stati generali del paesaggio
02 Novembre 2017   •   Carolina Attanasio

Stati Generali del Paesaggio, educare alla tutela del territorio

«Due giornate intense di lavori, il 25 e 26 ottobre, hanno fatto degli Stati Generali del Paesaggio il punto di partenza per intraprendere un nuovo percorso nazionale di tutela e promozione del territorio»

La due giorni romana degli Stati Generali del Paesaggio, un concerto di menti deputate alla cultura e all’ambiente che non si vedeva da circa vent’anni, è stata l’occasione per presentare il Rapporto sullo stato delle politiche per il paesaggio e definire le linee guida, settore per settore, su sviluppo, tutela e promozione dell’immensa risorsa territoriale italiana.

L’Italia è l’unico Paese che tutela il paesaggio nella Carta costituzionale (all’articolo 9, per la precisione) e di questo – secondo il Ministro Franceschini – dobbiamo essere orgogliosi. L’esigenza di indire gli Stati Generali del Paesaggio nasce dal bisogno di attirare l’attenzione con urgenza sugli sprechi legati al suolo, per chiarire una volta per sempre che il territorio va tutelato, non spremuto e poi buttato. Lo Stato e le Regioni, nel marasma dei conflitti d’interesse e delle autonomie, devono difendere la bellezza del paesaggio italiano, che ha un valore che va al di là dell’economia o della cultura.

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Nei due giorni di lavori, ospitati a Palazzo Altemps, una delle splendide sedi del Museo Nazionale Romano, architetti, docenti, dirigenti, giuristi, economisti ed esponenti delle maggiori istituzioni hanno discusso e programmato linee guida per cinque sessioni tematiche diverse, Legislazione e Diritto al Paesaggio, Paesaggio: bene comune e risorsa economica, Paesaggio: politiche di trasformazione territoriale e qualità progettuale, Legalità e inclusione sociale: verso il diritto a paesaggi di qualità e Cultura del Paesaggio: educazione, formazione e partecipazione.

Come ricordato da Andrea Carandini, Presidente del FAI, «Siamo bravi a restaurare, molto meno a fare manutenzione programmata e prevenzione», ergo, anni e anni di incuria, corruzione, permessi dati a caso, costruzioni abusive, appalti sospetti, hanno contribuito a deturpare il paesaggio, privandolo delle sue caratteristiche essenziali.

Ilaria Borletti Buitoni, Sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni Culturali, ha introdotto i lavori ricordando a tutti che il paesaggio è un bene trasversale, appartiene ai cittadini che hanno il dovere e il diritto di chiederne la tutela.

Lo scopo della due giorni è stato creare linee guida per una vera e propria agenda, da destinare a chi governa oggi e chi governerà domani, col fermo auspicio di utilizzare una politica uniforme a livello nazionale per la tutela e la promozione del paesaggio, che abbia una durevolezza nel tempo e non si infranga sullo scoglio della prima legislazione contraria.

Tra i topic emersi con maggior forza, quello di Roberto Banchini, Direttore Servizio di tutela del paesaggio del Mibact, che ha ribadito con forza l’importanza di identificare tutto il territorio come storico-culturale, anche il paesaggio degradato, soprattutto quello, come anche le periferie, che nel bene e nel male danno identità al territorio. Etica, e non più solo estetica: gli Stati Generali del Paesaggio hanno voluto delineare una vera e propria Coscienza di Ruolo, non solo da parte delle Istituzioni, ma anche dei cittadini, ognuno tutore e promotore della bellezza del proprio territorio.

Un tema caldo e molto dibattuto è quello delle risorse necessarie alla tutela del paesaggio. Due le tematiche maggiormente discusse a questo proposito: la necessità di educare già nelle scuole alla cura del territorio e il bisogno di inserire menti giovani e fresche nell’organico degli enti deputati alla tutela e promozione del paesaggio.

Uno degli interventi più pungenti è stato quello di Fabrizio Barca di Fondazione Basso, che ha sottolineato come non ci sia nessuna relazione negativa tra lo sviluppo tecnologico e il degrado paesaggistico, il problema non è la tecnologia in sé, ma l’utilizzo che ne facciamo. Il territorio ha bisogno di una politica inclusiva dei cittadini, che partecipando si responsabilizzano e contribuiscono a preservare e curare gli aspetti legati al paesaggio. Sbagliato è anche pensare al paesaggio come bene deputato esclusivamente al turismo, l’Italia è molto di più di questo, ergo non va tutelato solo il territorio dei beni culturali, ma il 100% della superficie nazionale. La diversità e la ricchezza del paesaggio italiano sono un’opportunità economica enorme, che va tutelata nell’ottica del lungo periodo e deve, quindi, prescindere dalle varie legislazioni politiche.

Quello che manca, a quanto pare, è una visione che si elevi al di sopra del colore politico e riesca a definire una guida di tutela che prescinda da chi governa e perduri nel tempo, in modo da dare continuità. Formazione, open source, partecipazione, consapevolezza: questi gli elementi necessari all’attuazione del piano di rilancio secondo gli Stati Generali del Paesaggio.

Il Ministro Dario Franceschini e il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sono intervenuti a chiusura della due giorni, il primo auspicando l’Italia come modello internazionale per la tutela del Paesaggio, il secondo non dimenticando che tutela vuol dire soprattutto prevenzione, affinché tragedie come quelle conseguenti ai terremoti che hanno scosso l’Italia negli ultimi anni non provochino più vittime.

Nell’ultima giornata c’è spazio anche per l’intervento del Cardinale Gianfranco Ravasi, che con una Lectio Magistralis di prim’ordine su Paesaggio, spiritualità e cultura, ci ricorda che viviamo in un Giardino dell’Eden e abbiamo l’obbligo di custodirlo, altrimenti «Il mondo non finirà per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia».

Carolina Attanasio