Bacio feroce
24 Dicembre 2017   •   Anita Atzori

Roberto Saviano: «Vi racconto il mio Bacio feroce»

«Bacio feroce, il nuovo libro di Roberto Saviano. Perché dove non arrivano le istituzioni arriva il popolo, perché parlare del male è sempre un bene.»

Non voglio il bacio sulla guancia che si prende l’affetto.
Non voglio il bacio sulle labbra che si prende l’amore.
Voglio il bacio feroce che si prende tutto.
Roberto Saviano

È così che alcuni si prendono il loro bacio, non per amore ma per sete di vittoria. E la loro non è una vittoria morale ma di sangue, quel sangue che toglie la vita, la dignità e il respiro. Abbiamo incontrato Roberto Saviano alla Liberia Nuova Europa presso il Centro Commerciale “I Granai” di Roma durante la conferenza di presentazione del suo nuovo libro. Una persona complessa, a tratti misteriosa, uno che ha imparato a scrivere prima con gli occhi e poi con la penna. Quello sguardo penetrante di chi ha messo in gioco il proprio futuro per denunciare il presente, un patto col diavolo dove dieci anni sotto scorta sono meglio di una vita in silenzio. Dev’essere questo che Roberto Saviano ha pensato quando con Gomorra denunciò metà Napoli e tutto il sistema camorristico della Campania, infliggendo un duro colpo al sistema mafioso campano; il segnale che dove non arrivano le istituzioni arriva il popolo. Una bandiera sociale fatta di amarezza, lucidità e coraggio, perché in fin dei conti devi essere coraggioso per metterti contro Dio. Loro, che non hanno mai smesso di pregare e invocare la Madonna quando ai piedi c’erano ragazzini di 17 anni uccisi in una pozza di sangue con indosso ancora qualche grammo di cocaina. Erano sul posto sbagliato, avevano invaso quel territorio che se sei di un altro clan non puoi vedere nemmeno a cento metri di distanza. Sei un rivale, sei un pericolo, sei un infame. Bacio, morte, fine.

Così Bacio feroce continua il suo viaggio nella paranza, nella terra dove “Se muori a 90 anni sei centenario, se muori a 20 anni sei leggendario”. Conta chi muore presto perché la vita non ha alcun valore, ma il rispetto sì; e allora se hai 16 anni e già a 12 hai ucciso qualcuno la tua persona cambia, cambi tu. Pistole, forcelle, coltelli, qualsiasi arma è buona per rivendicare la fama, il territorio, la famiglia. Storie di vita come quelle di Tucano, Briatò, Biscottino. E nuove famiglie assetate di denaro che cercano di eliminare la vecchia camorra, quella fatta di famiglie storiche e patti indiscutibili dove non c’è solo il sangue ma anche la politica. Così ’o Maraja deve allearsi coi Capelloni e preparare la paranza alla nuova guerra. Una guerra sadica, fredda, che ti congela. Alcuni si domandano perché Saviano parli solo del male, perché nei suoi dannati libri non vi sia uno spiraglio di luce, una via di fuga, un numero di telefono dove chiami e lo Stato ti dice “Ok la risolvo io”. In verità parlare del male è già un bene, sottolineare un bacio feroce è in qualche modo darne uno innocente. Dirvi che le paranze non esistono, che i bambini non uccidono e che la criminalità è un problema inferiore rispetto agli sbarchi del mediterraneo è un po’ come perdonare Provenzano perché devoto a Padre Pio. Dimenticare non aiuta, nascondere non cancella, perdonare non risolve. Parlare è salvezza. La paranza è composta da ragazzini che vanno dai 10 ai 21 anni, figli di una società sporca, ineducata e per questo colpevole. Quando compiono 18 anni dicono “festeggiatemi molto perché ai 21 non arrivo”, e lo dicono con quell’enfasi di chi sa già la sua fine e ne va fiero. Vanno in cerca di 2.000 € per rifarsene 50.000, distribuiscono la coca come fosse pane per i poveri, la vendono, la spacciano, la barattano con quello che di più caro anno, il sangue.

«Parlare del male è una dura lotta. Pensate: se fosse così semplice basterebbe guardare Don Matteo e saremmo tutti felici e buoni, peraltro io adoro Terence Hill da quando avevo 10 anni. Ma non è così semplice. Quando l’arte diventa edificante, quando ti dice “Comportati bene, fai il bravo”, per quanto mi riguarda  è intrattenimento. Tutti i totalitarismi, quello sovietico, quello nazionalsocialista hanno sempre trattato l’arte come una strategia edificante. I pittori tedeschi dell’epoca, quando dipingevano i propri quadri, dovevano sempre ritratte donne per bene impiegate nelle faccende di casa, nobiluomini gloriosi e in buona salute; non potevano proiettare i problemi, la corruzione, le misfatte. Ecco io non potrò mai essere un obbediente raccontatore di storie edificanti. Mi interessa illuminare la ferita, perché scoprendo la ferita si può guarire. Mi interessa pensare che la speranza nasca dalle mie storie, ma sopratutto dagli occhi dei miei lettori. Perché poi quando uno si prende del tempo per leggere queste storie in realtà sta cambiando, sta prendendo del tempo per riflettere, per conoscere. E non so bene cosa farà di questa conoscenza, forse niente, ma sono certo che diventerà un suo bagaglio».
Roberto Saviano (10 Dicembre 2017 Libreria Nuova Europa)

Bacio feroce è stato presentato in una libreria, non in un salotto tv , non in una radio, ed è lui stesso che spiega il motivo: «Mi ostino a presentare nelle librerie, anche se magari ci sarebbero molti altri spazi più comodi, perché questo luogo mi fa entrare in una dimensione coerente con ciò che cerco di essere cioè Dare tempo alla conoscenza . In una vita in cui l’era dello smartphone mostra una strana alchimia come quella di avvicinare coloro che sono lontani e allontanare coloro che sono vicini, in un epoca dove tutto dev’essere immediato per cui se una cosa non la capisco subito allora non vale la pena conoscerla; in questa dinamica io penso che il libro possa farci fermare, possa raccontare ciò che a primo impatto non ci è dato capire».

Durante la presentazione Roberto Saviano affronta uno dei temi più emblematici della camorra e delle sue organizzazioni, ovvero il rapporto tra religione e mafia e lui stesso lo racconta in questo modo: «La religione per la mafia è sempre motivo di giustificazione, ma anche un presidio, per esempio mi viene in mente l’affiliazione dei clan che viene sempre fatta in nome di San Michele Arcangelo, che però deve dividersi perché è anche il patron della polizia! (ride, ndr.) Non è facilissimo per lui lavorare su questi due fronti! E poi c’è quasi sempre la Madonna di Pompei, ma anche Padre Pio, tutte le case dei latitanti sino ad ora scovate sia della ’ndrangheta che della camorra. In molte case addirittura non vi sono immagini ma vere e proprie statue a sorvegliare la famiglia. Perché tutto questo? Perché quella giustizia, quella divina, comprende molto di più della giustizia terrena. Perché un camorrista uccide uomini altrettanto mafiosi, e perché un criminale ruba la droga a chi già la voleva comprare. Vi faccio un altro esempio, Provenzano aveva la Bibbia completamente sottolineata, letta almeno un centinaio di volte l’anno, questo per spiegare quanto una parola possa essere deformante, arrivando pure a giustificare qualunque cosa di impensabile. E noi sappiamo bene che il Vangelo più di una volta è stato usato per giustificare omicidi, molto più del Corano».

“Esistono i baci e poi i baci feroci. I primi si fermano entro il confine della carne; i secondi non conoscono limiti. Vogliono essere ciò che baciano. I baci feroci non vengono dal bene né dal male. Esistono, come le alleanze. E lasciano sempre un sapore di sangue.”
Roberto Saviano

Lui è Roberto Saviano e questo è Bacio feroce. Un romanzo violento, che ti congela, a volte persino ti uccide dentro. Ti spara l’anima e colpisce al cuore. Una storia fatta di famiglie, bambini diventati uomini, dialetti stretti di un paese apparentemente lontano. La verità è che quel paese siamo noi.

Anita Atzori