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12 Luglio 2017   •   Snap Italy

Socialmediacoso.it e la figura del Content Marketer

«Grazie ad un’altra interessante intervista andiamo alla scoperta della professione digitale del Content Marketer. Di cosa si tratta? Ce lo spiega Francesco Ambrosino, fondatore di Socialmediacoso.it»

Conoscete Socialmediacoso.it (sito)? Se la risposta è positiva, allora saprete già chi è Francesco Ambrosino, mentre se ancora non lo conoscete prendete di corsa lo smartphone e fatevi un giro sulla sua splendida piattaforma. Noi, intanto, proviamo a presentervi lui, il suo interessantissimo blog e la professione del content marketer. Continua così il nostro viaggio alla scoperta delle nuove professioni digitali, con ogni probabilità il futuro del settore comunicazione e marketing.

Perciò, subito dopo le nostre interviste ad Annette Palmieri, che ci ha fatto scoprire la figura del community manager, e quella a Domenico Armatore di Liqueedo, ecco che ne arriva subito un’altra, pensata per dissipare ogni dubbio attorno la figura del content marketer.

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Francesco Ambrosino, ci parla della sua professione di content marketer?

Ciao Serena e grazie per questa piacevole intervista. La professione di content marketer ha tante sfaccettature, perché molteplici sono le tipologie di contenuti che si possono produrre online e offline per un’azienda, un libero professionista, un ente o un’istituzione. Inoltre, c’è una differenza tra chi fa il consulente in questo settore, fornendo indicazioni di carattere strategico al cliente e chi, come il sottoscritto, si occupa anche – parzialmente o integralmente – del lavoro operativo, quindi della produzione vera e propria dei contenuti. In termini teorici e molto ottimistici, ogni contenuto prodotto sul web dovrebbe essere frutto di una strategia definita a monte da un pool di professionisti, al cui vertice è posto un content marketer. Nella realtà, ovviamente, le cose sono leggermente diverse, perché non è facile far comprendere il reale ruolo di questa figura professionale. Molti fanno ancora confusione, pensando che sia un giornalista, un blogger, uno scrittore, e così via. Niente di tutto questo, un content marketer è un professionista capace di analizzare le esigenze del cliente e sviluppare una strategia di contenuti dedicata, finalizzata alla conversione.

Qual è, ad oggi, l’importanza del content marketing?

Mi piacerebbe dirti che il content marketing è tutto, oggi, ma non voglio portare acqua al mio mulino, quindi ti dirò la verità. Il marketing di contenuti non è obbligatorio, anche se tutti lo fanno, spesso inconsapevolmente e in modo dilettantesco. Quando una azienda realizza una brochure, sta facendo content marketingQuando invia una presentazione ad un cliente e/o fornitore, sta facendo content marketing. Quando pubblica un contenuto su Facebook sta facendo… va bene, ci siamo capiti. Il content marketing è importante, perché è lo strumento più adeguato per interagire con un potenziale cliente senza apparire smaccatamente commerciale. Tu vuoi che lui diventi il tuo cliente, ma non lo fai bombardandolo di offerte che non potrà rifiutare, ma cercherai di convincerlo fornendogli una serie di contenuti utili, in grado di risolvergli un problema specifico. Questo per me è il content marketing, la risoluzione di un problema specifico attraverso un contenuto utile. Su questo concetto ho scritto anche un eBook con Federico Simonetti, che si può scaricare gratuitamente qui.

Come nasce Socialmediacoso?

Socialmediacoso nasce nell’agosto del 2014, con l’obiettivo dichiarato di far diventare la scrittura un lavoro e. allo stesso tempo, un’opportunità di business per me come freelance. Ho trasformato un asset, la capacità di scrittura, in una professione, e il mio blog ha ricoperto un ruolo fondamentale in questo processo, perché mi ha reso visibile nel modo in cui io volevo esserlo. Chi mi conosce sa che lavoro faccio, che servizi offro, e chi non mi conosce può trovarmi tramite Google nel momento in cui ha un problema specifico che io, con il mio contributo, posso risolvere.
Insomma, Socialmediacoso sono io.

Cosa pensa della rivoluzione digitale che sta avvenendo in Italia e nel mondo?

Beh, in Italia non la vedo la rivoluzione digitale, vedo una stagnazione analogica. Entro il 2020 è stimato che circa 1 milione di posti di lavoro non potranno essere coperti a causa della mancanza di skill digitali, e questo è ridicolo in un Paese in cui quasi 1 giovane su 2 è disoccupato. C’è un problema di educazione digitale in Italia, perché non riusciamo a capire che il web è una risorsa e non solo una tecnologia. L’Italia è un Paese arretrato dal punto di vista digitale, non abbiamo né le infrastrutture – abbiamo una velocità di connessione tra le più basse al mondo – né le strutture didattico-formative adeguate alle sfide di oggi, figuriamoci per quelle del futuro.

Dobbiamo svegliarci, e smetterla di pensare che se ne debba occupare lo Stato per noi. Direi che è giunto il momento di rimboccarci tutti le maniche e attivare quella che io chiamo la digital evolution. Dobbiamo crescere, in modo organico e armonioso, senza rivoluzioni e trasformazioni dolorose, ma dobbiamo farlo in fretta.

Quale sarà, secondo lei, il futuro delle nuove professioni digitali?

Il futuro è nelle high skills, ovvero nelle competenze tecniche di alto livello. Il buon utilizzo del “Pacchetto Office” non è più una skill da dieci anni, eppure le persone continuano a prendere attestati inutili, che certificano competenze così banali che dovrebbero quasi essere automatiche. Abbiamo bisogno di programmatori, analisi, architetti dell’informazione, esperti di machine learning e intelligenza artificiale, di sistemistica applicata alla sicurezza informatica, di digital marketing e di e-commerce.

Non ci serve la patente europea del computer.

Serena Marigliano