee (Brooklynn Kimberly Prince), una bambina di sei anni sveglia e precoce, della sua piccola banda di amici e di sua madre Halley (Bria Vinaite), appena 22enne.

È stata poi dedicata al regista Brian De Palma la retrospettiva della 35a edizione del Torino Film Festival; per la prima volta in Italia, una rassegna completa dedicata al grande regista statunitense. Oltre ai lungometraggi, saranno presentati i cortometraggi, i documentari e i videoclip, in versione originale sottotitolata. Una maniera per scoprire un autore che ha avuto un’influenza fondamentale sul cinema dei decenni successivi. La retrospettiva è a cura di Emanuela Martini, direttrice del Torino Film Festival.

Pilastro della New Hollywood, Brian De Palma è un autore chiave del cinema contemporaneo, grazie anche alla sua capacità di spaziare tra generi diversi, di riproporre in maniera originale e mai scontata le lezioni delle avanguardie degli anni ‘60 e dei maestri del cinema classico. Nato nel New Jersey da genitori di origini pugliesi nel 1940, De Palma ha costruito con i suoi film un immaginario cinematografico indelebile, dove il thriller diventa al tempo stesso pop e dark, con una forte carica di erotismo. Scopritore di talenti, ha messo per la prima volta davanti alla macchina da presa molte delle star dei nostri tempi, giovani protagonisti dei suoi primi film. È il caso di Robert De Niro, poco più che ventenne in Ciao America! (1968, Orso d’Argento al Festival di Berlino) e Oggi sposi (1969). Durante gli anni ‘60 realizza, invece, il documentario The Responsive Eye (1966) e il lungometraggio Dionisio(1969), in cui sperimenta uno degli effetti che resterà un suo marchio di fabbrica: lo split screen. Alla fine degli anni ‘60 gira Murder à la Mod (1968) e Hi Mom! (1970). Nel 1970 De Palma si trasferisce dal Greenwich Village di New York a Hollywood, dove realizza Conosci il tuo coniglio (1972) con Orson Welles, seguito dai primi incubi: Le due sorelle (1973) e Obsession – Complesso di colpa (1976). Nel frattempo, con Il fantasma del palcoscenico (1974) si fa notare dal grande pubblico internazionale. Nel 1976 realizza il primo film in assoluto ispirato a un romanzo di Stephen King: Carrie – Lo sguardo di Satana, con i giovanissimi John Travolta e Sissy Spacek.

Il successo del film lo porta a girare uno dei suoi progetti più personali: Fury (1978). Da questo momento, senza rinunciare alla sua estetica, dirige film ad alto budget che diventano cult contemporanei: i thriller Vestito per uccidere (1980), Blow Out (1981) e Omicidio a luci rosse (1984), i gangster movies Scarface (1983), Gli intoccabili (1987) – con la memorabile sequenza della scalinata – e Carlito’s Way (1993). Seguono Mission: Impossible (1996), primo capitolo della saga con Tom Cruise, Femme Fatale (2002), Black Dahlia (2006), Redacted (2007, Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia) e Passion (2012).

Torino Film Festival inoltre ha annunciato alcuni titoli fuori concorso; il focus 2017 di TFFdoc si costruisce attorno al tema del viaggio, il cinema documentario è nella sua essenza esplorazione, scoperta e avventura, ma il cinema tout court ha il viaggio tra i suoi generi, basti pensare alla famiglia Méliès: George costruisce immaginifici viaggi sulla luna, mentre il fratello Gaston esplora con la sua cinepresa le isole del Pacifico. Tra questi due poli si articola il focus e due film li rappresentano perfettamente: Napalm di Claude Lanzmann (Shoah, L’ultimo degli ingiusti); 9 Doigts di F.J. Ossang (Pardo d’argento per la miglior regia a Locarno Festival 2017), entrambi presentati in anteprima italiana.

Da sempre il concorso dedicato al cinema breve italiano si caratterizza come spazio dedicato alla sperimentazione e alla ricerca di nuovi linguaggi. Quest’anno con i due film fuori concorso al Torino Film Festival, si è dato spazio a generi spesso trascurati: il film di animazione e il videoclip. Robhot, del torinese d’adozione Donato Sansone aka Milkyeyes, è un’animazione a matita, una lotta tra amore, sesso e fantascienza. I suoi esperimenti visuali hanno ottenuto milioni di visite sul web, i Cahiers du cinéma hanno recensito le sue animazioni e il suo cortometraggio Journal animé è stato nominato ai Césars.

Argia Renda