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15 Gennaio 2018   •   Snap Italy

Sport femminile, finalmente approvata la legge sulla maternità

«Il riconoscimento della maternità nello sport femminile diventa legge. La battaglia contro la discriminazione delle donne nello sport in rosa ottiene il suo primo grande successo storico. Ma è presto per cantare vittoria…»

Non tutti i cambiamenti vengono per nuocere. Anche in un universo, come quello dello sport femminile italiano, di natura avverso alle trasformazioni, si è smosso qualcosa. Lo scorso dicembre alla Camera è stata approvata la legge per cui le mamme-atlete potranno d’ora in poi usufruire di un fondo a tutela della maternità. Un risultato storico per tutte le atlete che con la gravidanza hanno sempre messo a repentaglio la loro carriera agonistica e la loro stabilità economica.

Dal nuovo anno verrà stanziato un fondo di 2 milioni di euro, destinato a crescere, per aiutare economicamente tutte le atlete che che diventeranno madri. Sì, perché diventare mamma è un diritto e deve essere vissuto serenamente dall’inizio alla fine.

Un primo importante passo verso una grande conquista nel mondo dello sport in rosa, ma la vera svolta tarda ad arrivare. In Italia esistono ancora le clausole anti-gravidanza che, in alcune realtà, le atlete sono costrette a firmare pena l’esclusione dalla società di interesse. In questo modo queste donne vedono davanti ai propri occhi sfumarsi la possibilità di avere una carriera e, al contempo, coronare il sogno di diventare mamme. Uno scandalo considerando che siamo nel 2018! Le discriminazioni non finiscono qui, fra i casi più conosciuto abbiamo quello dei compensi. In questo caso sono proprio i numeri a parlare. Nello sport femminile abbiamo investimenti nettamente inferiori rispetto all’universo maschile.

Ma in fondo di che ci meravigliamo, lo sport in Italia è sempre stato maschile sia nella forma che nella sostanza. Lo sport nazionale è da anni in mani maschili e nemmeno l’empatia più profonda per la causa rosa può far pensare ad un futuro cambiamento. Si potrà parlare di una vera svolta storica quando verrà modificata la legge n.91/81 che regola il professionismo sportivo italiano (qui per ulteriori approfondimenti) e considera atleti professionisti solo coloro i quali praticano il calcio, il golf, la pallacanestro e il ciclismo. Va da sé che solamente questi atleti sono tutelati come professionisti e possono godere dell’assistenza medica, la pensione e per l’appunto la maternità. Un dato irrisorio considerando che la maggior parte di queste discipline non presentano nemmeno la categoria femminile.

Molte le associazioni che si impegnano per far sì che le donne vedano riconoscersi i propri diritti anche nel mondo dello sport. Fra queste l’ASSIST-Associazione Nazionale Atlete, la GIBA (Giocatori Italiani Basket Associati), l’AIC (Associazione Italiana Calciatori), la COMMISSIONE ATLETI CONI e l’AIPAV (Associazione Italiana Pallavolisti), che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nell’istituzione del fondo per la maternità voluto fortemente anche dal Ministro per lo Sport Luca Lotti. L’ultimo passo di questo importante percorso è la modalità di accesso ai fondi che dovrebbe essere resa nota entro la fine di gennaio.

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Elisa Malomo