07 Giugno 2017   •   Redazione

La Polignano di Modugno: viaggio tra musica, ricordi e colori

«Un viaggio alla scoperta della Polignano di Modugno, la città natale del cantautore che ha portato la musica italiana dove nessuno era mai riuscito. Con le sue case bianche, le rocce a picco sul mare, i suoi colori vivaci, le sue storie, la città è la Perla dell’Adriatico e una meta da non perdere»

Le strade bianche si imbevono di sole, i vasi sono appesi alle pareti o sui piccoli balconi dai quali si affacciano volti curiosi, porte azzurre spiccano sui muri diafani e ogni strada che porta al mare ha un nome ad esso attinente, come via delle Sirene o via del Tritone. Sono a Polignano a Mare (sito del comune), la “perla dell’Adriatico”. Il mio è stato un viaggio particolare in quanto ho visitato la città seguendo le tracce del grande cantautore della musica italiana…ho cercato la Polignano di Modugno.

Oltre che per le sue bellezze naturalistiche, infatti, Polignano è nota al mondo per aver dato i natali a Domenico Modugno, Mister Volare o Mimì, come lo chiamano qui, e cioè colui che ha lasciato un’orma insostituibile nella canzone nostrana e che ha portato la musica italiana dove nessuno fino a quel momento ci era riuscito: la sua Nel blu dipinto di blu è tuttora cantata in tutto il mondo, ed è considerata una sorta di inno nazionale italiano, contendendosi il primato solo con ’O sole mio.

Sono passati quasi 50 anni da quando sul palco di Sanremo nell’edizione del 1958 spalancava le braccia per spiccare definitivamente il volo nella storia della musica e dell’italianità nel mondo.

In una stazione radio del Michigan o dell’Indiana, chi si ricorda, arrivò un signore con il disco mio e lo mandò in onda: il giorno dopo si ebbero duemila telefonate di gente che voleva risentirlo. Lo rimandò in onda: il giorno appresso altre duemila telefonate. L’exploit di Volare nacque così.
(da un’intervista a Vincenzo Mollica, pubblicata nel libro Domenico Modugno, 1981)

Non solo musicista e cantautore ma anche attore e poeta. Imparò a suonare la chitarra e la fisarmonica fin da bambino e a 15 anni aveva composto la sua prima canzone. Prima di avviare la carriera artistica, emigrato al nord, ha lavorato in fabbrica a Torino, per poi non fermarsi più, da Roma a Lampedusa. Come attore ha avuto grandi consensi di pubblico e critica, lavorando con i migliori registi italiani tra cui De Sica, Pasolini, De Filippo. E per finire vanta anche un’esperienza da regista!

In questo mio viaggio a Polignano sono andata a cercare per le sue stradine a picco sul mare la musica di Modugno e ciò che ha lasciato per la città. La gente del posto mi ha consigliato di andare a vedere, come prima cosa, la statua dedicata al cantautore. Modugno ha le braccia aperte e abbraccia la città vecchia, dà le spalle al mare così che il colpo d’occhio frontale della statua su sfondo azzurro sia ancor più d’effetto. È posizionata lì, sul lungomare che porta il suo nome.

Il lungomare dista solo 650 metri dalla piazza in cui Modugno nel 1993 salutò la sua città e la sua carriera in un ultimo ed incredibile concerto al quale parteciparono oltre 80.000 persone. Come mi ha spiegato la gente del luogo, quell’evento fu soprannominato “la riappacificazione con il polignanesi” perché il cantante si era, per lungo tempo, definito “siciliano”. Ne seguì una vera e propria manifestazione della durata di tre giorni dal titolo “Modugno torna a casa”, con il cantante che attraversava la costa a bordo di una barca, alla testa di altre piccole inbarcazioni.

Cuore della Polignano di Modugno, a pochi passi dal centro storico, c’è la caletta di ciottoli bianchissimi levigati da un’acqua cristallina verde-azzurra. Quest’accesso al mare è chiamato Spiaggia Calo Porto o Spiaggia Lama Monachile. Questo nome deriva dall’omonimo ponte di epoca romana tuttora percorribile e corrispondente all’antica via Traiana.

Gli scorci sono da cartolina, sia guardando dal ponte che dalle altre terrazze, ed è possibile ammirare rocce cadere a strapiombo sul mare e grotte scavate dentro di esse. Ci si può perdere nell’immensità dell’azzurro, cibo sano per lo spirito così come lo sono i numerosi versi poetici scritti sui muri nelle loro vicinanze che io, con troppa curiosità, sono andata a cercare e che, credetemi, completano la bellezza e la suggestione del posto.

Anche se non è noto a tutti, Polignano è anche conosciuta come “la città del gelato”, e in questo viaggio sulle orme di Modugno, l’ho mangiato nel suo bar preferito, dove era di casa durante i suoi rientri a Polignano.

Il posto si chiama Mario Campanella il “Super Mago del Gelo”, vera istituzione locale. Il bar ha una lunga tradizione alle spalle ed una storia particolare: è stato fondato nel 1935 dal Cavaliere Giuseppe Campanella, venditore di mandorle, che nel 1935 iniziò a spostarsi a piedi da Conversano a Polignano, dove si stabilì, e con il suo carrettino ambulante inventò “le grattose”.

Dal carrettino al primo piccolo laboratorio il passo fu breve e la passione trasmessa al figlio Mario ha fatto il resto. Di ritrovarmi nel posto giusto, tra sapori, musica e spettacolarità si evince anche dalle foto appese alle pareti che ritraggono, oltre a Modugno, anche altri grandi nomi dello spettacolo e della musica italiana ed internazionale come Monica Vitti, Pippo Baudo, Gianni Morandi, Michele Placido e Lina Wertmuller. Tra le specialità della casa “il caffè speciale di Mario”, creato nel 1965 e rimasto invariato nei suoi 5 ingredienti nel corso degli anni.

Per rimanere in tema di sapori, non si può lasciare la Polignano di Modugno senza un’abbuffata di pesce che sia crudo, fritto, tartare o arrostito: la cucina a base di pesce è prelibata e rinomata, e si può trovare facilmente il giusto compromesso tra qualità e prezzo. Ovviamente non vanno escluse dalla prova gli altri sapori della cucina pugliese.

Cercare un posto in cui dormire non dovrebbe risultare complicato, la città è piena di b&b, case vacanza ed alberghi spettacolari che riescono a coniugare al meglio la tradizionale ospitalità pugliese allo spirito della Polignano di Modugno. Su tutti, l’Hotel Castellinaria, affacciato sull’unica cala sabbiosa della città ed immerso in un giardino pieno degli elementi naturalistici tipici pugliesi e piante come ulivi, palme, mandorli, agrumi e fichi d’india.

Volendo sapere di più sul cantautore italiano per eccellenza e simbolo della musica italiana all’estero, sono partita dalla città in cui è nato, da quel posto tra cavità profonde e rocce alte e frastagliate, in cui il suo nome risuona tra i vicoli che si susseguono in case e logge a picco sul mare.

Nella Polignano di Modugno ho capito che il rapporto tra lui e la città non è stato sempre facile ma che, ad un certo punto, si sono perdonati a vicenda. Lui ha sempre portato nel cuore la sua terra cantandola e sentendone la mancanza, Amara terra mia, e traducendo in poesie ed in musica l’essenzialità del Sud e le sofferenze del suo passato.

Ora il suo nome riempie di orgoglio i passanti, i polignanesi ed i turisti che associano il nome della città anche al suo. Un po’ come ho fatto anche io visitando la Polignano di Modugno.

Elisa Toma