Kaufman band
19 Settembre 2017   •   Redazione

Kaufman: il racconto “analogico” dell’età difficile

«Un’intervista per parlare di adolescenza, di fine dell’estate, di amori fragili, di ricordi in analogico e delle 11 tracce che compongono Belmondo, ultimo disco dei Kaufman, in uscita il 10 novembre per l’etichetta INRI»

Kaufman. Un nome importante, tante volte sentito. Ho provato a fare mente locale, poi ho cercato su internet. Lo sceneggiatore del film Eternal Sunshine of the Spotless Mind si chiama Charlie Kaufman, poi c’è anche Andy Kaufman, comico surreale e stralunato a cui è dedicata la canzone Man On The Moon dei REM e il film dall’omonimo titolo. Ed è proprio a lui che si ispira la band dei Kaufman: un nome, una garanzia.

La prima volta che ho ascoltarlo le tracce del loro ultimo lavoro, Belmondo, in uscita il 10 novembre, non nascondo che ho provato una bella fitta. Immagini cinematografiche si alternano a sensazioni di un passato che genera malinconia, la musica scandisce il ritmo delle estati trascorse, tra i primi turbamenti sentimentali ed emotivi di quel periodo della vita. E ancora l’adolescenza, in cui si combatte la convenzionalità e, forse, si combatte contro tutti.

I Kaufman hanno la capacità di raccontare, attraverso cura testuale e musicale e un citazionismo sottile e colto, la fine dell’estate (qui la nostra hit con le canzoni sulla stagione più calda) e di qualche amore, la nostalgia del tempo in cui si aveva il coraggio e l’incoscienza di non rispettare le regole, la capacità di rimanere attaccati a quell’idea di felicità provata, di serbarla e ricordarla, prendendo di petto anche il dolore.

Belmondo, in uscita il 10 novembre per la casa discografica INRI, è il disco in cui sono contenute le canzoni che generano questo tipo di emozioni. Per saperne di più su tutto questo, ho intervistato Lorenzo Lombardi, la penna lucida dei Kaufman.

“Dimmi come si fa a restare attaccati ad un’idea di felicità, dimmi come si fa a rispettare le regole, alla tua età difficile…”
Kaufman
L’età difficile

L’età difficile è il secondo singolo che anticipa l’uscita del nuovo album Belmondo. La cura testuale del brano è evidente, di cosa parla?
L’età difficile parla essenzialmente della fine dell’estate, periodo consacrato alla leggerezza, all’amore occasionale, all’abbandono, per pochi attimi, della vita reale. In questo senso mi chiedo se, a ombrelloni chiusi i bagnini avranno altri lavori, avranno un’esistenza lontana dall’abbronzatura e dai muscoli che conquistano le ragazze sulla riviera romagnola. Esiste un’altra vita? Come le anatre del lago di Central Park ne Il giovane Holden quando il lago si ghiaccia in inverno. E soprattutto se gli amori vissuti d’estate avranno un seguito nella vita a ritorno nelle città. L’età difficile, nel corto di Truffaut, è anche l’adolescenza, che, a livello esistenziale, ha un parallelismo perfetto con l’estate.

L’età difficile, infatti, corrisponde al titolo di un cortometraggio di Truffaut. La trama ricalca molto la storia raccontata dal brano. Quanto e come ti ha ispirato il padre della Nouvelle Vague?
Diciamo che il cortometraggio parla dell’adolescenza come perdita di innocenza. In questo caso lo utilizzo in un accostamento analogico all’estate o a una condizione esistenziale. Della Nouvelle Vague mi piace lo spirito inquieto e nervoso e urgente di cogliere le emozioni, le situazioni e il disagio dietro di esse. Trovo questo spirito molto affine alle canzoni che compongono questo disco.

Questo brano è il risultato dell’incontro tra due penne, la tua e quella di Alessandro Raina (Amor Fou, Giardini di Mirò, Casador), come nasce questa collaborazione?
Ci siamo conosciuti in occasione del nostro disco precedente Le tempeste che abbiamo e da lì è iniziata una bella collaborazione. Trovo che Alessandro sia uno degli autori e delle menti più brillanti del panorama italiano. Nel tempo è diventato una sorta di tutor che mi ha molto aiutato a capire cosa cercare nella mia creatività e come affinarne i mezzi. Gli sono molto grato per questo.

Parlavamo di Truffaut, ma nei testi, nei titoli e nel tuo stesso nome d’arte si nota un citazionismo colto ed intelligente. Il primo singolo estratto del nuovo album, ad esempio, si intitola Robert Smith, nome iconico che in questo brano diventa metafora di cosa?
Mi fa molto piacere questa domanda. È chiaro che l’elemento citazionista fa parte del mio modo di scrivere. L’idea è quella di creare un collegamento, come dicevamo prima, analogico tra una situazione molto reale, impressa in una fotografia, e un immaginario collettivo, descritto nella citazione letteraria o cinematografica o della cultura pop. Come a dire: guarda questa storia con un occhio, con l’altro osserva l’immaginario che ti propongo: ecco, adesso hai una visione 3D di quello che ti sto raccontando. Nel caso di Robert Smith funziona così: da un lato c’è un gioco di parole su una canzone celebre dei Cure (È venerdì e sono innamorato come Robert Smith), dall’altro, parlando di un concerto, di un amore, di due persone a me vicine, il brano crea fotografie con colori scuri, dark, rossetti rossi, capelli spettinati.

Immagini cinematografiche, storie d’amore e di adolescenza, nostalgie da fine dell’estate… Cos’altro ci possiamo aspettare da Belmondo, in uscita il 10 novembre?
Le citazioni, e fotografie, le storie raccontate e i sentimenti sono quello che sta dietro le canzoni. Di cui possiamo parlare perché è piacevole e stimolante. Ma poi alla fine conta poco. Quello che conta sono le canzoni e quello che danno a chi le ascolta. Belmondo spero sia un disco di 11 belle canzoni. Se ascoltandole a qualcuno sale un brivido lungo la schiena o gli viene una lacrima che prova a tenere giù a fatica, beh, io sono la persona più felice del mondo.

 

Elisa Toma