Rino Gaetano
02 Giugno 2017   •   Redazione

Rino Gaetano, un genio della musica tra irriverenza e denuncia

«Il 2 giugno di ogni anno, a Roma, non è un giorno qualunque. Perché si celebra l’anniversario di morte di Rino Gaetano. Eventi musicali e canzoni riempiono l’aria delle note dell’indimenticato cantautore calabrese»

Il 2 giugno di ogni anno, in Italia, è festa. Perché si celebra la nascita della Repubblica e perché, volendo un po’ forzare la mano, scuole e molte altre attività, quasi tutte, sono chiuse al pubblico. Per una fetta piuttosto grande di italiani, però, il 2 giugno è, molto più semplicemente, il giorno in cui perse la vita Rino Gaetano, cantautore indimenticato e indimenticabile, che ha segnato, senza mezzi termini, la storia della musica italiana.

“Ma come fare non so / Si devo dirlo ma a chi / Se mai qualcuno capirà / Sarà senz’altro un altro come me

Così cantava Rino Gaetano nel 1974 in Ad esempio a me piace il sud, un inno alla semplice genuinità del meridione, perché lui era così, come raccontano i suoi amici e colleghi: un ragazzo buono e dallo sguardo intelligente, dai modi amichevoli e con la battuta irriverente sempre pronta, eppure in qualche modo all’epoca non compreso fino in fondo. Malumore ben espresso nei versi citati, scritti da un cantautore conscio del suo valore artistico così come del fatto di non riuscir ad arrivare al pubblico nel modo in cui desiderava.

Salvatore Antonio Gaetano nasceva nel 1950 a Crotone, in una Calabria assolata che lasciò da bambino quando la famiglia si trasferì a Roma per motivi di lavoro. Rino non dimenticò però mai le sue origini calabresi e il suo cuore meridionale, diviso tra la fiera appartenenza alla sua terra e le denunce al sistema italiano, di cui fu critico brillante e mai scontato.
In Cogli la mia rosa d’amore è lo stesso meridione a parlare, rivolto a un fotografo che invita a cogliere con la sua macchina fotografica gli aspetti più commoventi e inediti di una terra da raccontare.

Cogli i muri bianchi di calce la festa del Santo il giorno del pianto.
Cogli la mia sera d’Aprile scrivevo parole faceva all’amore.”

Mente vivace e lingua svelta, Rino Gaetano è stato artefice di una condanna intelligente perché condotta mediante l’ironia cantata, la stessa per colpa della quale è stato bollato come “giullare”, “menestrello” dai versi sconclusionati. Le sue canzoni di senso ne avevano – eccome se ne avevano – nonostante il marchio di cantautore nonsense attribuitogli. Ma con chi ce l’aveva Rino Gaetano? Un elenco dettagliato e schietto di personaggi a lui non propri simpatici lo fa in Nuntereggae più, esilarante brano dal motivetto martellante in cui Rino, senza peli sulla lingua, sciorina uno dopo l’altro i nomi di tutti quelli che non gli piacevano. Ecco perché questo cantante fu stroncato dalla critica ed ebbe più oppositori che amici nel mondo dello spettacolo, per la sua schietta irriverenza, e per la voglia di cantare al di là del già stabilito e del politically correct.

Cantautore autentico, voce e chitarra di brani struggenti come Mio fratello è figlio unico e Tu, forse non essenzialmente tu, Rino Gaetano cedette alle pressioni dello show business con la sua partecipazione al festival di Sanremo del 1978, dove si presentò strimpellando un ukulele, col capo coperto da una comica tuba nera e vestito di un frac costellato di finte medagliette che non mancò di distribuire ai presenti. “Un pagliaccio” pensavano tutti all’epoca, “un genio” si ricredono quegli stessi, ora che il messaggio di Gaetano è finalmente arrivato.
Perché è questo quel che accade agli artisti anacronistici, troppo avanti affinché il loro estro venga compreso da tutti, subito: essere fischiato. Ma Rino Gaetano aveva una voglia folle di convincere tutti a prendersi meno sul serio, ed ecco il perché di quella divertente esibizione, passata alla storia del festival di Sanremo come una delle più originali esibizioni a cui l’Ariston abbia mai assistito.

Gianna, il brano presentato, fu una sorta di maledizione per il cantante: ne divenne la canzone-simbolo, cosa che forse non si perdonò mai. Capolavori assoluti come Aida o Sei ottavi (qui l’intervista ad una delle tribute band più famose) rischiavano di essere adombrati da motivetti scanzonati come Berta Filava e Gianna, prodotti per il pubblico assetato di allegria e non pronto alle polemiche di un cantante che, però, ci aveva visto lungo in più di un’occasione.

Spendi spandi effendi denunciava il mercato dell’oro nero, Agapito Malteni il ferroviere raccontava il disagio degli emigrati dal Sud al centro e Nord Italia, Ti ti ti ti fa da sfondo alla rabbia del cantante, che si scaglia contro una classe politica di cui qualche anno dopo uscirà allo scoperto tutto il marcio:

A te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati,
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvare la dignità mondana,
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto, un voto pulito.
Partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri.”

Una mente fulgida, capace di toccare ogni tematica in un’epoca storica di cui intuiva i cambiamenti in atto prima degli altri. C’è dell’incredibile, ma la preveggenza di Rino Gaetano riguardò persino sé stesso, in riferimento al più terribile degli episodi: la sua morte. Avvenuta in circostanze ancora da chiarire, essa fu raccontata dallo stesso cantautore in maniera incredibilmente simile in una canzone da lui scritta molti anni prima, La ballata di Renzo. Coinvolto in un incidente stradale, Renzo muore per mancanza di soccorso, dal momento che il suo ricovero fu rifiutato da tutte le strutture ospedaliere presso cui i suoi soccorritori si recarono nella speranza di salvarlo. Ed è quanto accadde esattamente la mattina del 2 giugno 1981, quando Gaetano si schiantò contro un camion in corsa, e morì perché nessun ospedale accettò il suo ricovero.

Ogni 2 giugno in via Nomentana a Roma, esattamente nel punto in cui l’auto di Rino Gaetano perse il controllo, fan e seguaci del musicista ancora depongono fiori in ricordo di un cantante che ha segnato il panorama musicale italiano con uno stile inesplorato e una personalità travolgente, la cui musica fa oggi da colonna sonora di chi guarda dritto verso il futuro con un tocco di ironia tra i piccoli disastri sociali e personali, perché nonostante tutto, se volgiamo lo sguardo in alto Rino ancora sta lì a ricordarci che Il cielo è sempre più blu.

Rita Sparano