marina di camerota
04 Luglio 2017   •   Carolina Attanasio

Marina di Camerota e l’incredibile trekking tra le cale

«Itinerario semiserio tra Cala Bianca e la Spiaggia del Pozzallo, due paradisi da raggiungere in barca o a piedi da Marina di Camerota, per conoscere un po’ di Cilento vero»

Questa è la storia di come sono finita a fare trekking sul mare a Marina di Camerota (sito ufficiale). Io vivo a Roma ma sono cilentana, mio cognato, invece, è un calabrese trapiantato in Piemonte e questa premessa porta con sé una terribile combinazione: ha la capa tosta del sud e lo sprint del facciamo cose del nord.

Ergo, ogni volta che viene in vacanza in Cilento non si rilassa, non prende quel mood lento che ti fa rimandare le cose in eterno al giorno dopo, lui deve andare, vedere, esplorare, sono anni ormai che viene qui e – improvvisamente – ha scoperto che ci sono milioni di cose da fare e vedere. Così, puntualmente, tenta di trascinare membri a caso della famiglia in itinerari di mare o di terra. Stavolta è toccato a me. Destinazione: Marina di Camerota. Capirai, una delle mete più conosciute del mare cilentano, insieme a Palinuro, Pisciotta, Sapri, Scario, fa parte di quell’ultimo lembo di Campania dove la macchia mediterranea è davvero incontaminata e si specchia in un mare che parla ancora la lingua dei greci.

La costa di Marina di Camerota brulica di cale, calette, anfratti spettacolari annoverati tra le spiagge più belle d’Italia. Ma noi non andiamo semplicemente al mare. Non prendiamo la barca come i plebei per raggiungere la cala più vicina, no. Noi ci andiamo a piedi. La spiaggia ce la vogliamo sudare. E così decidiamo di avventurarci in quel parco avventura che è il percorso da trekking che dalla spiaggia di Lentiscelle porta verso le varie cale. Da qui in poi non è più possibile procedere per spiaggia, si va o via mare o a piedi dall’interno. Consiglio da idioti: non usate le scarpe di tela come ho fatto io, che quel giorno non avevo altro da mettere e men che meno le infradito, quelle lasciatevele per la spiaggia.

Gruppo di partenza: io, quella santa di mia sorella e il suddetto cognato. Obiettivo, raggiungere Cala Bianca (spiaggia più bella d’Italia 2013) e mangiare alla Spiaggia del Pozzallo, dove esiste un unico ristorantino.

Lasciamo la macchina e ci incamminiamo per le scalette che portano su per il costone, ed è già una buona scarpinata che ci porta in corrispondenza di una strada che costeggia dei villini, alcuni dei quali vista mare. Percorriamo questo tratto asfaltato e poi giriamo a destra, proseguendo per una strada che si fa sempre più sterrata, seguendo le indicazioni di un cartello in legno che segnala il Pozzallo. Io ho già fame e il sole picchia. Marina di Camerota già non si vede più. Per strada incontriamo una coppia di turisti francesi che prosegue spedita e, poco dopo, un altro gruppo a cui chiediamo le prime indicazioni perché già qui la segnaletica scarseggia. Superiamo un paio di bivi facendo rapidi calcoli su quale strada ci sembra si avvicini di più al mare (che al momento non vediamo) e prendiamo un percorso che poco dopo comincia a scendere, sterratissimo.

A turno inciampiamo o scivoliamo sulle pietre ma ormai abbiamo preso il ritmo e niente ci può fermare. Finalmente ombra e alberi, è passata un’oretta di cammino e siamo in prossimità della Spiaggia del Pozzallo e del famoso ristorante, ragioniamo sul fatto che, se ci fermiamo ora e poi mangiamo, probabilmente resteremo spiaggiati come balenotteri e non avremo voglia di proseguire per arrivare a Cala Bianca, così chiudiamo il tappo allo stomaco e tiriamo dritto. Da qui in poi è tutto intuito, guadiamo il letto di un ruscello vuoto e io comincio ad avere pensieri su vipere, cinghiali e altri mostri che potrebbero attaccarci dalla boscaglia, i telefoni non prendono già da un po’ ma tutto sommato non ci dispiace, abbiamo bisogno di staccare la spina. Di nuovo al sole, la terra su cui camminiamo comincia ad avere riflessi rossastri e la macchia si apre finalmente sul primo scorcio di mare, di un blu che aiutatemi a dire blu. Per me è fatta, siamo arrivati, invece non si capisce bene come fare per avvicinarsi alla cala, che sarà lì da qualche parte. Mio cognato, in piena fase Indiana Jones, si lancia su un altopiano e poco dopo ci urla di seguirlo, ruzzolando obbediamo e poco dopo ci troviamo di fronte, a strapiombo, lo spettacolo di Cala Bianca, spiaggia cristallina dalle acque verdi e blu.

Presi dall’entusiasmo ci fiondiamo giù per la parete frastagliata, incuranti del fatto che se sbagliamo a mettere un piede facciamo un volo di metri in faccia a qualche scoglio, ma chi se ne frega, siamo pirati alla conquista della nostra Tortuga. In spiaggia siamo in pochi, vedo qualcuno arrivare dalla boscaglia sullo sfondo e capisco che forse potevamo risparmiarci la discesa acrobatica. Primo approccio con l’acqua: artico. Alla fine mi butto e mi godo il silenzio di questo posto fuori dal mondo. Ci crogioliamo al sole asciugandoci e il tappo nello stomaco si riapre, fame nera. A malincuore lasciamo questo posto tornando su dall’interno, per un sentiero così stretto e pieno di piante che a un certo punto pensiamo di esserci persi, poi le imprecazioni di un gruppo di napoletani poco più su ci fanno capire che non siamo soli. Rifacciamo in salita il sentiero di terra rossa e la fame ci fa volare al bivio per il ristorante, arriviamo alle 3 e il Ristoro Pozzallo è pieno come a ferragosto (siamo nel ponte del 2 giugno), c’è da aspettare un bel po’, mio cognato ne approfitta per un bagno in quest’altro piccolo angolo di paradiso, spiaggia di piccole pietre e pace cosmica. Ci sediamo al tavolo quasi all’ora della merenda e mangiamo alici in tutte le salse, fritte, ripiene, marinate, si tratta di un alimento tipico non solo a Marina di Camerota ma in tutto il Cilento. Sono tra le più buone che abbia mai mangiato.

Brindiamo e ci godiamo la stanchezza e il meritato riposino in spiaggia, la temperatura è perfetta e non vorremmo mai andare via. La forza delle alici ci dà il coraggio di riprendere il sentiero verso la macchina, mentre mio cognato blatera cose su questi posti bellissimi e poco valorizzati, l’importanza di sapere da dove vieni eccetera. Io riesco solo a pensare a quanto ho mangiato bene e spero che il Cilento riesca ad avere la gloria che merita, senza perdere la semplicità e la pace di paradisi come questo.

Durata del percorso fino a Cala Bianca: due ore scarse
Difficoltà: niente di grave se avete buone gambe
Raccomandazioni: idratatevi e dite ciao allo smartphone, non prende quasi mai

Carolina Attanasio