Photolux festival
04 Dicembre 2017   •   Carolina Attanasio

Photolux, il Mediterraneo arriva a Lucca

«Ritorna il Photolux, la biennale internazionale di fotografia che trasforma la città toscana in uno dei palcoscenici fotografici più interessanti d’Italia.»

Fino al 10 dicembre, con un biglietto da 20€, è possibile visitare tutte le mostre in programmazione al Photolux (sito ufficiale), accompagnate da un fitto calendario di eventi collaterali. Il tema di questa edizione è il Mediterraneo, «un immenso archivio e un profondo sepolcro», come affermato da Predag Matvejecic, che nel 1987 ha scritto Breviario mediterraneo: effettivamente, questa descrizione calza a pennello a molte delle opere esposte al Photolux.

Il Mediterraneo è lo scenario di una delle più grandi emergenze umanitarie di sempre, una migrazione dalle gravi conseguenze sia in termini di vite umane che di ripercussioni economiche, di valori, d’identità. Al Photolux ci si interroga sulla funzione del Mediterraneo oggi, attraverso il lavoro di quei fotografi che sul mare nostrum hanno buttato lo sguardo. Photolux ha, di recente, ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo, andando a posizionarsi di diritto nel circuito dei festival internazionali di fotografia: Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, ha sottolineato come la rassegna sia «un mezzo con cui comunicare lo spirito e l’idea di pace, convivenza, comprensione reciproca, solidarietà e accettazione», riferendosi al tema Mediterraneo.

Noi si arriva a Lucca (con questo modesto tentativo di imitare lo slang toscano) nel giorno di apertura, si mangia, si ritira il pass e via di mostre, su e giù per la città: intanto, se non siete mai stati a Lucca, il Photolux è l’occasione perfetta per farlo. Il centro storico scorre via che è un piacere, chiuso nella possente cinta muraria, e le mostre sono tutte allestite in location d’eccezione, e vi assicuro che non ne mancano. Ventiquattro esposizioni, un museo diffuso, un ampio parterre di artisti e istituzioni a sostegno: a Lucca il contrasto tra il classicismo delle location e la forza delle foto, la fa da padrone.

A Palazzo Ducale c’è la collettiva I-ƩMigrazioni, nata da un’idea di Enrico Stefanelli (fondatore e Direttore Artistico di Photolux), un percorso attraverso le migrazioni dal XX secolo, un lungo viaggio tra le rotte che hanno solcato il Mediterraneo (bellissima la già famosa foto di Giulio Piscitelli, Mar Mediterraneo – 2011); sempre qui si tengono le proiezioni su Josef Kouldelka, che ha immortalato oltre 200 siti archeologici greci e romani lungo i Paesi del Mediterraneo e sui progetti finalisti del Prix Pictet (vinto da Richard Moss con un grande lavoro sulla crisi dei migranti in Europa, Medio Oriente e Nord Africa).

A Villa Bottini, una location che definire meravigliosa è un pallido eufemismo, Albert Watson ci porta in Marocco: interessante come l’occhio del fotografo scozzese cerchi di cogliere ogni dettaglio di un paesaggio totalmente nuovo per lui; Bernard Plossu ci porta in un viaggio lungo trent’anni tra i luoghi desertici e misteriosi, al confine tra realtà e immaginazione; Nick Hannes immortala la biodiversità umana del Mediterraneo, tra turisti spiaggiati, viaggi della speranza e falsi miti.

La forza delle immagini del World Press Photo quasi stride con le architetture dell’XI secolo della Chiesa di San Cristoforo, quest’anno il premio compie 60 anni e la foto vincitrice è quella di Burhan Ozbilici, che ritrae l’attentatore dell’Ambasciatore russo in Turchia, subito dopo l’omicidio.

L’Ex-cavallerizza, a ridosso delle mura, è stata recentemente ristrutturata e ospita alcune delle immagini più belle del Photolux, come gli scatti di Polixeni Papapetrou, un mondo onirico dove i corpi hanno teste di animale, o Marie Hudelot, che usa le proprie origini franco-algerine per giocare con caschi, elmi, teschi e sconvolgere l’idea di ritratto pulito. Eleonora Olivetti gioca col fotoritocco come si faceva una volta, mischiando antiche incisioni e immagini ritagliate, a volte perfettamente compatibili, altre volte totalmente fantasiose. In questa sede, Photolux ha deciso di dare il proprio sostegno alle popolazioni del centro Italia, realizzando un progetto formativo con i ragazzi delle scuole superiori ed esponendo le migliori foto di studenti e docenti, durante la loro permanenza nelle zone disastrate.

La Chiesa dei Servi ospita il Leica Oskar Barnack Award 2017, notevolissimi i lavori dei vincitori, sul fil rouge dell’onirico, del surreale e della doppia esposizione.

Nella Chiesa di Santa Caterina, dove potete anche salire letteralmente “sulla” cupola, Leila Alaoui lavora sull’identità marocchina, con ritratti puliti e netti per liberare gli sguardi e superare le frontiere dei pregiudizi: Alauoi è morta a 33 anni, in seguito alle ferite riportate durante gli attentati del Burkina Faso del 15 gennaio. Paolo Verzone, vincitore del World Press Photo 2015, è in esposizione a Palazzo Guinigi con la serie Cadetti, una selezione di ritratti degli allievi della Accademie Militari dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Photolux continua a crescere, anno dopo anno, grazie a un lavoro di ricerca che si accompagna a proposte di tutto rispetto e partnership sempre più importanti, consegnando Lucca nell’albo delle città italiane che meglio riescono a coniugare storia e modernità (non dimentichiamo che qui piovono orde di appassionati per il Lucca Comics and Games e il Lucca Summer Festival), regalando alla città un ricambio turistico lungo trecentosessantacinque giorni.

Carolina Attanasio