20 Febbraio 2018   •   Raffaella Celentano

Rosa Genoni: a Milano la mostra che celebra lo stile Made in Italy

«Una mostra e un convegno a Milano celebrano la pioniera del Made in Italy. Ma chi era davvero Rosa Genoni? Ve lo raccontiamo noi!»

È stata inaugurata il 13 gennaio a Milano la mostra dedicata a Rosa Genoni, la prima grande stilista italiana e pioniera di quello che oggi noi conosciamo come Made in Italy. La mostra, intitolata Una donna alla conquista del ‘900, si terrà presso l’Archivio di Stato – Palazzo del Senato fino al 17 marzo (ingresso libero). Documenti, fotografie, abiti per ricostruire un’esistenza davvero straordinaria, capace di rivoluzionare il modo di intendere e di fare moda in Italia. Ma Rosa Genoni non era solo questo: oltre alla moda, i suoi interessi riguardavano il pacifismo, il femminismo, i diritti delle minoranze, e ben presto si fece conoscere anche per le sue doti da giornalista e il suo impegno politico.

Ma andiamo per gradi… Snap Italy vuole farvi ripercorrere la storia di questa incredibile donna italiana, forse troppo spesso dimenticata.

Rosa Genoni nasce nel 1867 a Tirano, tra le montagne dell’Alta Valtellina, da una famiglia semplice. Prima di diciotto figli, nonostante le umili origini, decise sin da piccola di voler evadere da quella realtà così piccola quale era il suo paese d’origine. A dieci anni si trasferisce a Milano per cercare lavoro e viene assunta come piscinina (l’apprendistato poco pagato dell’epoca per le ragazze di famiglie poco abbienti che sarebbero diventate sartine a servizio di sarte in negozi più esperti). Decide, inoltre, di iscriversi alle scuole serali per studiare il francese.

All’età di diciotto anni era già sarta di primapremière. Aveva a lungo lavorato in una delle più note case di moda milanesi H.Haardt et Fils, dove (conformemente all’uso dell’epoca) venivano riprodotti esclusivamente modelli francesi, fedele riproduzione di bozzetti “rubati” o acquistati a caro prezzo nei più famosi atelier parigini del tempo quali Paquin, Chéruit, Charles Frederick Worth, Doucet, Callot…

Grazie a varie esperienze di lavoro in Francia, riuscì a cogliere le potenzialità del settore moda in Italia e propose soluzioni di grande modernità per riorganizzare l’industria dell’abbigliamento italiana. Ottenne un grande successo con il padiglione presentato all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906, dove propose abiti di grande pregio ispirati alla tradizione dell’arte pittorica italiana Rinascimentale. Per le sue creazioni Rosa Genoni impiegò esclusivamente tessuti italiani e dichiarò:

«Il nostro patrimonio artistico potrebbe servire da modello alle nuove forme di vesti e di acconciature, che così assumerebbero un certo sapore di ricordo classico ed una vaga nobiltà di stile […] Come mai nel nostro paese da più di trent’anni assurto a regime di libertà, in questo rinnovellarsi di vita industriale ed artistica, come mai una moda italiana non esiste ancora?»

Tra i suoi abiti quello ispirato alla Primavera del Botticelli le valse il Gran Premio per la sezione Arte Decorativa da parte della Giuria Internazionale. Ma, come dicevamo prima, i suoi interessi andarono ben oltre la moda. Già da giovanissima aveva iniziato ad avvicinarsi al Partito Operaio. Fu la delegata italiana dell’International Congress of Women e del Women’s International League for Peace and Freedom (WILPF) e fece parte del gruppo di donne capeggiate da Jane Addams e Aletta Jacobs che nel 1915 incontrò i ministri degli esteri di Austria-Ungheria, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Svizzera per proporre la realizzazione di una commissione di esperti per la cessazione della Grande Guerra.

Ancora, nel 1905 era stata chiamata a dirigere la sezione di sartoria nelle scuole professionali femminili dove tiene lezioni serali fino al 1933, anno in cui si dimetterà per non giurare fedeltà al Fascismo. In aperta opposizione al regime, collaborò come inviata per L’Avanti! e si impegnò per il miglioramento delle condizioni di lavoro femminili. Ancora, durante la Seconda Guerra Mondiale, promosse una politica di neutralità e pace tra le nazioni. Morì nel 1954 a Milano, non prima di essersi battuta per la fine del conflitto palestinese.

La sua importanza per la moda italiana risulta, dunque, inconfutabile. È stata la prima a credere nel Made in Italy quando questa parola non esisteva ancora! Rosa Genoni riteneva (a ragione) che gli italiani avessero le capacità di superare i cugini d’Oltralpe nella produzione di abiti femminili, e che potessero (soprattutto grazie al loro patrimonio culturale) dare vita ad una produzione senza precedenti. Nella sua vita è riuscita ad unire la passione per il bello all’impegno civile, la moda con l’attivismo e la politica, dimostrando che la moda è davvero una cosa seria.

Raffaella Celentano