musica trap
09 Gennaio 2018   •   Redazione

Musica Trap italiana: spazio agli artisti del futuro

«Il futuro non è più alle porte, il futuro è adesso. Qualcosa si sta evolvendo in modo autonomo trovando ispirazione tra i più piccoli: ecco i grandi della musica trap italiana!»

Partiamo dalle basi: “di cosa stiamo parlando e che cos’è?” Parliamo della nuova tendenza di riferimento nel campo musicale, una tendenza che si sta facendo strada grazie a Youtube e che potete studiare con attenzione anche grazie al contributo di Spotify, spulciando con attenzione tra gli artisti italiani. Ma se le sue origini sono oltreoceano, possiamo parlare di Musica Trap Italiana?

Gli albori

La parola “Trap” deriva da Trap House, in riferimento agli appartamenti abbandonati come se ne vedono molti nei sobborghi di Atlanta, territori periferici in cui gli spacciatori afroamericani cucinano e smaltiscono sostanze stupefacenti. Le Trap House, però, non vanno erroneamente confuse con i cosiddetti “Bandos”, appartamenti abbandonati comunque utilizzati per la medesima attività illegale.  In un’intervista Genius, uno spacciatore afroamericano, ha definito la musica Trap «musica da bambini drogati» o, meglio ancora, «Trappola», riprendendo il significato britannico del termine; ad ogni modo si tratta di un riferimento celato al mondo della droga, come un tunnel da cui è complicato o quasi impossibile uscirne.

In estrema sintesi la musica trap è un sottogenere del rap. Prende vita ad inizio anni ’90, più precisamente nel sud degli Stati Uniti d’America, ad Atlanta. Facendo una breve ricerca sul web si può tranquillamente scoprire che la musica trap deriva dal Miami bass e dal “dirty south” ma, contrariamente a questi, presenta dei testi più minatori, ritmi “cinematici”, kick molto tosti e la sovrapposizione di sintetizzatori. Il termine stesso, inizialmente, si ispirava a zone tipiche dell’urbanistica di Atlanta, in cui la droga veniva sia venduta che consumata. La musica Trap, quindi, è caratterizzata ed esaltata dalla forza delle parole e dei testi, sebbene abbia anche delle caratteristiche legate al sound.

Ma Perchè piace tanto? Innanzitutto perchè racconta la difficoltà, la vita difficile, la malavita, anche se l’Italia, per fortuna, è ben distante da questo tipo di malessere. Ciò che conta è che i testi della musica trap parlino della nostra società, di corruzione, di persone materiali, persone “come pile vuote”, di sostanze poco raccomandabili o di persone decisamente offlimits, solitamente in compagnia di sole escort. Da un punto di vista prettamente tecnico, in primis, c’è un uso massiccio della drum machine Roland TR-808 o di macchine similari. In seconda battuta le strutture musicali dei brani sono ritmiche, tenaci, aggressive e cadenzata, stabilendosi intorno ai 140 bpm. E ancora:  hi-hat a velocità doppia ed un suono aggressivo, formato da un basso profondo tipicamente dub, suoni elettronici, archi e parti vocali rappate solitamente con l’ampio uso di Auto-Tune. Tra gli esponenti del genere negli States si possono riconoscere artisti come: Chief Keef, i Migos, Travis Scott, Future, Lil Uzi Vert, Lil Pump, Playboi Carti, Gucci Mane, Young Thug, 2 Chainz, XXXTentacion, Lil Yachty, 21 Savage, Lil Peep e Desiigner.

Ghali e la new school

Ma andiamo ora al punto: com’è arrivato questo genere nel nostro paese? Quasi tutte le voci trap nascono nel mondo hip hop classico”. Esempio palese è Charlie Charles, produttore di due grandi volti italiani del momento, due rivoluzioni idolatrate tra adolscenti e non: Sfera Ebbasta e Ghali. Tuttavia risulta ancora difficile definire con precisione cosa sia la musica trap italiana, anche perché, non appena si prova a farlo, si rischia di essere criticati dai cultori dell’ultima ora. Perciò lasciamo spazio alla musica, vera protagonista di questo fenomeno generazionale,presentandovi una Top 10 con i nomi più conosciuti del genere!

PyrexSideTony Effe e Wayne (e Sick Luke): sono i nomi della ormai celebre Dark Polo Gang, amata/detestata da milioni di fan/haters. I loro video sono delle vere e proprie parodie, caratterizzati da balletti truci, una trasgressiva ed esasperata passione per la moda, e da un linguaggio abbastanza demenziale (bacinicuoricini, bufu, sono un esempio), imitato ed amato sia tra i giovanissimi che dai “nostalgici trentenni”. Questo quartetto ha avuto poi la fortuna di ribattezzare un’epoca, in cui contenuti poveri di significato e morale colpiscono in pieno i cuori adolescenziali più di ogni altra cosa tra i giovani. Detto ciò non c’è da stupirsi della fama ottenuta.


Uno dei pochissimi artisti  che incarnano in modo assoluto la definizione originale del termine “Trap”. Nei suoi testi, infatti, non c’è falsità: Achille Lauro è un ragazzo che, per fortuna o no, la strada l’ha respirata e vissuta in prima persona e le sue canzoni, per contenuti e stile, sono quanto di più verosimile ci possa essere nel mercato discografico della musica trap italiana.


Originario di Calvairate (Milano) ed appena ventenne, dopo qualche anno di gavetta è arrivato il momento di Rkomi, numeri alla mano un predestinato, in grado di arrivare sul podio dei preferiti. Rkomi, come si può leggere in diverse recensioni circa il suo lavoro, possiede una proprietà di scrittura e urgenza espressiva che sono fuori dall’ordinarietà, e la totale assenza di cliché e luoghi comuni rappresentano i suoi cavalli di battaglia.


Il suo esordio è stato curato passo dopo passo da Shablo e, successivamente, anche grazie al film, è riuscito ad arrivare nelle radio nazionali con il singolo Scusa. In un genere che non fa della profondità dei testi il suo punto di forza, Izi si distingue per essere semplicemente originale. Diego Germini non ha avuto una vita tranquilla (vissuta soprattutto tra tribunali e ospedali) e questo disagio si riflette anche nella sua musica. Protagonista del film Zeta (uscito l’anno scorso) Izi ha già all’attivo un disco ufficiale (Fenice), scritto e registrato durante le riprese del film ed edito poi per Sony con la collaborazione di Thaurus. Il titolo dell’album deriverebbe dai problemi personali di salute (Germini è diabetico da ben 10 anni) che lo hanno portato in uno stato di coma; i suoi testi cantano per questo motivo la sua rinascita fisica e poi mentale.


All’anagrafe Luca D’Orso, CAPO PLAZA è un artista rapper salernitano, classe 1998. Ha pubblicato su Youtube la sua prima traccia, Sto Giù, nel 2013. Tra i diversi brani di freestyle ritroviamo Tutti i giorni, con il featuring di Sfera Ebbasta. Il video del brano è uscito il 22 maggio del 2014 con la regia di Alessandro Raimo per la Raimo Production. Continua a pubblicare tracce tra il 2016 e il 2017, riscuotendo un grandissimo successo di follower; Nisida è la sua prima traccia a riscontrare i due milioni di views, ampliandone ulteriormente il bacino di fan. L’11 dicembre 2016, infatti, Capo Plaza dichiara il suo arrivo in Sto Records, etichetta ufficiale di Ghali, nonché una tra le factory più accattivanti della nuova scena trap italiana. Giovane Fuoriclasse è il primo brano che anticipa il suo nuovo lavoro discografico, edito sempre per Sto Records nel 2018.


Genovese residente a Milano,  Tedua, come Izi, ha avuto un’infanzia difficile, trascorsa tra case popolari e affidamenti. Tedua presenta uno stile che divide la critica e coloro che sono veri cultori del genere: è considerato da un lato tra i migliori in circolazione del momento, ma è insopportabile per un altra grande fetta degli ascoltatori. C’è chi lo accusa, inoltre, di non sapere andare a tempo, o chi, invece, lo apprezza per la capacità di saper rappare off beat.


Il 2017 è stato l’anno della consacrazione di Lazza, ventiquattrenne rapper milanese, tornato sulla scena dopo esserne scomparso a causa di problemi di salute. Lazza si è fatto notare negli ultimi mesi grazie a freestyle e ad una tecnica che lascia a bocca aperta. Il suo primo album è intitolato Zzala, prodotto dalla 333 Mob di Dj Slait e Low Kidd (Machete).


Milanese ma con genitori immigrati dalla Tunisia, Ghali non si fa notare di certo per contenuti, tuttavia riesce ugualmente ad riscuotere sempre più seguito, scrivendo anche brani particolari ed interessanti (Wily Wily). La svolta vera e propria, però, è giunta solo con il brano Ninna Nanna, che in poche settimane si è aggiudicato il disco d’oro esclusivamente grazie agli streaming su Spotify (in un solo giorno è stato il singolo più ascoltato di sempre in Italia, battendo il record in precedenza di Benji & Fede).


Sfera Ebbasta ha un merito: ha letteralmente sdoganato la musica trap – così come la s’intende attualmente nel nostro paese –  ampliando alcuni punti cardine del genere. È il caso degli elementi estetici, presenti anche nei video grazie al grande lavoro di Alessandro Murdaca. Sfera Ebbasta, poi, ha trovato l’ispirazione giusta dal classico immaginario americano legato alla purple drank (Blunt & Sprite, No Champagne, Tutti Scemi).


Charlie Charles è il produttore per eccellenza della scena Trap italiana (seguito da Chris Nolan e Sick Luke), come anticiapato autore di riferimento delle produzioni di due dei maggiori esponenti del genere. Sfera Ebbasta e Ghali, infatti, sono stati i primi ad essere entrati nel mondo commerciale e ad aver avuto un successo a dir poco inaspettato (cominciando da passaggi radiofonici nelle maggiori emittenti nazionali, a dischi d’oro/platino, e poi, per non farsi mancare nulla, concerti sold-out e strofe di culto tra i banchi di scuola ed università).


Silvia Pompi