31 Ottobre 2017   •   Redazione

Tra risparmio ed investimento: gli Exchange Traded Fund

«Per gli italiani la priorità resta il risparmio, ma con gli Exchange Traded Fund (ETF) vengono offerte buone possibilità di investimento.»

Agli italiani piace risparmiare, ma allo stesso tempo non disdegnano nuove opportunità di investimento. A rivelarlo sono le ricerche di Unimpresa e del centro studi di Equita. Dall’analisi di questi due studi si evince che le riserve bancarie delle famiglie e delle imprese italiane sono aumentate in un solo anno di 38 miliardi, suddivisi in 19 per quanto riguarda le famiglie e 21 per le imprese. E per quanto riguarda gli investimenti? Avete mai sentito parlare degli Exchange Traded Fund (ETF)?

Partiamo dal presupposto che negli ultimi anni il mercato finanziario è cambiato in maniera radicale. A modificare i prodotti sono stati due fattori fondamentali: l’avvento della tecnologia, che inizialmente si pensava fosse inapplicabile ad un mondo così particolare come quello della finanza, e le nuove necessità dei clienti, che hanno richiesto a gran voce maggiore trasparenza, costi più contenuti e strumenti in grado di non lasciare l’investimento fortemente esposto ai rischi.

Nel mercato tradizionale, infatti, molto dipendeva dall’abilità del consulente o dell’investitore stesso, che doveva studiare il momento opportuno per acquistare o vendere un titolo, con la speranza di non trovarsi esposto alle continue oscillazioni del mercato. Il cambiamento è quindi avvenuto nel segno della diversificazione, e uno degli strumenti finanziari di maggior successo insieme ai fondi comuni di investimento sono proprio gli Exchange Traded Fund, conosciuti nel settore con la sigla ETF.

Per i meno esperti, si tratta di panieri costituiti da titoli differenti, ossia obbligazioni, azioni o titoli valutari, che ammortizzano i rischi e riducono al minimo i costi. Essendo a gestione passiva, gli ETF non cercano di battere l’indice di riferimento, ma cercano di replicarlo, abbassando sia l’operatività che i costi di gestione derivati dalle spese di sottoscrizione, d’uscita e di performance che sono invece presenti nei fondi comune. Altro vantaggio degli Exchange Traded Fund sta nella contrattazione h24, che permette di bilanciare in maniera più precisa l’andamento anche a seconda della propensione al rischio dell’investitore.

Per i motivi precedentemente citati, gli ETF sono cresciuti in maniera vertiginosa dal 2011 al 2017, anche a fronte di una maggiore disponibilità del prodotto. Guardando a 10 anni fa, nel 2007 in Europa erano disponibili appena 415 ETF, mentre oggi si supera quota 1550, con un’impennata del patrimonio gestito che oggi ammonta ad oltre 584 milioni di €. Gli ultimi sei mesi, poi, sono stati un vero e proprio successo per gli investitori che avevano sottoscritto un Exchange Traded Fund, visto che al “normale” incremento del 20% circa rispetto ai gestori classici, secondo quanto riportano gli esperti i guadagni sono stati tali da consentire agli ETF di “scavalcare” gli investimenti nei fondi di gestione attiva.

L’industria della gestione passiva sta quindi facendo registrare ottime prospettive, non solo per il presente ma anche per il futuro: i guadagni più importanti, la vasta scelta a disposizione e vincoli meno asfissianti per gli investitori sono la chiave giusta che sta spazzando via ogni record di contrattazioni in borsa. A questa tendenza si aggiungono anche i nuovi flussi, cui sarà legato l’imminente entrata in vigore su territorio italiano della MiFid II, ma anche la presenza sempre più importante della tecnologia nel mondo finanziario, che assicura ai clienti quella trasparenza che è alla base della recente rivoluzione dei prodotti.