Mimmo Cavallaro
15 Maggio 2017   •   Redazione

Mimmo Cavallaro, il sound calabrese che fa ballare l’Europa

«Tra i più grandi nel panorama della musica popolare italiana, Mimmo Cavallaro porta avanti da anni un progetto musicale che punta alla riscoperta del sound tradizionale tramite la preziosa carica espressiva del dialetto calabrese. Scopriamo insieme l’artista e la sua musica tutta da ballare»

Sono le tre del pomeriggio, il sole picchia fortissimo e io e Danilo, il nostro operatore video, arriviamo un po’ affaticati all’appuntamento con Mimmo Cavallaro (pagina FB) e i suoi musicisti. Arriviamo e siamo subito sollevati dallaccoglienza riservataci: grandi sorrisi e disponibilità immediata nel cercare la perfetta location in cui inquadrare la nostra intervista video. Dopo qualche indecisione il verde che ci circonda spazza via ogni dubbio. «Quale miglior lusso della natura?» riassume ridendo Gabriele Albanese, che nella band di Mimmo Cavallaro suona, con un tocco magico, ogni sorta di strumento a fiato. Una volta scelto l’albero giusto per lo sfondo dell’intervista, un venticello fresco e il tepore dell’ombra ci rilassano e mettono a nostro agio, attutendo l’emozione nel trovarmi per la prima volta dinanzi alla telecamera. Nella persona di Mimmo Cavallaro, occhiali scuri su un volto abbronzato di suo, ritrovo spontaneità e la voglia di iniziare una chiacchierata tra amici.

Iniziamo partendo dallattenzione per la terra calabrese, al centro della musica di Mimmo Cavallaro, terra ricchissima di tradizioni e cultura, ma anche luogo difficoltoso di cui bisogna sempre parlare. Parliamo del progetto musicale, comè nato e del suo svolgimento.

Nasce per l’attenzione che c’è oggi verso la musica popolare, che è un po’ riscoprire quelle che sono le tradizioni di un popolo, di una regione, di una civiltà. Oggi vediamo tante culture che vengono fuori, che ci sommergono con la globalizzazione e, a livello musicale, abbiamo degli input che arrivano da tutto il mondo. Nello stesso tempo vediamo che c’è un appiattimento delle culture forti, che cercano di sopprimere quelle regionali, quelle più periferiche, ed è proprio in questo momento che c’è la necessità di venir fuori con le cose che abbiamo da dire, da proporre al resto del mondo. In questo contesto la musica popolare calabrese, ma in generale quella di tutte le nostre regioni, ha questo ruolo di forza, di riedificare le peculiarietà regionali, locali e periferiche.

Voi fate un tipo di musica come la tarantella, canto e ballo popolare antico, che le generazioni nuove sembrano star riscoprendo. Con esso riunite, soprattutto nelle piazze, sia il ragazzo che vuole divertirsi e ballare che la persona più adulta e anziana che vuole ritrovare le vecchie musiche tradizionali e popolari. Avete notato questo scarto generazionale?

Sì, lo abbiamo notato e abbiamo apprezzato questa cosa, perché l’interesse arriva sia dai bambini che dai nonni, sia dai padri che alle madri. Le piazze in cui suoniamo sono luogo di incontro fra le diverse generazioni, ed è questa la cosa più bella.

A proposito di piazze voi siete stati ultimamente in una piazza molto importante, quella di San Giovanni a Roma durante il concerto del primo maggio. In quelloccasione cè stata una grande varietà di artisti, da quelli emergenti e quelli pop fino a quelli internazionali. Come vi siete inseriti in questa varietà di artisti?

Consapevoli e consci di dover affrontare una piazza grande, ma allo stesso tempo di dover rappresentare una musica della nostra terra, del sud dell’Italia e sappiamo quanto nel contesto del lavoro il sud è stato importante: sappiamo quanti emigranti sono partiti dal sud Italia in tutto il mondo a lavorare.

Parlando di musica del sud, che rapporto avete con le altre piazze dItalia oltre a quelle del vero sud Italia come Calabria e Puglia? Che riscontro avete avuto?

Fino ad adesso dove siamo stati c’è sempre stato un bel riscontro, la gente ci segue, ci ama. Abbiamo avuto anche modo di riscontrare la voglia di ballare a ritmo del sud anche fuori dall’Italia, in piazze e festival internazioni a livello europeo in Francia, Germania, Belgio abbiamo sempre trovato tanta voglia di sud.

Non solo piazze italiane ma anche a quelle doltralpe: il ritornello di Europa che danza, singolo appena pubblicato, dice proprio questo. Da un punto all’altro del mondo quando si tratta di ballare e coinvolgere persone sotto linsegna del divertimento e della musica cè una sola lingua e un solo feeling.

Sì, abbiamo avuto l’opportunità di presentare questo brano proprio al primo maggio per la prima volta eseguita, ed è un messaggio importante che arriva dal sud Italia in un momento particolare per tutta l’Europa. Pensiamo che c’è bisogno di unità tra i popoli: la danza, la musica può essere il collante, il trait d’union tra le diverse posizioni che ci sono in questo momento a livello europeo.

A proposito del lavoro sul nuovo album, quali suoni troveremo in questo album e cosa ci aspettiamo anche a livello linguistico? Cè del calabrese nelle nuove canzoni?

Ce n’è tantissimo! Anzi, l’unico brano in lingua italiana è proprio Europa che danza , il resto è tutto in lingua dialettale. È un disco che ha a che fare con i suoni tradizionali della Calabria ma allo stesso tempo abbiamo molte novità a livello ritmico e di colore dei suoni. Abbiamo cercato di mescolare un po’ suoni antichi e suoni moderni. Anche a livello strumentale troviamo strumenti tipici della musica calabrese la lira calabrese, la zampogna, la chitarra battente.

Non ci resta quindi che aspettare giugno per la pubblicazione del nuovo album che vedrà Mimmo Cavallaro esibirsi in diverse piazze d’Italia insieme ai musicisti che accompagnano l’artista e contribuiscono alla magia del sound popolare calabrese: Lavinia Mancusi (voce, violino e tamburi a cornice), Andrea Simonetta (chitarra classica, mandola e cori), Gabriele Albanese (sax, lira calabrese, marranzani, flauto armonico, zampogna, ceramella), Silvio Ariotta (basso elettrico) e Michele Franzè (tamburi a cornice e percussioni).

Rita Sparano