Sponz Fest
28 Agosto 2017   •   Redazione

Sponz Fest, il mondo all’incontrario di Vinicio Capossela

«Si è appena concluso il festival musicale che ha portato migliaia di appassionati nel cuore dell’Irpinia, lo Sponz Fest. Il suo ideatore, Vinicio Capossela, ha messo su un micro cosmo felice durato il tempo di una settimana. Parola d’ordine? All’incontrè’R!»

Lo Sponz Fest (sito ufficiale) si tiene ogni anno a Calitri, paese dell’alta Irpinia per raggiungere il quale devi essere molto bravo nella “guida in salita”. L’auto, infatti, arriva affannata in cima alla collina sulla quale si trova, e anche quando hai parcheggiato dopo un po’ non te ne accorgi più ma non smetti mai di salire. Il confine con la Basilicata si sente nel dialetto locale, nelle parlate dei vecchietti seduti sulle panchine o nelle chiacchiere mattutine col barista. Il telo appeso in piazzetta non lascia però dubbi sulla fiera appartenenza irpina del suo popolo: “Simm r’ Calitr”, che sia chiaro.

Lo Sponz Fest è un’occasione di festa per tutto il paese, e il suo direttore artistico lo sa bene. Vinicio Capossela ha origini calitrane, e in paese la sua figura si staglia appaciata e trasognante per tutta la durata del suo festival. La prima volta che lo vedi gli scatti una foto e non puoi fare a meno di fissarlo per un po’, come succede quando hai davanti un grande artista e vuoi preservare l’unicità di quel momento. Poi la cosa bella è che ti abitui subito alla sua presenza, e mentre sei lì che commenti con i tuoi amici il concerto della sera prima ti ritrovi a cercarlo con lo sguardo, aspettandoti che compaia da un angolo di una stradina con le sue camicie a quadri, impugnando un bastone.

Sponz Fest

Foto: Rita Sparano

Lo vedi riapparire in una piazzetta, seduto ai tavolini di un bar o dietro il palco durante un concerto, sempre circondato da persone che gli danno a parlare, e tutto torna ad essere spontaneo, naturale.

Cappello largo e inconfondibile barba lunga, Capossela porta fisso sul viso un sorriso di bonario compiacimento, consapevole di aver messo su qualcosa di molto bello e di essere per questo destinatario della stima dei suoi compaesani, grati del grande movimento che popola Calitri per quella settimana.

Lo Sponz Fest è giunto quest’anno alla sua quinta edizione, e lo ha fatto con la giusta dose di pazzia che caratterizza l’arte più visionaria e ribelle. “Rivoluzione” è stata, infatti, la parola chiave di questo evento, che sperava proprio di riportare del sano e vecchio caos.

Gli artisti non si esibivano solo sul palcoscenico, ma per strada, all’improvviso, o in stazione per salutare commossi un vecchio treno rimesso a lucido per l’occasione che passa solo due giorni l’anno. Follia.

Sponz Fest

Foto: Rita Sparano

E vogliamo parlare della tesi di laurea discussa subito dopo un concerto di fanfara? Sì, è successo anche questo.
Ribaltamento, confusione, rovesciamento. Come la quadriglia, il ballo locale. Non balli mai con lo stesso cavaliere, ma ne cambi uno ogni cinque minuti, nel vortice confusionario di una danza pazza per ballare la quale basta girare ininterrottamente su se stessi.
Il messaggio dell’andare contro le regole era così deciso e puntuale che anche le parole erano capovolte: i nomi dei cantanti e gli appuntamenti? Scritti all’incontrario. Pazzia. Totale.

 

Sponz Fest

Foto: Antonio D’Alessio

Musica, sì, ma anche arte, cinema, letteratura, nella cornice di paesaggi mozzafiato, passeggiando tra le grotte del centro storico, ricco di queste cavità tutte da scoprire in cui perdersi, vagare per sbucare chissà dove, sempre sulle note di canzoni che senza sosta suonano, sfruttando il loro gioco naturale di echi e rimbombi.

Il mio Sponz Fest si è concluso nel migliore dei modi, commossa come tutti i presenti sulle note di Hallelujah di Jeff Buckley, omaggiato all’alba su una Calitri mozzafiato.

Sponz Fest

Foto: Antonio D’Alessio

Rita Sparano