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03 Maggio 2017   •   Snap Italy

Libbrit: il servizio conveniente per vendere testi universitari

Milano. Una giornata come tante alla fine di un trimestre denso di corsi da seguire e di esami da superare. Hai speso molto per accaparrarti quei libri da studiare e ora non sai come liberartene senza regalarli al primo bazar di testi accademici. Dopo aver cercato qualche alternativa, alla fine ti arrendi. Appena esci dal punto vendita con i pochi spiccioli guadagnati da un libro usato e comprato solo 3 mesi prima per il doppio del prezzo, incontri un amico che va nello stesso negozio ad acquistare ciò che hai appena venduto. E sai che lo pagherà quanto tu facesti poco tempo prima. Andrea Santi e Giorgio Guidetti, due studenti fuori sede a Milano hanno vissuto queste situazioni spesso, e un giorno hanno detto basta a queste ingiustizie, creando la start up Libbrit. In sostanza una piattaforma online che facilita l’incontro tra domanda e offerta per tutti quei testi universitari che a cadenze regolari cambiano proprietario. Una transazione facile, un incontro che può creare socialità e, finalmente, un prezzo equo.
Abbiamo avuto il piacere di parlarne direttamente con i due fondatori, raggiunti telefonicamente per l’occasione.

libbrit_logo

Buongiorno Andrea e Giorgio, potete raccontarci della genesi di Libbrit?

Giorgio: Il progetto è nato da un’idea del mio socio Andrea Santi e dalla sua esperienza nel frequentare l’università. Venendo dall’Umbria, Andrea si è ritrovato come ogni studente fuori sede a doversi accaparrare i testi per gli esami con il minor esborso possibile, spesso acquistando l’usato. Tali testi, essendo a volte molto costosi, alla fine del trimestre vengono necessariamente rivenduti per rientrare di qualche euro. A tal proposito ci siamo resi conto che attorno agli atenei di Milano, servizi decenti offline e online che ci permettessero di incontrare domanda e offerta in maniera equa non ce n’erano.

Davvero non c’era un servizio che potesse aiutare a pieno gli studenti?

Giorgio: Su Facebook, ad esempio, si possono creare gruppi universitari dedicati, ai quali noi stessi avevamo aderito proponendo i nostri libri in vendita. All’interno, però, i post non sono indicizzati, quindi se non alimenti gli stessi commentandoli in continuazione, gli stessi annunci postati poco tempo prima si perdono. Utilizzando i canali tradizionali di vendita, come ad esempio Libraccio, ti ritrovi spesso a dover vendere il tuo testo per pochi soldi. Io e Andrea ci siamo confrontati, io gli ho espresso il mio amore per le start up e lui aveva quest’idea. Abbiamo così contattato due miei amici di lunga data, uno sviluppatore e un web designer per mettere su Libbrit. Dopo una consistente mole di lavoro, il sito è andato online nell’ottobre 2016. La nostra intuizione? La possibilità di cercare annunci di libri e di scambiarli negli atenei delle università stesse o nei posti limitrofi in maniera semplice e veloce.

Ho visto che avete indicizzato tutti i migliori atenei d’Italia ma in realtà non tutti sono attivamente coperte dal database di Libbrit. Qual è attualmente la sua portata?

Giorgio: Al momento del lancio Abbiamo voluto offrire un prodotto più completo possibile. Ovviamente, per mancanza di risorse sia economiche che umane, non abbiamo avuto la possibilità di promuoverlo in tutti i 78 atenei italiani citati. Ci stiamo concentrando sopratutto sul passa parola nell’area di Milano, partendo dalla nostra facoltà. Abbiamo poi degli amici che ci aiutano in questa impresa anche a Firenze, Pisa e Siena. Considerando che Libbrit nasce e si sviluppa a costo zero, e il massimo che attualmente possiamo fare. Abbiamo indicizzato tutte le università per renderci più facile la promozione una volta che andremo in quelle città a presentare il prodotto. Per ora a Milano l’iniziativa è stata accolta molto bene.

Libbrit non è stata lanciata per dispositivi iOS e Android, giusto?

Giorgio: Ancora, e sottolineo ancora, non c’è. Questo dipende sempre dal nostro piano marketing, che al momento è fermo. La possibilità di lanciare un’applicazione mobile c’è, però, da varie ricerche di mercato, ci siamo accorti che se nel download dell’app non offri un qualcosa in più rispetto alla versione web mobile, allora non ha senso. A questo punto forse è meglio focalizzarsi il più possibile sull’ottimizzazione del sito, dovuto anche al recente trend al ribasso nell’utilizzo delle app e in concomitanza con la stagionalità di Libbrit stesso. Perché è vero che il servizio cerca di avere più utenti possibili ma è anche fisiologico che domanda e offerta degli studenti s’incontri prevalentemente in determinati momenti dell’anno accademico, al cambio dei trimestri ad esempio. Per ora l’app è un’idea rimandata, anche perché preferiremmo servizi più economici come le chatbot di Facebook Messenger, o altre soluzioni che costano poco e offrono un grado di customizzazione più alto.

Andrea: Iscrivendoti a Libbrit puoi vendere tutti i testi che vuoi. Il sistema è già funzionale con la piattaforma web anche se piccolo. In qualche mese vorremmo aggiungere che, a corollario della ricerca di un testo, un tool possa indicizzare quali altri libri servono a quello studente per affrontare tutto il semestre. In base alle stesse informazioni offerte nel profilo utente, si attiva una sorta di tutor che ti guida nella giungla universitaria.

Nonostante sia lodevole che Libbrit è un servizio gratuito, come pensate di sostenerlo nel tempo e poi di guadagnarci in futuro?

Giorgio: È una domanda che ci siamo posti ben prima di iniziare. Ovviamente nessuno pensa di imbarcarsi in una esperienza di questo tipo se prima non ha ben chiaro come guadagnare sul proprio lavoro. Pensare però di offrire un servizio a pagamento al momento del lancio era improponibile, la gente avrebbe immaginato che dietro forse non c’è un grande investimento. La nostra idea sarà quella di rifarsi un po’ al modello BlaBlacar, sopratutto al sistema non convenzionale che ti offre l’esperienza. Su Libbrit sarà fatto lo stesso: invece di tentare la fortuna da Libraccio e vendere subito, lo studente deve un po’ rieducarsi ad una filosofia più social, più amichevole, soprattutto se l’obiettivo ultimo sia guadagnare di più dal suo testo “usato”. Noi vorremmo applicare un piccola commissione, ma per giustificarla dobbiamo espandere Libbrit il più possibile, magari coprendo anche il mercato delle scuole superiori e, perché no, spaziare su qualsiasi libro anche di narrativa.

Andrea: A livello locale vorremo anche esplorare una sezione Libbrit games, per scambiare o vendere i videogame usati. Potrebbe essere molto utile.

A volte una fee è necessaria, in fondo molti servizi guadagnano così.

Giorgio: Ora come ora è inutile caricare una commissione sull’utente finale per un servizio che è ancora da implementare. Libbrit deve far risparmiare soldi, mettere da subito una fee ci farebbe perdere di credibilità con molti utenti. Siamo, diciamo, in una fase di sacrificio, in cui le soddisfazioni arrivano dal numero crescente di iscritti e dai feedback positivi sul servizio. Solo successivamente, quando avremo stabilito una buona user base e la piattaforma web avrà la sua versione finale, potremo pensare a un sistema remunerativo.

Andrea: Abbiamo creato Libbrit per una nostra passione principalmente. Sapevamo fin dall’inizio che non avrebbe portato soldi nel breve periodo, ma più avanti ci darà molte soddisfazioni.

Allora, secondo voi quanto tempo ci vorrà per arrivare a quel momento?

Giorgio: Da bravo studente di economia ti rispondo che avverrà quando avrò una massa critica di utenti che mi generino tante revenue tali da coprire i miei costi fissi, questa sarebbe la definizione accademica (sorride, ndr). All’incirca, procedendo con lo sviluppo del servizio web con Vittorio Schiavone, migliorando il già ottimo design grafico ad opera del bravo Federico Poglio, e crescendo a ritmo sostenuto come stiamo già facendo, presto potremo lanciarci nel mercato come si deve. Il business plan è pronto, manchiamo solo di risorse umane che ci possano permettere di sviluppare una piattaforma anche per iOS e Android.

Parlando di revenue, come avete pensato di organizzarle?

Giorgio: Non me la sento molto di discuterne, perché sono informazioni soggette a cambi repentini di valutazione da parte mia o di Andrea. A naso, come già fatto su Blablacar, vorremo applicare una fee massima del 15% sul costo del libro: questo sistema si può facilmente implementare con PayPal. Una volta che l’acquirente prenota il libro e accetta lo scambio, allora lo mettiamo in contatto con il venditore. Allo scambio, devono solo mettere una conferma dell’incontro tramite codice per sbloccare il pagamento. La navigazione attraverso le informazioni e l’interfaccia di Libbrit sono stati sviluppati in modo tale che la ricerca del libro, i dettagli del testo che si compra e il luogo fisico dove prenderlo siano  più chiari possibili. Se non bastasse c’è una sorta di helper in ogni sezione, a cui si accede cliccando sui punti interrogativi.

Andrea: Non essendoci un canale efficiente che soddisfi domanda e offerta, e con Libraccio che paga i libri pochissimo perché devono sostenere costi di magazzino ingenti, noi potremmo guadagnare molto. A seconda della modalità di vendita (denaro o crediti per riacquisto di testi), Libraccio ti paga circa il 20% del prezzo di copertina. Su Libbrit è l’utente a decidere il prezzo per il suo testo: se un libro costa 50€ nuovo e il venditore lo vuole offrire per la metà, il risultato della transazione per lui sarà vantaggioso. E al netto della nostra commissione guadagnerà oltre 20€.

Tanto per fare una stima, quante transazioni sono state effettuate e quanti i libri sono nel database di Libbrit?

Giorgio: In realtà i libri caricati raramente sono un indice di un buon servizio, anzi meno ce ne sono più vuol dire che il sistema funziona. Attualmente abbiamo disponibili circa 600 libri sulla piattaforma e gran parte di essi sono localizzati a Milano. Abbiamo avuto un buon numero di scambi complessivo, sopra i 100, e gli iscritti ammontano a circa 600/700 utenti. Ovvio che il picco di nuovi utenti e altrettante transazioni avviene sempre attorno alla fine di trimestri o semestri.

Andrea: Un nostro progetto è quello di aprire dei Libbrit point all’interno dei bar universitari. Attualmente, sul sito, durante l’acquisto ti si apre la mappa per capire qual è il miglior punto di ritrovo per fare lo scambio. Offrendo dei punti di ritrovo nei bar potremmo creare una community dove conoscersi, scambiarsi idee e fare amicizia, oltre alla compravendita. Si potrebbe riscoprire il bello dell’incontro face to face. Una volta che la piattaforma sarà avviata, attraverso la profilazione utenti, le recensioni dei libri di lettura e i Libbrit Point, vedrà la luce una community molto nutrita di persone con gli stessi interessi.

Avete pensato ai dei venture capital o a campagne di crowdfunding?

Andrea: Ho avuto esperienze di lavoro anche prima di Libbrit e posso dire che trovare un investimento o un crowdfunding comporta la creazione di una società che, se non fatturi, deve sopportare dei costi fiscali che non possiamo sostenere. È una situazione poco piacevole, per questo non abbiamo fatto una società. Stiamo cercando un investimento con cui crescere, ma la strada per noi non è affatto spianata perché siamo una start up unica nel suo genere che offre, in fondo, un prodotto di nicchia.

Chiudendo, possiamo dire che non fate molta pubblicità?

Giorgio: Diciamo che per ora stiamo facendo tanto, tantissimo passa parola, abbiamo visto che ciò genera più utenti. Inoltre, siamo apparsi sul mensile dedicato alle start up Millionaire, siamo stati intervistati nelle radio locali e abbiamo partecipato allo Start up Crash Test di Milano in novembre. Per noi è stato il primo vero battesimo di Libbrit, presentato al pubblico completamente in Inglese.

Andrea: Al Crash Test siamo stati messi sul banco di prova, con domande mirate a capire la fallacia del nostro progetto, fatte da esperti di settore e investitori. Posso dire che abbiamo fatto una bella figura e chissà che qualcuno di loro non possa finanziarci per poter trasformare Libbrit in una vera società.

Grazie Andrea e Giorgio, vi auguriamo che possiate diffondere presto il vostro prodotto in tutta Italia e poi, perché no, anche all’estero.